Fine del monopolio della cremazione e stop dei favori ai massoni. Dopo 128 anni la città di Torino dovrà fare una gara pubblica per affidare il servizio di cremazione, come è avvenuto in tutte le altre città. Per l’inerzia dell’amministrazione è sempre stato in mano alla Socrem (Società per la cremazione), ente morale storicamente legato alla massoneria. Il 22 dicembre però il consiglio comunale ha approvato la deliberazione proposta dal consigliere di Sinistra e Libertà Michele Curto che dovrebbe portare a uno strappo.
La Socrem, nata nel 1883 “per diffondere la pratica cremazionistica in nome della civiltà e del progresso”, ha avviato questo servizio per conto del Comune nel 1886, quando ha ottenuto un’area nel cimitero monumentale per costruire un impianto. Nel 1979 il Comune e l’ente hanno firmato una concessione per una durata di 99 anni a titolo gratuito. Poi però una legge del 2001 ha stabilito che la cremazione doveva essere gestita in-house oppure affidata all’esterno tramite una gara pubblica, e che tutte quelle concessioni già attive dovessero decadere dalla fine del 2006. Nel frattempo, dal 2002 al 2012, a presiedere la Socrem è stato Piero Ruspini, ex tesoriere del Grande Oriente d’Italia finito a processo quest’anno per la bancarotta fraudolenta del Consorzio di formazione professionale Csea.
A differenza di molte altre città, a Torino la Socrem ha mantenuto la concessione con proroghe e rinvii stabiliti dal Comune. In questo modo, nota Curto nella sua proposta, le tariffe sono molto vicine ai massimi previsti: si pagano circa 600 euro, mentre lo stesso servizio a Milano costa meno della metà. Inoltre, di fronte a un canone di concessione “irrisorio”, negli ultimi tre anni il Comune ha dato alla Socrem quasi due milioni di euro per cremare i resti umani rimasti dalle “estumulazioni”. Così il consigliere, per risolvere questa situazione antieconomica e fuori dalle norme, ha chiesto un parere all’Autorità garante della concorrenza del mercato che ha fissato le condizioni della gara.
Lunedì sera, dopo un dibattito acceso, la sua proposta è stata approvata in maniera quasi inattesa: “All’inizio i numeri erano diversi”, rivela un consigliere dell’opposizione. C’erano dubbi sulla tenuta del Pd: la giunta di Piero Fassino e due consiglieri – Andrea Araldi e Gioacchino Cuntrò – si sono opposti e qualcuno ha lavorato contro il piano di un componente della maggioranza. Contrario pure il consigliere di Forza Italia Andrea Tronzano: “Non sono massone”, ha premesso prima di opporsi alla “vendita” di un’attività nata e gestita sempre da “privati”. Per lui si tratta di tutela del mercato, così come per Paolo Greco Lucchina, Ncd, la questione riguarda la tutela della “libera concorrenza”.
A favore della gara è Giusi La Ganga del Pd: “Non sono contrario ai massoni, anzi…, però penso sia il momento di procedere alla gara pubblica – ha affermato -. Se Socrem reputa che questa iniziativa leda ai propri interessi può rivolgersi alla giustizia amministrativa, ma almeno il Comune esce dalla condizione di extra-legalità”. Ha concordato sulla necessità di una gara pubblica pure Chiara Appendino del M5S.
Nel 2015 il Comune dovrà preparare la gara per l’affidamento del servizio. “Esiste una grande richiesta di trasparenza – ha detto Curto a ilfattoquotidiano.it -. Le proroghe e i rinvii del Comune sono stati inquietanti. Questa invece è una decisione per noi storica perché toglie il servizio di cremazione da procedure poco trasparenti e fuorilegge”.