Ormai ci siamo. Manicaretti, regali, giocate e Sante Messe ci attendono per le Feste Natalizie. E tutte le sale dello Stivale si preparano ad accogliere le nostre mancate sieste in quelle due ore di sogni e luci nel buio sprofondati nelle poltrone dei cinema. Si comincia con l’evento one-shot del 23, l’opera rossiniana ‘Cenerentola’ diretta da Verdone, mentre dal mondo dei piccoli arriva il 25 un orsetto che più pop di così non si può

Chi l’avrebbe mai detto, mentre gigioneggiava con Mario Brega in piazzole autostradali, che quel ragazzone romano un giorno avrebbe diretto anche un’opera lirica. In realtà Carlo Verdone la sua prima esperienza teatrale l’aveva già fatta nel ’92 con Il Barbiere di Siviglia, ma in maniera piuttosto canonica. Con Cenerentola compie invece un percorso più complesso. E onorabilmente coraggioso per originalità e crossmedialità. L’opera girata a Palazzo Reale, Torino, due anni fa per una sontuosa diretta in mondovisione si è trasformata dopo sei mesi di recenti montaggi in un prodotto trasversale che sarà nelle sale solo per questo martedì prenatalizio. Alla pasta visiva dalle tinte disneyane si aggiungono animazioni oniriche e poetiche che fungono da raccordi tra le scene.

C’è tutta la farsa sentimentale scritta da Gioacchino Rossini nel 1817, perciò non aspettatevi la solita favola di cui sono state scritte 850 versioni. Verdone mette in luce Elena Belkina, Cenerentola dolce e furbetta oltre che di gran telegenia, e un Carlo Lepore pieno, non solo in voce, di energia ironica con il suo Don Magnifico, il padre della ragazza e delle sorellastre che si contendono il Principe e il suo scudiero. Pregi e difetti dell’interessante scommessa di Microcinema (distributore) e Rada Film (produzione) sono tutti nel Dna del linguaggio televisivo dell’opera in questione, riadattato adesso a quello di noi pronipotini dei Lumière. Ma all’annosa questione “Opera al cinema, o no?” la risposta deve essere sì. Perché vuol dire divulgazione, cultura del passato che aiuta a capire il presente. E quindi cultura e basta. Anche se in veste digitale, manipolata con piccoli, frizzanti artifici di un comico di razza e arditamente proposta a un pubblico inconsueto. Non se ne abbiano i venerabili melomani ma un pizzico di svecchiamento va pagato in cambio di un po’ di sana divulgazione.

Dai Presti e i Movimenti rossiniani passiamo alle movimentate avventure di un orsetto con l’educata formalità british proveniente in realtà “dal misterioso Perù”. Goloso di marmellata di arance quanto già letto nel mondo – le serie di racconti iniziate nel ’58 sono state tradotte in 40 lingue per 35 milioni di copie, più 56 episodi in una famosa serie tv inglese del ’75 – Paddington è costretto a lasciare la giungla sudamericana e i suoi adorati zii per raggiungere una Londra immaginata finora giusto da un souvenir a palla di neve. Il Natale lo porta come un trovatello in una famigliola media dove spicca la splendida attrice Sally Hawkins (candidata agli Oscar per Blue Jasmine), ma soprattutto sarà bersaglio di una spietata imbalsamatrice Nicole Kidman, che ne andrà a caccia dal Museo di Storia Naturale. Primo ruolo da cattiva per lei, una moderna Crudelia. Questa favola è piena di colori saturi. Londra risplende anche sotto i fiocchi di neve e le location più iconiche porteranno molti ricordi per chi l’ha visitata e qualche idea per chi ha in programma di farlo.

Film perfetto per il giorno di Natale, mescola azione con inseguimenti nei mercatini di Portobello Road, la poesia dei tetti innevati, bizzarri cinegiornali e l’inimmaginabile giungla del Perù. Poi il nuovo legame tra l’orsetto parlante e la sua famiglia, scivolate da Indiana Jones con il cappello riacciuffato da uno spiraglio, una spolverata di paura e nostalgia ma chili di humour inglese su detti meteorologici e slow burn trascinanti. Il tutto a ritmo di rumbe contaminate al jazz e con una riedizione scenica di Londra a renderla contemporanea e insieme terra dei sogni. Buon risultato per Paul King che lo ha scritto e diretto e Francesco Mandelli che ha doppiato l’orso. Sarà una nuova icona pop per i bambini del ventunesimo secolo? Può darsi. Di sicuro un plauso particolare va anche alla Kidman, che da star ha accettato con molta autoironia anche una scena alla Biff Tannen. Ma di più meglio non anticipare. Scopriteli voi, e buon Natale.

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