Slitta la prima udienza del processo per il maxi complesso edilizio sul lungomare. Sulla nota del dicastero guidato da Galletti l’ultima parola spetta alla presidenza del consiglio del Consiglio. Cioè a Renzi. Il premier che ha estromesso il sindaco di Salerno dal suo governo
C’è una new entry di pregio tra i ‘nemici’ del sindaco-imputato Vincenzo De Luca e dell’imponente Crescent di Salerno. E’ quella del ministero dell’Ambiente del governo Renzi, che in coincidenza della prima udienza del processo in programma il 23 dicembre – e slittata a febbraio per un vizio di notifica – ha fatto sapere tramite fax al comitato No Crescent di aver provveduto “in data 19 dicembre 2014 a richiedere l’autorizzazione alla costituzione di parte civile quale parte offesa del procedimento penale, alla presidenza del consiglio dei Ministri”.
La comunicazione è firmata da un consigliere del ministro Gian Luca Galletti. E viene sventolata come una conquista da parte del Comitato No Crescent e da Italia Nostra, che da anni si battono a colpi di denunce e di esposti contro la realizzazione del mastodontico complesso edilizio, ormai in vista del traguardo dell’ultimazione. Un colosso di cemento che ha stravolto il profilo del lungomare salernitano. Da sola, però, la nota del ministero servirà a poco o niente se non verrà perfezionata con il rilascio dell’autorizzazione a costituirsi in dibattimento. C’è tempo fino alla prima udienza. La questione diventa ‘politica’, e l’ultima parola spetta al premier Matteo Renzi. Ovvero colui che non ha confermato De Luca, sottosegretario ai Trasporti e Infrastrutture nel governo Letta, nella propria squadra di governo.
Il processo Crescent vede alla sbarra De Luca, l’ex Soprintendente Giuseppe Zampino e altri 21 imputati, tra cui 10 tra assessori ed ex assessori, un paio di funzionari della Soprintendenza, dirigenti municipali e i costruttori. Tra le accuse contestate a vario titolo ci sono l’abuso d’ufficio, il falso, la lottizzazione abusiva, reati di natura ambientale. Le indagini dei pm Rocco Alfano e Guglielmo Valente hanno affrontato le presunte illegittimità legate al tortuoso iter di progettazione e autorizzazione dell’edificio a mezzaluna firmato dall’archistar Ricardo Bofill, leggermente ridimensionato da alcune recenti prescrizioni della Soprintendenza. La stessa Soprintendenza (ma con un diverso Soprintendente da quello attuale, che è estraneo alle indagini) che qualche anno fa lasciò passare tutto in cavalleria con il silenzio-assenso ad agosto. Uno dei punti chiave dell’inchiesta che solo il processo potrà chiarire.
Nella lista testi depositata dal Comitato No Crescent e da Italia Nostra, ammessi come parti civili sin dall’udienza preliminare, compaiono i ministri alle Infrastrutture Maurizio Lupi e ai Beni Culturali Dario Franceschini, e il suo predecessore Massimo Bray. Potrebbe venire a deporre anche Oriol Bohigas, l’architetto catalano che fu incaricato di redigere il piano regolatore di Salerno. Un piano che non disegnava un colosso di quelle dimensioni in quella parte della città: il progetto originale prevedeva una muraglia altra trenta metri e lunga trecento, per un totale di circa 90.000 metri cubi di volumetria. Il Tribunale deciderà all’inizio del dibattimento sull’opportunità di ascoltare questi testi.