La sua morte e il destino dei suoi due cuccioli, che ora sono andati in letargo, aveva commosso l’Italia e per questo era stata aperta anche un’inchiesta. L’unica responsabilità va però addebitata al veterinario, che non ha saputo gestire la fase di crisi seguita alla somministrazione del narcotico che ha ucciso l’orsa Daniza.

È questa la decisione della Procura di Trento, che ha chiesto l’archiviazione del procedimento aperto dopo la morte del plantigrade, avvenuta nel settembre scorso durante la sua cattura. Secondo il procuratore Giuseppe Amato non sono ravvisabili responsabilità penali nell’operazione condotta dai forestali in esecuzione di un’ordinanza della Provincia di Trento che intendeva salvaguardare gli abitanti da possibili rischi dovuti alla problematicità del plantigrado.

Se le procedure per la cattura e la dose di narcotico usata sono risultate corrette, per la Procura di Trento l’unica responsabilità va addebitata al veterinario che avrebbe gestito male la fase di crisi seguita alla somministrazione del narcotico.

“Il problema è insorto – scrive il procuratore Amato citando le conclusioni dei consulenti – per la non adeguata capacità del veterinario di contrastare in modo efficace la complicanza della narcosi, sostanziatasi nella ipossiemia indotta dalla medetomidina”. In mancanza di rilevanza penale, il procuratore Amato vede in questo episodio “un’indicazione utile per il futuro: sarà la competente autorità amministrativa a dettare le opportune indicazioni”.

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