C’è la persona anziana che non ha famiglia, il senzatetto e la badante dell’Est che non può tornare a casa per le vacanze. Ma ci sono anche avvocati, imprenditori, commercialisti, professionisti con la partita Iva, disoccupati. Uomini e donne, madri e padri che fino a qualche anno fa avevano un lavoro e pagavano le tasse, ma che a causa della crisi l’hanno perso, o non riescono più ad arrivare alla fine del mese, e per concedersi un buon pranzo il giorno di Natale devono ricorrere alla solidarietà. Sono loro i commensali degli appuntamenti all’insegna della beneficenza organizzati per le persone in difficoltà di Bologna in occasione delle festività: il 25 dicembre al Centro commerciale Vialarga, offerto dalla Camst, e il 3 gennaio al circolo Arci Benassi di via Mazzini, allestito dall’associazione Piazza Grande e dalla Caritas.

“Sono i nuovi poveri – spiegano gli organizzatori del pranzo solidale del 25 dicembre, Vialarga e Conad – oggi al pranzo di beneficenza non vengono più solo gli stranieri che faticano a trovare lavoro o le persone anziane che magari prendono la pensione minima e non hanno una famiglia con cui trascorrere le feste. Ci sono anche lavoratori autonomi con uno stipendio regolare che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. E ovviamente i disoccupati, generalmente di un’età compresa tra i 45 e i 60 anni, che a causa della situazione attuale non riescono a reintrodursi nel mercato del lavoro”.

Il volto dell’Italia segnato da sette anni di recessione, che non risparmia né i giovani, né i meno giovani. E che sempre più spesso è costretto a chiedere aiuto alle associazioni, capofila la Caritas, anche solo per procurarsi un pasto caldo. Il pranzo di Natale del Centro commerciale Vialarga, che quest’anno celebra la sua ventesima edizione ed è organizzato con la collaborazione di Comune, Provincia, Quartieri, associazione Il Parco, Coop, Camst e Conad, ne è un esempio. Nata nel 1994 come un’iniziativa ideata per riunire chi il 25 dicembre non ha nessuno con cui trascorrere le feste, per lo più anziani e stranieri che, residenti in Italia, hanno la famiglia all’estero, infatti, negli ultimi anni l’ormai tradizionale appuntamento natalizio intitolato “Un Natale per chi è solo” si è trasformato: “Ci siamo adattati alle nuove esigenze della città”. Così sedute al tavolo con un piatto di lasagne – il menù è rigorosamente tradizionale – ci sono anche le mamme single con minori a carico o i padri divorziati che, dovendo pagare gli alimenti a moglie e figli, non hanno più denaro per l’affitto, e spesso vivono in auto o in mezzo a una strada. E poi c’è chi un lavoro non ce l’ha più, e non riesce a trovarlo. “Tanti italiani, che magari perdendo l’occupazione hanno perso anche la famiglia, e non avrebbero altro posto dove trascorrere il 25 dicembre”.

Per il momento il Centro commerciale Vialarga conta 420 coperti prenotati per il pranzo di Natale, “ma ogni anno si presentano più persone di quelle che ci erano state segnalate dai servizi sociali o dai presidi notturni, e noi non lasciamo nessuno senza un pasto caldo”. A servire ai tavoli saranno 100 volontari, affiancati da quattro camerieri d’eccezione: ragazzi del Centro di Giustizia Minorile di via del Pratello, “al servizio della città per dimostrare, prima di tutto a loro stessi, di potersi integrare nella comunità”.

Altre 250 persone, invece, saranno ospiti al Pranzo di Napoleone, organizzato dalla Caritas e dall’associazione Piazza Grande al circolo Arci Benassi di Bologna per il mezzogiorno del 3 gennaio. A inventare l’iniziativa, che ormai è una tradizione per il capoluogo emiliano romagnolo, in realtà fu Lucio Dalla, che era solito invitare, il giorno dell’Epifania, al ristorante di Ezio ‘Napoleone’ Neri, i senzatetto della città, per offrire loro un pasto caldo e una busta con 50 mila lire. Un’eredità che con la scomparsa del cantautore bolognese non è andata perduta, ma che anzi viene portata avanti annualmente proprio da Neri, chef del pranzo di beneficenza al Benassi. Oggi, però, non sono più solo i senzatetto a sedersi a tavola: “Chiedono di partecipare anche professionisti con la partita Iva, o lavoratori italiani in difficoltà economiche, o i disoccupati”, spiega la Caritas. Solo gli iscritti ai centri per l’impiego di Bologna, fa i conti il vicepresidente provinciale Graziano Prantoni, del resto, sono 94.000: “È un segnale allarmante, che dimostra come associazioni, istituzioni e imprese debbano lavorare insieme tenendo ben presente i valori di solidarietà e impegno civile”.

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