L’ex deputato di Forza Italia Massimo Romagnoli è stato arrestato martedì a Podgorica, Montenegro, con l’accusa di avere cercato di vendere armi alle colombiane Farc. Come un politico ed imprenditore del calibro di Romagnoli sia finito in una storia del genere è ancora un mistero, ma il rinvio a giudizio voluto dal procuratore di New York Preet Bharara non lascia dubbi. Romagnoli per gli Stati Uniti sarebbe “un trafficante d’armi residente in Grecia, il quale aveva la capacità di procurarsi dei certificati di uso finale fraudolenti per armi militari” che, assieme al “trafficante d’armi” Cristian Vintila e al broker Virgil Georgescu, entrambi rumeni, era “coinvolto nella preparazione ed esecuzione di un crimine terroristico contro gli Stati Uniti”.

Grazie ad una ricerca congiunta condotta dai centri di giornalismo d’inchiesta Irpi (Italia), Correctiv (Germania), e Rise (Romania), ilfattoquotidiano.it può oggi raccontare in esclusiva le vicende dei tre arrestati e ciò che li porterà nelle celle di massima sicurezza degli Stati Uniti.

Sono stati agenti sotto copertura della Drug Enforcement Agency (Dea) che, fingendosi esponenti delle Farc, hanno riscontrato come i tre avessero accettato di fornire armi, comprese mitragliatrici e missili contraerei, con la consapevolezza che sarebbero state usate contro forze americane.

Lo scorso 8 ottobre infatti Romagnoli, Georgescu e Vintila si sono incontrati con gli ufficiali della Dea sotto copertura a Tivat in Montenegro. Romagnoli vantava di potere procurare i certificati per le armi e ha mostrato il modello di uno di questi certificati. Georgescu ha spiegato che le armi sarebbero state consegnate in un paese africano da dove poi i compratori (gli agenti sotto copertura) si sarebbero dovuti arrangiare per il trasporto fino in Colombia. In questa occasione Romagnoli avrebbe, secondo l’accusa, tirato fuori un catalogo (denominato dalla Dea ‘il catalogo di Romagnoli’) che includeva immagini di svariati tipi di armamenti, comprese armi automatiche e lanciarazzi e che affermava di avere preparato per un altro cliente.

Romagnoli vive ad Atene dall’89, ufficialmente è un imprenditore: dal 1993 dirige l’azienda Progresso, che costruisce ed esporta in tutto il Mediterraneo gruppi elettrogeni. Nel 2008 diventa responsabile, per l’azienda Energetica spa, della progettazione e installazione di campi solari ed eolici in Grecia, Bulgaria e Turchia. Peccato che i proprietari dell’Energetica siano al momento sotto processo per frode e per associazione a delinquere, e per una truffa. Reati che avrebbero commesso nel 2008 assieme al “Re del Vento”, Vito Nicastri, considerato un imprenditore contiguo al boss dei boss di Cosa Nostra, il latitante Matteo Messina Denaro.

Due anni prima Romagnoli era stato eletto tra i banchi di Forza Italia, grazie agli 8.700 voti presi nella circoscrizione estero in Germania con 8.700 voti, raccolti principalmente a Colonia. Per ammissione dello stesso Romagnoli ad Irpi la campagna elettorale era stata supportata da un certo Calogero di Caro, classe 1963, di Ravanusa. Calogero De Caro non è uomo qualunque. Sarebbe stato il “mastino” che controllava la gestione della cosiddetta Baumafia capitanata da Gabriele Spiteri, la mafia delle costruzioni al centro di un importante indagine tedesca raccontata nell’inchiesta Mafia in Deutschland.

De Caro alla polizia tedesca dice di non essere mafioso, e non viene condannato. Spiega in un interrogatorio: “Alcuni anni fa le autorità italiane si erano sbagliate, ma è stato tutto chiarito”. Non esattamente. Viene scarcerato nel 1994 dopo due anni e quattro mesi di galera per avere preso parte – secondo gli inquirenti – ad un omicidio di mafia. De Caro, il nome di Romagnoli ce l’ha appuntato in agenda. E all’interrogatorio della Bka, la polizia criminale federale tedesca, racconta: “Si trattava solo di politica – e specifica – mi occupavo di tirare su voti per i parlamentari italiani all’estero”.

Sempre 2006, con altri colleghi di partito, aveva presentato un’interrogazione alla Camera, indirizzata al ministero del Commercio Internazionale, in cui chiedeva maggiori controlli alle frontiere per contrastare il fenomeno dell’immigrazione illegale “da parte della criminalità organizzata che sempre più controlla e gestisce attività illecite che vanno dal traffico di clandestini che entrano e escono dal territorio dell’Unione fino a far infiltrare materiale illegale di ogni genere tipo armi o droghe“, si leggeva nel documento.

Adesso Romagnoli è rinchiuso in un carcere di Podgorica in attesa dell’estradizione verso gli Stati Uniti. E’ accusato formalmente di associazione a delinquere con lo scopo di uccidere ufficiali e dipendenti degli Stati Uniti, e associazione a delinquere col fine di fornire materiale di supporto e risorse a organizzazione terroristiche internazionali. Se i capi d’accusa venissero confermati in giudizio e gli imputati venissero dichiarati colpevoli, potrebbero essere condannati all’ergastolo per terrorismo.

di Irpi
* Giulio Rubino, Cecilia Anesi, ha collaborato Matteo Civillini

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