La sanità calabrese è in condizioni molto difficili: in rientro dal debito sanitario, ma senza la rete dell’assistenza ospedaliera e il commissario del governo, scaduto il generale Luciano Pezzi, nominato nello scorso settembre fino alla proclamazione del nuovo governatore regionale.
Le conclusioni della commissione ministeriale Serra-Riccio furono chiarissime e poco ricordate. Per i prefetti incaricati, la sanità calabrese mancava soprattutto sul piano organizzativo: troppa l’ingerenza della politica.
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dice che la Calabria è una priorità del governo. Ciononostante, il suo esecutivo non ha ancora nominato il nuovo commissario per il rientro dal debito sanitario, che Pd e Movimento Cinque Stelle chiedono sia il governatore Mario Oliverio, sul presupposto che debba avere, di là da tutto, la responsabilità politica della sanità.
Il tempo passa e i problemi rimangono tutti in Calabria. La riorganizzazione dei servizi sanitari è bloccata, come chiarito, dalla mancanza del commissario per il rientro. Le possibilità sono due: o il governo nomina Oliverio oppure un tecnico. Naturalmente, potrebbe – si spera, per coerenza, entro la fine dell’anno – affidare le responsabilità politiche al governatore eletto e gli aspetti burocratici del rientro sanitario ad altra figura, scelta per competenza.
Intanto, la società civile si sta facendo sentire sul futuro della sanità calabrese, in modo convinto e proprio dal basso. Da mesi è nato il comitato della valle del Savuto, in provincia di Cosenza, che chiede l’applicazione, dimenticata addirittura dal 2010, del D.p.g.r. 18/2010 che assegna un punto di prima emergenza all’intero comprensorio. Anche sotto Natale il comitato riempie le sale, riunisce i sindaci, come di recente nel borgo di Parenti (Cosenza), e fa politica al di là dei partiti. Si tratta di una battaglia comune da registrare in Calabria, spesso rassegnata o in attesa degli eventi. È un primo passo, a mio avviso molto significativo, per migliorare la sanità della regione, adesso nelle mani dello Stato.