Era nato a Sheffield, in Inghilterra. L'abuso di alcool e la vita sregolata da rockstar lo avevano costretto a fermarsi negli anni Settanta. Tra i suoi successi 'With a little help from my friends', 'Unchain my heart' e 'You can leave your hat on'
Con una breaking news brevissima, la BBC ha dato per prima la notizia della morte di Joe Cocker. Il cantante inglese, settant’anni compiuti a maggio, aveva cominciato la sua carriera appena adolescente a Sheffield, per poi trovare il successo incidendo alcune cover dei Beatles.
La sua versione di With a little help from my friends del 1969 lo aveva definitivamente lanciato sulla scena internazionale, permettendogli anche di partecipare al leggendario concerto di Woodstock.
L’abuso di alcool e la vita sregolata da rockstar lo avevano costretto a fermarsi negli anni Settanta, ma il successo era tornato prepotentemente nel decennio successivo, soprattutto grazie a due brani legati ad altrettanti film cult degli anni Ottanta: Ufficiale e gentiluomo e Nove settimane e mezzo. Per la pellicola con Richard Gere, aveva inciso Up where we belong (premiata con un Grammy nel 1983), in coppia con Jennifer Warnes, mentre per il film bollente con Kim Basinger e Mickey Rourke aveva cantato di You can leave your hat on di Randy Newman.
La sua fama di uomo delle cover si è confermata, nel 1987, con una famosissima versione di Unchain my heart, pezzo portato al successo da Ray Charles negli anni Sessanta.
Negli ultimi anni era tornato con un album di inediti e nel 2008 era stato insignito dell’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico per meriti musicali.
Malato di cancro ai polmoni, era stato Billy Joel, durante un concerto lo scorso settembre, a dire pubblicamente che le condizioni di salute di Cocker non erano buone. Stasera, infine, la triste notizia della morte di uno degli ultimi esponenti dell’epoca d’oro del rock a cavallo tra anni Sessanta e Settanta, uno dei pochi reduci dell’happening di Woodstock, simbolo di una generazione di grandi musicisti e sognatori.