Aveva tenuto il Pd con il fiato sospeso per mesi, Stefano Bonaccini, prima di annunciare la sua candidatura a presidente dell’Emilia Romagna. Ora che lo è diventato mette ancora a dura prova la pazienza dei democratici (e non solo) prima di annunciare la composizione della sua giunta. L’arcano sarà svelato lunedì 22, quando Bonaccini, a un mese dalla vittoria, presenterà la sua squadra. La federazione bolognese fino all’ultimo ha premuto perché Bologna abbia un ruolo preminente nel nuovo governo dell’Emilia Romagna. E non è stata certo l’unica. A spendersi per questo obiettivo anche il sindaco di Bologna Virginio Merola, il presidente di Unipol Pierluigi Stefanini e il rettore Ivano Dionigi. E secondo le indiscrezioni che arrivano dal Pd, alla fine il capoluogo l’avrebbe spuntata: le deleghe più importanti dovrebbero arrivare proprio ai bolognesi.

L’assessorato chiave, quello della Sanità – vale da solo un terzo del bilancio della Regione, circa 8 miliardi di euro – con ogni probabilità andrà al direttore generale dell’ospedale Sant’Orsola, Sergio Venturi, quindi a un tecnico. Fino all’ultimo era stato indicato anche il nome di Fausto Nicolini, direttore dell’Ausl di Reggio Emilia. Una guida forte per la sanità emiliana diventa cruciale ancora di più alla luce della perdita del primato dell’eccellenza dell’Emilia a favore della Toscana. A svelarlo è l’annuale rapporto sulla qualità delle prestazioni sanitarie stilato dal ministero della Salute. Ancora ieri, però, dalla federazione del Pd di Bologna la scelta di Venturi lasciava perplessi perché giudicata del tutto tecnica e quindi prerogativa del presidente. Il suo nome, invece, sarebbe graditissimo al rettore dell’Università Dionigi. Fu proprio lui, insieme all’ex presidente della Regione Vasco Errani, a caldeggiare la sua nomina a direttore del polo sanitario bolognese.

Un ruolo chiave in giunta andrà a Raffaele Donini, segretario provinciale con simpatie cuperliane ma eletto da una mozione unitaria) che sarà, con ogni probabilità, il vicepresidente con delega allo Sviluppo Economico oppure alle Infrastrutture. Il nome di Donini nella nuova giunta del post-Errani circolava prima ancora che si presentassero le candidature alle primarie del Pd per le regionali.

Un’altra cuperliana, Simonetta Saliera, sarà la candidata favorita alla presidenza dell’Assemblea regionale. Un premio di consolazione per lei che aspirava a restare in giunta. Proprio sulla ex vicepresidente di Errani si era scatenata una guerra nel Pd perché la sinistra del partito, forte del maggior numero di preferenze ottenute da Saliera alle regionali, rivendicavano per lei un assessorato. A sostenere questa richiesta si erano spesi esponenti del calibro di Simona Lembi, presidente del Consiglio comunale di Bologna, e del parlamentare Andrea De Maria. Potrebbe toccare, invece, al renzianissimo Giuseppe Paruolo, consigliere regionale riconfermato, il ruolo di capogruppo del Pd. Infine potrebbero arrivare due incarichi esterni per altri due bolognesi e renziani della prima ora: il professore universitario Salvatore Vassallo, a cui potrebbe essere affidata una delega alla Semplificazione (sul modello sperimentato dal governo) e il consigliere comunale Benedetto Zacchiroli che potrebbe avere un compito nell’area della comunicazione.

Spostandosi da Bologna, il ruolo di sottosegretario alla Presidenza dovrebbe essere ricoperto da Andrea Rossi, ex sindaco di Casalgrande (Reggio Emilia), braccio destro di Bonaccini e definito da molti dem “più renziano di Renzi”. Un posto sicuro in giunta, poi, ce l’avranno i due competitori delle primarie che si sono ritirati a favore di Bonaccini, la modenese civatiana Palma Costi e il prodiano ferrarese Patrizio Bianchi. La prima avrà certamente la delega alla Ricostruzione post-sisma e probabilmente allo Sviluppo economico. Non si sa se assumerà anche il ruolo di commissario straordinario per la ricostruzione ma molto probabilmente sarà Bonaccini stesso a occuparsene. Bianchi, già assessore di Errani, dovrebbe tenere le deleghe che aveva nella scorsa legislatura (Scuola, Ricerca e Università) e si occuperà dei fondi europei.

Un altro bis riguarda Paola Gazzolo, già assessore con Errani, non renziana, cui sarebbe affidato Ambiente, Protezione civile e Sicurezza territoriale. Anche Sel, grazie all’alleanza con il Pd alle regionali, avrà un assessorato: dovrebbe andare alla coordinatrice regionale Elena Tagliani. Scartata dunque l’ipotesi di Massimo Mezzetti, soprattutto perché Bonaccini deve rispettare la percentuale del 50% di donne, promessa prima di essere eletto governatore. Tagliani potrebbe avere le deleghe al Welfare e alle Pari opportunità ma potrebbe aggiudicarsele anche l’orfiniana Roberta Mori, reggiana, già consigliera nella passata legislatura. A quel punto a Tagliani potrebbe andare la delega alla Cultura. Infine per il Turismo potrebbe farcela il ravennate Andrea Corsini, mentre per l’Agricoltura Bonaccini potrebbe puntare su Simona Caselli, docente universitaria, economista e presidente di Legacoop Reggio Emilia oppure sul ravennate Gianni Bessi, già consigliere provinciale. La Caselli potrebbe aspirare anche alla Scuola.

Non tutti i giochi però sono conclusi e si vocifera anche di un posto per la direttrice di Legacoop Ethel Frasinetti, che piace alla “ditta” e potrebbe avere qualche delega di tipo economico. Insomma, un incastro di caselle non certo facile, tra correnti diverse e quote rosa. Per arrivare a comporlo, Bonaccini è volato a Roma più di una volta, spiegano fonti del Pd nazionale, per consultarsi con il vicesegretario Lorenzo Guerini. Del resto Bonaccini, dopo il flop di affluenza alle Regionali, punta tutto sulla composizione del suo esecutivo e dovrà dimostrare di affidare il governo dell’Emilia a una squadra in discontinuità con quella precedente, competente e innovativa.

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