Il deputato di Forza Italia, Ignazio Abrignani, si è mostrato disponibile alla richiesta di Manlio Denaro, ritenuto amico di Massimo Carminati, il quale gli chiedeva un intervento in carcere per far trasferire Emanuele Macchi di Cellere. Sia Denaro sia Macchi di Cellere sono stati arrestati due giorni fa con l’accusa di essere tra i presunti organizzatori del tentato sequestro, poi finito in omicidio, di Silvio Fanella, ritenuto il cassiere di Gennaro Mokbel. Quando Denaro chiede un intervento del deputato di Forza Italia, però, Macchi di Cellere si trovava in carcere per un’altra vicenda. L’ex Nar era stato arrestato a settembre scorso dalla procura di Genova, mentre era latitante in Francia. Infatti, per lui le manette erano scattate il 3 marzo 2012 nell’ambito di un’inchiesta per un traffico di droga. A settembre, Macchi di Cellere finisce a Rebibbia ma vuole essere trasferito nel carcere di Genova. Si lamenta con i fratelli durante i colloqui, ma quelle chiacchierate vengono registrate, facendo scoprire così i tentativi di pressione per il suo trasferimento: l’ultimo, tramite Manlio Denaro, istruttore nella sala pesi del Fleming del deputato Abrignani. Infatti lo contatta il 29 novembre scorso.
Macchi Di Cellere: Ignazio bello.
Abrignani: Allora mi dicevi che lui è ancora nel reparto non è in infermeria.
M: lui sta al transito, non è in infermeria. Ha un braccio paralizzato, è mal vestito. Non vivrà molto… perché non sta mangiando.
A: Ma lui quanti anni ha?
M: Lele ha 58/59 anni… comunque una persona che va là e gli dice: “guarda io sono un deputato, vediamo di farti spostare adesso con calma vedrò di farti spostare in infermeria”. Sto ragazzo non ha tanto da vivere.
A: provo a sentire la Polverini (Renata, ex presidente della Regione Lazio, ndr) intanto se riesce a spostarmelo. Perché lei conosce il direttore di Rebibbia… capito? vediamo se intanto riusciamo a spostarlo in infermeria prima di andarlo a trovare.
M: L’infermeria di Rebibbia mi sa che è piena (…) Però certo se la Polverini riesce a farlo spostare in infermeria almeno perché… cioè… vorrei che morisse in un posto tranquillo. (…)È una questione umanitaria (…).
Abrignani conferma al Fatto di aver ricevuto la telefonata: “Mi chiese un intervento umanitario per una persona che mi disse stava male. Mi chiese di farlo spostare da una zona di transito a una cella normale. Io dissi che avrei contattato la Polverini ma non l’ho mai fatto”. Versione confermata da Renata Polverini: “Non mi ha mai chiesto nulla per nessun carcerato, e in ogni caso non avrei fatto nulla”.
Tuttavia quando parlano al telefono Denaro e Abrignani, la mattina del 29 novembre, Macchi è già stato trasferito nel carcere di Marassi a Genova, come annota in un’informativa del 1° dicembre la squadra mobile guidata da Renato Cortese. Adesso bisognerà verificare se siano andati in porto gli altri tentativi per ottenere il trasferimento. Macchi, scrive la squadra mobile, chiede ai fratelli di intercedere affinché tornasse a Genova “rappresentando di avere avviato contatti con Rampazzi di Rebibbia (potrebbe essere una dirigente , ndr) tramite l’amica Germanella”. Questa “potrebbe individuarsi per Germana De Angelis, moglie dell’ex Nar Luigi Ciavardini” e “sorella di Marcello De Angelis, ex senatore ed ex di Terza Posizione”. Il fratello Gianluigi dice: “Rampazzi è sollecitata pure da quell’altra amica di Germanella, ieri gli ha telefonato, ha dato il numero a Emilio (Siviero, avvocato di Macchi, ndr) e gli ha dato dei consigli su come avvicinare il Dap”.
Poco dopo i due fratelli parlano della direttrice del carcere di Sulmona che, dice Gianluigi, “viene una volta a settimana qua e quando viene parla con la Rampazzi. (…) Ieri (…) questa qui di Sulmona ha dato due nomi del Dap da contattare a Emilio”.
Si tratta di parole, tutte da riscontrare, come pure lo è la storia raccontata da Macchi di Cellere: aver fatto pressioni per una sospensione di pena, ad aprile 2011, a Pierluigi Concutelli, condannato per la strage di Bologna. Dice Macchi: “Io per tirare fuori Concutelli non è che ho cacciato centomila, ho pagato 5mila una perizia 2mila un’altra, era perché sono riuscito ad arrivare no… Come a Maroni (in realtà fonti investigative spiegano che il riferimento è ad Angiolo Marroni, garante dei detenuti del Lazio, ndr) tramite la Mambro (Francesca, ex Nar, ndr) ci sono arrivato, sono nomi che non si possono fa’ ma lei lavora al Partito radicale, è lei che ha avuto ’sti contatti, tramite Francesca che abita accanto a Lavinia (figlia di primo letto della moglie di Macchi di Cellere) la conosce da ragazzina”.
La Lavinia di cui si parla potrebbe essere Lavinia Morsello, figlia di Massimo Morsello, fondatore di Forza Nuova, deceduto nel 2001. Angiolo Marroni, il garante dei detenuti del Lazio, sentito dal Fatto smentisce: “Conoscevo Concutelli per il mio lavoro. Macchi di Cellere mai visto. E non ho mai subito pressioni”.
da il Fatto Quotidiano del 20 dicembre 2014