Il Papa “non ha nostalgia dell’Argentina perché “in Italia, e a Roma in particolare, ci troviamo come a casa” e le tradizioni sono le stesse. Il Pontefice, “devoto di San Giuseppe, uomo avvolto nel mistero”, guarda all’Asia e “vuole abbracciarla”. Così, “pensa soprattutto al viaggio in Sri Lanka e nelle Filippine in programma dal 12 al 19 gennaio 2015″. A parlare a ilfattoquotidiano.it è monsignor Guillermo Karcher, argentino, tra i più stretti collaborati di Bergoglio nella sua segreteria particolare. Cerimoniere all’ordinazione episcopale dell’allora vescovo ausiliare di Buenos Aires, nel 1992, Karcher era accanto a Francesco la sera della fumata bianca, il 13 marzo 2013, quando per la prima volta il successore di Benedetto XVI salutò il mondo con il suo celebre “buonasera”. Bergoglio è anche il papa delle periferie esistenziali e fin dalla sua elezione ha messo al centro del suo pontificato i poveri: docce e sacchi a pelo per i senza fissa dimora a San Pietro; soldi ai clochard che dormono nella stazione Termini; carte telefoniche per gli immigrati di Lampedusa. E perfino una lotteria di beneficenza in Vaticano.

Si può parlare di un vero e proprio schiaffo allo sfarzo della Santa Sede?
No, è un invito all’austerità che sta facendo a tutti, Santa Sede e non, al mondo intero. Quando il Papa vede che ci sono tante persone che muoiono di fame giustamente dice che dobbiamo cambiare paradigma. Penso che questo sia chiaro nel suo pontificato. Sta mostrando che si può vivere diversamente nella semplicità e nella solidarietà.

Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace, che si celebrerà il 1° gennaio 2015, il Papa chiede di “non acquistare prodotti realizzati sfruttando le persone”. Non le sembra un appello “no global”?
È un invito, come dice anche il titolo di questo messaggio, a vedere nel prossimo un fratello e non uno schiavo. Negli ultimi tempi il Papa ha affrontato questo argomento facendo anche dei simposi nella Pontificia Accademia delle scienze sociali contro la tratta delle persone, contro tutto ciò che significa schiavizzare il prossimo. Lui è molto convinto di questo e già a Buenos Aires era vicino quotidianamente agli emarginati, coloro che vivono nelle favelas. La dignità dell’essere umano deve essere di nuovo messa al centro del messaggio politico e di quello della Chiesa.

A Natale gli occhi sono fissi sul bambino di Betlemme, ma quanti minori sono stati oggetto di abusi da parte del clero. Cosa farà il Papa nel 2015 per combattere la pedofilia ecclesiale?
Papa Francesco va avanti con qualcosa che aveva già cominciato Benedetto XVI nella linea della continuità. Lavora per sradicare questo male, questa ferita che c’è nella Chiesa e nell’umanità. Recentemente ha invitato con una telefonata le vittime di Granada in Spagna a denunciare gli abusi. Sta facendo questo invito alle vittime a non avere paura di denunciare i casi perché non può esserci un prete pedofilo: è una contraddizione, è un non senso una cosa che non ha senso e il Papa sta invitando la Chiesa a vivere questa trasparenza e a migliorare il sacerdozio perché noi preti siamo chiamati a servire e a guardare nei bambini non altro che bambini.

Francesco spesso condanna la corruzione, anche dei preti, e la vendita di messe e sacramenti. Come combattere tutto ciò?
Si può e si deve applicare quello che dice il Papa. Non ci deve essere un tariffario. Non si possono vendere i sacramenti. In Argentina lo viviamo da tanti anni e a suo tempo il cardinale Bergoglio predicava su questo argomento invitando a vivere della generosità delle persone, con le offerte. Qualcuno potrà dare di più, qualcuno di meno o niente ma è importante con la catechesi creare questa mentalità ecclesiale di comunione, di unità in cui c’è soprattutto la gratuità.

C’è un episodio di vendita dei sacramenti che fece arrabbiare il cardinale Bergoglio a Buenos Aires?
Quando era arcivescovo lui faceva questi inviti generali ed è stato sempre molto delicato in questo. Li faceva con certezza e fermezza e parlava proprio come lo fa adesso. Non c’è bisogno che si arrabbi o che imponga le cose. Lui propone i valori del vangelo e non sta facendo altro che quello. Se ciò è rivoluzionario ben venga.

Nel Te Deum del 31 dicembre 2013 il Papa aveva rivolto un forte appello per i rifugiati e i disoccupati di Roma. Dodici mesi dopo è arrivato lo scandalo di “Mafia Capitale”. Francesco pregherà per la città di cui è vescovo?
Sì, prega con preoccupazione ma anche con tanta fiducia nel Signore che sa che riesce a cambiare i cuori degli uomini. In questo momento sta facendo una preghiera non solo quotidiana ma molto intensa chiedendo al Signore aiuto per cambiare questa situazione.

Anche ad alti livelli in Vaticano il Papa viene osteggiato, dietro le quinte e pubblicamente. Come vive tutto ciò Francesco?
Lui è consapevole che c’è diversità di opinioni e che la sua proposta smuove il pensiero della Chiesa che non è così monolitico. Il Papa ci tiene tanto alla libertà, alla libertà di pensiero e di espressione. Lui non ha paura di dover confrontare il suo pensiero, sul quale ha meditato, riflettuto e pregato, con coloro che la pensano diversamente. Ciò non gli fa paura, non gli genera angoscia. Ne abbiamo parlato più di una volta. Lo prende con serenità perché dice che è bene che si conoscano i pensieri di tutti, che si mettano sul tavolo perché lui crede veramente nel dialogo, in questa teologia che lui chiama dell’incontro. Nel dialogo esce fuori la verità e la volontà del Signore. Quando il Papa lancia certi messaggi sa di andare incontro a gente che la pensa diversamente, ma ciò non gli genera nessun tipo di angoscia e preoccupazione.

Che anno sarà il 2015 per Papa Francesco?
Comincia con questo lungo viaggio in Asia e sarà un anno pieno di attività come il 2014 e ancora prima il 2013. Il Papa non conosce il concetto di vacanza. Lavora ogni giorno da quando si alza a quando va a coricarsi alla presenza del Signore con questa letizia, con questa bella allegria che lo caratterizza, perché sa che sta facendo quello che la Chiesa gli ha chiesto di fare nel preconclave. I cardinali hanno messo sul tavolo quello che c’era da cambiare e lui lo prende come un mandato e lo affida al Signore e va avanti. Penso che il 2015 sarà un anno interessante perché Francesco ha già acquisito tanta esperienza come Pontefice, come costruttore di ponti, come quello che ha contribuito a realizzare con gli americani e i cubani.

Twitter @FrancescoGrana

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