Cultura

Etro, un libro racconta la maison fondata nel 1968: come una stanza delle curiosità

Se fosse arte, risponderebbe ai principi della Wunderkammer: una stanza delle curiosità, nella quale perdersi fra visioni di stupore e meraviglia. Più o meno le stesse sensazioni pronte a manifestarsi davanti al nuovo volume Etro (Ed. Rizzoli), non certo identificabile con i classici, autocelebrativi libri di moda. Perché quando lo stile perde la sua classica arroganza, a vivere è solo l’estetica: movimentata in un variopinto intreccio di pagine, dove il protagonismo di uno fra i più celebri marchi italiani diventa pretesto per affascinare. Ma osserviamo più da vicino i reperti di questo vero e proprio cabinet de curiosité: natura e arte, viaggio e gioco, per finire con colore, new tradition e paisley. “Sentivamo l’esigenza di raccogliere tutto il materiale realizzato in questi anni in un volume che raccontasse la vera essenza del nostro lavoro e della nostra storia”, ci spiega Jacopo Etro. “La scelta di conferire al libro una struttura non cronologica è stata istintiva, volevamo che fosse un viaggio nel nostro mondo e che a parlare fossero le immagini. La narrazione ripercorre dei temi cardine, che pervadono e costituiscono lo spirito stesso dei nostri percorsi creativi: e per farlo, ognuna di queste sette soglie è introdotta da altrettante conversazioni con amici speciali e illustri contributors, con cui abbiamo approfondito gli stessi concetti”.

Si parte per un Viaggio con la fantasia: quella coloratissima di capi ispirati ai costumi di India e America, ma anche Africa, Cina e Giappone

Non il classico “amarcord”, ma un iter snodato costituito da aneddoti, cultura e charme editoriale, destinati a interessare anche i meno avvezzi al fashion system. Persino chi non avesse ben chiaro il valore di un brand nato nel 1968, da subito immune alle influenze delle più classiche “mode”. O chi al contrario, consapevole del suo valore, volesse confrontarsi con le opinioni dei più disparati artisti e grandi intellettuali, in dialogo con diversi componenti della stessa famiglia: da Gimmo Etro, fondatore del marchio nel 1968, ai suoi figli Veronica, Kean e Jacopo, rispettivamente direttori creativi per le collezioni donna, uomo e accessori&home. Che con un poliedrico parterre di “ospiti” camminano così in un mondo fatto di associazioni cromatiche e accostamenti artistici, dove collezioni, advertising e pattern inusuali si susseguono in un concatenarsi di sorprese e aneddoti di creatività. Lo dimostrano negli anni le stesse sfilate: portate in strada con abiti cuciti e “stesi” davanti alla sede di via Spartaco, tra défilé fra le corse dell’Esselunga di viale Washington e passerelle snodate come DNA; ma anche quella collezione partita dalla stazione milanese di Porta Genova, per essere presentata in un treno datato 1937 come vero e proprio “Trend a vapore”.

 

Qualche piccolo esempio sparso per comprendere meglio l’eterogeneità creativa di un mondo d’Arte: di questa si discute con Liu Bolin, artista noto per mimetismo fotografico, abile nel cogliere quella sorta di realismo magico caro al mondo Etro. E intorno al mondo si parte per un Viaggio con la fantasia: quella coloratissima di capi ispirati ai costumi di India e America, ma anche Africa, Cina e Giappone, discutendo con il giornalista Robert Penn, celebre per viaggi su due ruote in ogni continente, in sella alla sua bici. Una ruota cromatica è invece quella che si apre a descrivere i Colori di Etro in un discorso con Leatrice Eisman, direttrice del Pantone Color Institute, con la quale addentrarsi in terreni variopinti, passando fra le palette iconiche della maison. E poi il mondo della Natura visto con Carlo Petrini, presidente internazionale Slow Food, con cui affrontare temi come sostenibilità, industria ed Expo. Certo, un po’ di Gioco non può mancare: soprattutto se affrontato con il creativo Katsumi Komagata, ideatore di libri simili più a magie di carta, per riflettere sulla potenza espressiva della moda, nella molteplicità di personaggi mandati in scena sulle passerelle. Di New Tradition si parla invece con la coppia di creativi indiani T&T, per scoprire come: “Tra azzardi formali e concettuali, in ogni Collezione il vero collante è il rispetto delle origini, anche quando ci si diverte a giocare sperimentare”.

“Tra azzardi formali e concettuali, in ogni Collezione il vero collante è il rispetto delle origini, anche quando ci si diverte a giocare sperimentare”.

Un motto imprescindibile per una maison che, nelle ultime collezioni maschili, ha scelto di mandare in passerella i suoi “Santi Sarti“: esperte maestranze da sempre attive nelle lavorazioni delle collezioni Etro Uomo. E poi il pegaso, figura araldica scelta come simbolo: si narra che con un colpo di zoccolo fece nascere acqua dalla roccia Ippocrene, sorgente e fonte d’ispirazione per chi vi si dissetava. È all’ultimo capitolo che si affronta il tema centrale dell’arte Etro: quello della fantasia Paisley. Dopo aver lasciato la parola ai suoi figli nei precedenti capitoli, la voce narrante è invece qui quella di Gimmo Etro, “pater familias” in dialogo con la guru del cashmere Monique Lévi-Strauss. Fu uno spirito da collezionista a spingere Gimmo verso quella collezione che, oggi, annovera oltre 300 scialle cashmere di periodi differenti. Alcuni esposti in mostra già nel 1982, altri arrivati negli anni successivi, come ornamento ispirato alla natura con quel fiore stilizzato che, inclinato e morbido, prende il nome di Paisley. “Certo, a volte capita che ci domandiamo: ancora Paisley? Ma in fondo è quello che la gente ci chiede. Allora, per non rifare le stesse cose, bisogna metterci più impegno, fare ricerca utilizzando nuove tecniche e colori, mischiando fiori, geometrie, animali. È sempre un ritrovarsi… la nostra azienda ha un DNA preciso, sarebbe sciocco dimenticarlo o, ancor peggio, rinnegarlo”.