“È stata una regia megagalattica per me che sono abituato sul set ad una o due cineprese al massimo. Più che paura di dirigere i cantanti d’opera temevo che entrassero in collisione una gru con un dolly!”, spiega divertito l’attore e regista romano al fattoquotidiano.it.
Quaranta macchine da presa, 200 persone insieme sul set tra attori e troupe, location da mozzare il fiato tra Palazzina e Parco della Mandria di Stupinigi (Torino): questi sono solo alcuni degli highlights produttivi della Cenerentola diretta da Carlo Verdone che, per un giorno – 23 dicembre 2014 – sarà nelle sale italiane grazie al distributore Microcinema. “È stata una regia megagalattica per me che sono abituato sul set ad una o due cineprese al massimo. Più che paura di dirigere i cantanti d’opera temevo che entrassero in collisione una gru con un dolly!”, spiega divertito l’attore e regista romano al fattoquotidiano.it.
Dopo la diretta in mondovisione con un miliardo di spettatori nel giugno 2012 si è continuato a girare sui set naturali della Cenerentola, firmata dal produttore e autore Andrea Andermann, per creare la versione cinematografica della favola musicata da Gioachino Rossini, tratta dalla versione di Charles Perrault del 1697, con tanto di produzione Disney poi divenuta celebre in tutto il pianeta nel 1950.
“Ho cercato tic e caratterizzazioni per ogni singolo personaggio, poi si è lavorato sul mio premontato, infine si è aggiunta un’animazione molto bella ed ecco la versione per il cinema accessibile a tutti, e non solo ai serissimi melomani, con sottotitoli perché in genere all’opera ci si perde”, racconta il regista di Borotalco. Un palco fisso all’opera di Roma per papà, mamma e fratelli Verdone; un centinaio di rappresentazioni seguite con attenzione da Carlo ragazzino; ed ecco che lo spirito fiabesco rossiniano è diventato pane quotidiano: “Ho rischiato molto e mi sono messo in gioco – continua – ma adesso avrei piacere di mettere in scena un Barbiere di Siviglia; come non disdegnerei il Flauto Magico di Mozart o il Don Pasquale di Donizetti”.
Fresco dell’Oscar per La Grande Bellezza dove interpreta Romano, l’amico di Jep/Servillo, Verdone è già pronto per un’altra incursione da attore in una regia altrui: “Appeni lessi il copione di Paolo pensai che avrebbe fatto il botto, soprattutto all’estero – ricorda – ora attendo un altro ruolo del genere, magari drammatico. Mi devo fidare del regista però, magari con Garrone o Tornatore”. Eppure il richiamo della commedia è sempre dietro l’angolo, letteralmente: “Mi fermano per strada di continuo e mi chiedono: ‘a Carlo ma quand’è che fai un’altra commedia?”.
Cenerentola esce proprio a ridosso del Natale, quello all’italiana dei cinepanettoni, formula che pare in declino: “Sono commedie particolari che mi mettono un pizzico di malinconia. Con i miei film esco sempre in altri periodi dell’anno, però quando uscii a Natale con Viaggi di nozze arrivai primo incassando 32 miliardi”. Strana la situazione della commedia italiana di oggi, dopo un fine millennio in apnea sono decine i titoli che escono in sala: “Troppi, talvolta perfino due o tre a settimana – lamenta Verdone – nessuno più fa il botto, ci si oscura a vicenda. Non so perché i produttori fanno così. In tempi di crisi e pirateria dovrebbero adottare una strategia per farsi meno male l’uno con l’altro”. Un genere, quello della commedia, entrato di prepotenza tra i film finanziati con i fondi pubblici del Mibac: “I soldi dello Stato li puoi anche chiedere, ma l’importante è che, visto che si tratta di un prestito, li ridai sempre indietro. Questo non accade sempre, e c’è pure qualcuno che ci fa la cresta”. Cresta per cresta, “Mafia Capitale” finisce sulla bocca di uno dei più grandi maestri della commedia all’italiana: “Sono troppo incazzato e non riuscirei ad ispirarmi a questa gentaglia per qualche mio personaggio comico. In questo mondo dominato dalle banche e dalla finanza, la politica è diventata studio di ogni opportunità di fare soldi a discapito del bene comune”.
Il trailer di Cenerentola