Il post natalizio di un noto blogger italiano in terra d’Olanda, sul tema emigrazione italiana – immigrati in Italia, mi ha fatto tornare in mente due post di analogo tenore che pubblicai lo scorso anno commentando il gesto umano di Khalid Chaouki, il deputato del Pd che a Natale si barricò dentro il Cie di Lampedusa in segno di protesta.

Nel suo scritto, il blogger italiano, ha rispolverato una storia dimenticata di razzismo a danno di lavoratori italiani in Olanda negli anni ’50 (ovvero quando gli “invasori” eravamo noi). “Tornano in patria 2000 italiani perseguitati dai razzisti in Olanda” titolava in prima pagina l’Unità “cartelli all’ingresso dei locali pubblici: proibito agli italiani”; gruppetti di giovinastri locali non gradivano la presenza dei “gastarbeiders” (manovali “in affitto”, soprattutto dal sud Europa) e allora davano loro la caccia, con il prezioso aiuto delle autorità che nel migliore dei casi facevano finta di nulla mentre nel peggiore contribuivano a suonarle ai nostri nonni.

Matteo Salvini ospite di Porta a PortaDi storie come queste ne abbiamo lette molte; tante le ha raccolte Stella nel suo eccellente “L’Orda”, il libro che Salvini, una volta presidente del consiglio farà bandire (speriamo che entrambi gli assunti appartengano solo alla fervida fantasia di chi scrive) altre, come la vicenda di Sacco e Vanzetti sono un tassello della memoria collettiva del nostro paese. Ovvero di un paese che non ha memoria.

Basterebbe leggere i bollettini politici del fenomeno della rete Matteo Salvini, uno che punta ad eguagliare il successo virale di Justin Bieber e del Dramatic Chipmunk, per capire quanto in Italia ci sarebbe bisogno di una terapia intensiva a base di fosforo (da somministrare con dosi da cavallo di buon senso) : “piove, immigrato ladro” anche se 50 anni fa, gli “immigrati ladri” eravamo noi, almeno a detta di chi ci ospitava; “via i clandestini” anche se il loro lavoro, sottocosto e senza nessuna tutela, tiene in piedi una buona fetta della manovalanza nella nostra economia al collasso.

Qualche tempo fa, un ivoriano che si era trovato in mezzo ai tumulti di Rosarno, mi raccontò che da quelle parti raccoglieva frutta a 50centesimi a cassetta. A cassetta, non a pezzo. Rubava agli italiani un ambito posto di lavoro da 20 euro al giorno, escluse le spese di vitto ed alloggio; io non so cosa sognino Salvini e seguaci per i loro figli ma se ciò che immaginano è un promettente impiego nei campi, a raccogliere cassette di frutta per meno di 500 euro al mese, forse abbiamo idee molto diverse sul futuro.

Nel frattempo, e non certo per colpa dei “clandestini”, abbiamo ricominciato ad andare via, come se ne andarono i 2000 italiani della vicenda olandese ed i milioni di nonne, nonni, zie e zii che in quasi due secoli hanno lasciato il Paese cercando fortuna altrove.

La verità non è facile da digerire e la realtà virtuale di Salvini potrà dare facile ed artificiale sollievo a qualcuno ma il paracadute della Comunità Europea/Unione Europea che per anni si è rivelato il miglior ufficio di collocamento per l’assenza cronica di prospettive in Italia rischia di rompersi: i mercati continentali sono saturi, l’economia nazionale non riparte e rischiamo, tra non troppo tempo, di trovarci in situazioni non troppo dissimili da quelle odierne degli “invasori”, o da quelle passate dei nostri parenti (non lontani) ovvero saremo costretti ad emigrare laddove la coperta della libera circolazione non arriva.

Soprattutto in questo periodo dell’anno, una riflessione seria ed onesta, lontana dal facile (ed anonimo) sfogatoio della rete e soprattutto da chi, di professione, getta benzina sul fuoco, sarebbe un gesto di buon senso.

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