E’ un dato di fatto: la tecnologia wireless avanza sul mercato più veloce della ricerca scientifica, costretta a rincorrerne gli effetti, persino sulla salute umana.
E quando i risultati arrivano, il risultato suona così: Wi-Fi e Wi-Max hanno rilevanti effetti non termici, cioè biologici e genetici su vitalità e attività enzimatica delle cellule umane. Il dato è emerso nella presentazione di uno studio sperimentale condotto col finanziamento dell’8X1000 della Chiesa Valdese all’Associazione AMICA, attiva in un progetto annuale a cui hanno preso parte alcuni tra i maggiori studiosi indipendenti italiani in materia, oggi nella Sala delle Conferenze dell’Assemblea Capitolina di Roma Capitale.
“Il Wi-fi è pericoloso e inutile”, ha detto Fiorenzo Marinelli dell’Istituto di Genetica Molecolare-CNR di Bologna, coordinatore della ricerca condotta in luoghi pubblici, quattro scuole (licei di Bolzano, Roma e Pomezia) e una Biblioteca (Bologna). Gli effetti hanno riguardato l’alterazione della proliferazione delle cellule in coltura, esposte per 48 ore a pulsazioni di radiofrequenze Wi-Fi, con valori ben al sotto delle soglie considerate ‘sicure’ dalla legge.
“Gli impulsi del Wi-Fi, diversi dai Campi Elettromganetici dei cellulari e simili invece ai Radar – sostiene Marinelli – inducono una polarizzazione rapidissima nella cellule e una depolarizzazione quando il picco diminuisce. E le cellule non sapendo come resistere all’immissione del campo elettrico esterno, formano radicali liberi, attivando processi metabolici alterati, fino alla malattia”. In pratica, sommerso da un groviglio d’elettromagnetismo senza precedenti nella storia dell’umanità (fino al 1940 il fondo naturale pulsato era di 0,0002 V/m, oggi il tetto legalizzato è di 0.6 V/m), le radiofrequenze agiscono sull’uomo nella regolazione del DNA, con possibili danni epigenetici.
“Il danno al DNA può essere solo il risultato finale di un lungo e più complesso processo che potrebbe anche non coinvolgerlo direttamente”, ha proseguito Ian Marc Bonapace dell’Università Insubria di Busto Arsizio (Varese). “Perché anche se nessuno sa ancora come definirlo, il problema tira dritto sull’epigenetica e sui suoi meccanismi di controllo”.
Allo studio le interferenze sugli enzimi che nel DNA ne controllano anche la metilazione. La causa? “La radiazione di fondo della terra (magnetismo, fenomeni atmosferici, sole, etc..) è aumentata di 10milioni di volte negli ultimi 150 anni, e forse il valore è persino sottostimato”, ha detto Mario Barteri, docente di Chimica-Fisica Biologica alla Sapienza di Roma, che piuttosto che nei locali di pubblico accesso esposti a radiofrequenze, auspica uno studio sugli effetti prodotti nei ragazzi, maggiori fruitori di Wi-Fi, cellulari e tablet.