“In occasione delle festività natalizie oltre a formulare gli auguri di buon Natale e felice 2015 estendendoli anche alle vostre famiglie, rivolgo l’invito di non assegnare compiti al fine di far trascorrere anche agli alunni e alle famiglie un periodo di tranquillità”. Il suggerimento, scritto nero su bianco con tanto di circolare ufficiale con timbro della scuola, arriva da Ida Iannelli, preside dell’istituto comprensivo “Salvemini” di Taranto. Addio agli esercizi di analisi grammaticale, alle espressioni e ai riassunti: i ragazzi del “Salvemini” quest’anno trascorreranno le vacanze natalizie godendo il meritato riposo. Sempre che i docenti della scuola pugliese applichino il consiglio del loro capo.
La circolare, datata 18 dicembre e pubblicata sul sito della scuola, ha colto di sorpresa molti insegnanti e genitori: alcuni dei primi hanno storto il naso mentre mamme e papà hanno applaudito alla scelta della preside. Dall’altro canto l’Ocse, l’organismo internazionale di studi economici ha rivelato che gli studenti italiani sono tra i più carichi di compiti a casa: i quindicenni del nostro Paese passano sui libri nove ore a settimana contro una media di 4,9 ore. L’Italia si distingue anche per il divario tra gli studenti socio economicamente avvantaggiati che dedicano a casa 11 ore la settimana per i compiti e quelli con un contesto meno fortunato che fanno 6 ore di studio in sette giorni.
Lo sa bene Maurizio Parodi, dirigente che ha lanciato da qualche giorno la campagna “Basta compiti”: una raccolta firme che in pochi giorni ha già raccolto oltre 2000 adesioni tra cui quella del pedagogista Daniele Novara; di Francesco Tonucci, ricercatore del Cnr; del coordinamento Genitori Democratici e della fondazione “Montessori”. Una rivoluzione lanciata da un preside e da centinaia di genitori (pochi in verità i docenti che hanno aderito). Nel loro manifesto chiedono l’abolizione dei compiti perché “sono inutili, dannosi, discriminanti, prevaricanti, impropri, limitanti, stressanti e malsani”. In questo mese hanno scritto una lettera a tutti gli istituti comprensivi con l’intento di sensibilizzare i dirigenti e i docenti ma non solo.
L’obiettivo è di arrivare a sollecitare un intervento del ministro della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini: “Da quando è partita la campagna – spiega Maurizio Parodi, esperto di pedagogia oltre che dirigente – sono nati molti gruppi locali, abbiamo un gruppo Facebook che ha 2300 adesioni. Speriamo che vi possa essere un’attenzione da parte del Ministero che potrebbe riprendere i contenuti della circolare del Miur del 1969 o arrivare ad adottare le linee della Francia, dove i compiti scritti sono vietati alla scuola primaria”. Il provvedimento emanato negli anni Sessanta disponeva che “agli alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni grado e tipo non fossero assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo”. Parodi sogna una scuola senza compiti e a chi pensa che comunque sia necessario dare almeno un buon libro da leggere a casa risponde con le parole di Daniel Pennac: “Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con il verbo amare e sognare”.
Lui è persuaso che i ragazzi possono apprendere senza studiare per compito: una convinzione condivisa da una ventina di docenti di tutt’Italia che fanno parte “dell’Albo docenti a compiti zero” lanciato sul blog bastacompiti.wordpress.com. Intanto a Taranto qualcuno ha cominciato ad abolirli.