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Mogherini e il Venezuela, l’Europa senza bussola

L’oscura burocrate di partito messa da Renzi prima a capo della Farnesina, e poi addirittura della politica estera europea mostra senza dubbio di essere all’altezza del suo compito. Nel senso che si tratta della persona più idonea a dirigere una politica estera europea che in realtà non esiste e non è mai esistita. Se non come scimmiottamento di quella statunitense. E nell’assenza conclamata di ogni indirizzo comune fra gli Stati europei, come si è potuto sperimentare più volte negli ultimi vent’anni, dalla crisi jugoslava a quella libica, passando per quella medio-orientale e per i rapporti con la Russia, la Cina e l‘America Latina.

Ultima dimostrazione di tale melensa subalternità, le “preoccupazioni” di Mogherini per il Venezuela. In un mondo dove non mancano certo motivi per indignarsi per pesanti violazioni dei diritti umani, dalle torture statunitensi a Guantanamo alla tortura e uccisione in massa degli studenti messicani ai massacri compiuti dall’Isis e altri fondamentalisti islamici, la responsabile della politica estera dell’Unione europea si sofferma sulla situazione di uno Stato, il Venezuela appunto, che non presenta certo una situazione estremamente critica da tale punto di vista, anche se qualche abuso è stato commesso e va sicuramente prevenuto e punito. Basta leggere, al riguardo,il rapporto 2013 di Amnesty International, che pur contenendo qualche critica puntuale e giustificata su singoli episodi sottolinea taluni avanzamenti, ad esempio in materia di protezione dei difensori dei diritti umani, o quello, sempre di  Amnesty, sulla tortura, che si sofferma su Paesi di sicura fede occidentale come Messico, Filippine, Marocco ed Uzbekistan. Ma non si tratta evidentemente di Paesi degni delle preoccupazioni di Mogherini.

Vero è che Mogherini e maggioranza del Parlamento europeo hanno dato credito ai piagnistei dell’opposizione venezuelana la quale, minoritaria e sconfitta nel Paese, sia sul piano elettorale che nelle piazze, fa la parte della vittima per raccogliere pelose solidarietà internazionali. Eppure si tratta sicuramente di forze non affidabili democraticamente, dato che hanno tentato in più di un’occasione di giocare la carta (tradizionale per certa destra latino-americana) del golpe militare, quella della violenza di piazza delle cosiddette guarimbas (oltre quaranta morti nella scorsa primavera), quella dell’intervento degli Stati Uniti mediante per ora sanzioni economiche chissà un domani azioni militari, alla faccia di Simon Bolivar e dei suoi sogni di autonomia, quella infine del boicottaggio economico, possibile per la posizione di potere economico che taluni dei suoi esponenti continuano a detenere.

Questa destra reazionaria vorrebbe tornare all’epoca precedente all’avvento di Chavez, quando “negri, indios e poveri stavano al posto loro”. Ma si dubita fortemente che possa riuscirci, anche se oggi i nemici del progresso sociale e dell’uguaglianza puntano tutte le loro carte sul calo del prezzo del petrolio e sulla crisi, soffiando sul fuoco del malcontento popolare imboscando i prodotti, come fecero a suo tempo i grossisti cileni per preparare il terreno del colpo di Stato.

C’è da sospettare che abbia ragione il Ministero degli esteri venezuelano laddove ipotizza che Mogherini e maggioranza del Parlamento europeo vogliano in fondo “deviare l’attenzione dalla grave crisi economica che colpisce i paesi membri dell’Unione Europea, prodotto dei tagli in materia sociale, e dalla conseguente povertà strutturale alla quale sono costretti i suoi popoli, concentrando i loro sforzi nello screditare le conquiste della Rivoluzione Bolivariana”.

All’europeo non far sapere che esiste un’altra strada che è possibile percorrere. Ciò spiega in modo egregio perché istituzioni europee e stampa dominante convergano nella diffamazione gratuita ai danni della rivoluzione bolivariana. In questo senso Mogherini, se non all’Europa e ai suoi ideali di base, risulta completamente fedele alle politiche dissennate di Merkel e Renzi, sforzandosi di giustificarle dimostrando che, come diceva la signora Thatcher, non c’è alternativa. Anziché sviluppare relazioni proficue e cooperative con il continente latino-americano, la Mogherini e la maggioranza che ha eletto Juncker, padrino degli evasori fiscali di ogni Paese, si dedicano alla peggiore ideologia e tengono bordone alla parte peggiore della destra statunitense.