L'ex Cavaliere, intervistato da Repubblica, entra nella partita per l'elezione del Capo dello Stato e chiede che Forza Italia abbia un ruolo da protagonista. Ma nega che l'accordo sul nome sia nel patto del Nazareno. Alfano invece: "Non sia espressione di un congresso di partito"
Forza Italia non ostacolerà un candidato al Colle del Partito democratico o di un’altra parte politica. Silvio Berlusconi chiede di entrare da protagonista nella partita per il Quirinale, ma non chiude al dialogo. “La scelta per il nuovo capo dello Stato?”, dice intervistato da Repubblica,”noi guardiamo alla persona. Non ha importanza se è di quella parte o di quell’altra. Non va giudicata dal fatto se ha radici in un’area o in un’altra. Si deve trattare di una persona seria, accettata da tutti. Deve essere un garante per tutti quanti. Che svolga il suo ruolo di garanzia nei confronti di ognuno e non di una sola parte”. Un’apertura al presidente del Consiglio non condivisa invece da Angelino Alfano: “Il nuovo Capo dello Stato”, dice sempre a Repubblica, “non può essere eletto dal congresso di una formazione politica”.
Berlusconi nega che l’accordo per il Colle sia nel patto del Nazareno con Matteo Renzi. Ma si sofferma sul ruolo che Fi dovrebbe assumere: “Dobbiamo concorrere all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. È una logica conseguenza del fatto che noi stiamo partecipando all’approvazione delle riforme. Noi non ci sottrarremo né sulle modifiche alla Costituzione né sulla nuova legge elettorale. Quindi pensiamo di poter contribuire anche sul capo dello Stato”.
Con il presidente del Consiglio l’ex Cavaliere non ha ancora parlato, ma si dice certo che anche lui giocherà un ruolo: “Dico solo che votando insieme la nuova Costituzione, si può votare insieme anche per il Quirinale. Vedo che il presidente del consiglio continua a dire che il successore di Napolitano va scelto con il concorso di tutti. Con il concorso nostro, della Lega, del Movimento 5 Stelle. È giusto così, siamo d’accordo. Noi in Parlamento abbiamo circa 150 ‘grandi elettori’. Vogliamo concorrere. Vedremo cosa accadrà. Vedremo se e cosa il leader dei democratici ci dirà”. L’ex Cavaliere apre all’avversario Pd e non pone veti su nessun tipo di dialogo. Ciò che conta per lui è restare centrale nella scena politica del Paese. Anche perché conta di tornare in campo molto presto: “Tra un po’ spero di tornare in pista. I magistrati devono decidere se applicare lo sconto dei 45 giorni ogni sei mesi di pena. Dubbi? Io no. La mia buona condotta non è in discussione. Spero a febbraio di poter tornare in pista”.
Chi invece chiede che il suo partito sia coinvolto nella discussione, e che il candidato non sia espressione del Pd, è Alfano. “Non facciamone una questione di partito”, dice il leader Ncd, “il Capo dello Stato però non può essere eletto dal congresso di una formazione politica ma da un’assemblea di mille grandi elettori che rappresentano il Paese. La Costituzione assegna al presidente sette anni proprio per stare a cavallo di due legislature e dunque di più governi, possibilmente di diverse maggioranze. Dunque ciascuno deve sentirsi rappresentato”.
Il ministro dell’Interno non fa mistero di guardare ad un candidato cattolico per il Quirinale: “In effetti è da un bel po’ che al Colle manca un cattolico e le aggiungo che durante la Prima Repubblica un partito grande e forte come la Dc ha avuto la generosità e la visione di votare presidenti esterni, un liberale come Einaudi, un socialdemocratico come Saragt e un socialista come Pertini”. Il perimetro da cui partire, però, dovrebbe essere quello della maggioranza: “Credo che occorra partire da quella di governo per estenderla a quella del cosiddetto Nazareno. Noi siamo molto favorevoli a che della partita faccia parte Fi”.