Il volo QZ8501 ha lasciato l’aeroporto internazionale Juanda di Surabaya, sull'isola indonesiana di Giava, alle 5.20 ora locale (le 23.20 in Italia) e doveva atterrare all’aeroporto Changi di Singapore alle 8.30 locali. Operazioni di ricerca sospese: nella zona dove i soccorritori erano impegnati nel tentativo di localizzazione dell'aereo è scesa la notte
Il pilota aveva chiesto di cambiare rotta per maltempo, poi l’Airbus A320 della compagnia aerea low cost malese AirAsia è sparito con 162 persone a bordo in volo fra l’Indonesia a Singapore. “Giacarta ha perso il contatto con il volo AirAsia fra Surabaya e Singapore alle 7.55 ora locale” (l’1.55 in Italia), ha detto un portavoce del ministero indonesiano dei Trasporti, J.A. Barata. A bordo sette membri d’equipaggio e 155 passeggeri, tra i quali sedici bambini e un neonato, ha precisato il direttore generale dell’aviazione civile indonesiana, Djoko Murjatmodjo.
Il volo QZ8501 ha lasciato l’aeroporto internazionale Juanda di Surabaya, sull’isola indonesiana di Giava, alle 5.20 ora locale (le 23:20 in Italia) e doveva atterrare all’aeroporto Changi di Singapore alle 8.30 locali (le 2.30 italiane). Secondo un comunicato della direzione dell’aviazione civile di Singapore, è stato perso contatto col velivolo mentre si trovava nello spazio aereo indonesiano, “a 200 miglia nautiche (circa 350 chilomentri) a sudest della frontiera fra le zone di volo di Giacarta e Singapore”. Il volo aveva lasciato l’aeroporto internazionale Juanda di Surabaya, sull’isola indonesiana di Giava, alle 5:20 ora locale (le 23:20 in Italia) e doveva atterrare all’aeroporto Changi di Singapore alle 8:30 locali (le 2:30 italiane).
Ignatius Bambang Tiahjono, presidente dell’Airnav, ha detto che il volo QZ8501 è sparito dai radar mentre era in fase di ascesa, 40 minuti dopo il decollo, nel tentativo di evitare una nuvola minacciosa, in un tratto sopra l’oceano tra Borneo e Sumatra. Il responsabile ha spiegato che l’aereo è scomparso 6 minuti dopo l’ultima comunicazione con il pilota. L’aereo – ha aggiunto – aveva comunicato di voler puntare a quota 11.500 metri, quasi 2 mila metri più in alto della normale altitudine di crociera.
Si calcola che il velivolo – con 23 mila ore di volo alle spalle – sia precipitato qualche decina di chilometri a est dell’isola di Belitung, a metà strada tra le grandi isole di Sumatra e del Borneo. L’Indonesia ha da subito inviato una task force di aerei e navi nella zona, che è stata presto coadiuvata anche da Singapore, Malaysia e Australia. Con il calare del buio, e con una visibilità già scarsa in precedenza, le ricerche sono state però interrotte fino a domattina. Il ministro dei trasporti di Singapore ha intanto fatto sapere che al momento non è stata trovata nessuna traccia dell’aereo, smentendo alcune voci non verificate che parlavano di primi ritrovamenti. “Per il momento non abbiamo purtroppo altre informazioni sulla situazione dei passeggeri e dei membri d’equipaggio a bordo”, ha riferito la compagnia aerea. Secondo la lista delle nazionalità pubblicata dalla compagnia aerea sulla propria pagina Facebook a bordo dell’aereo AirAsia non risultano italiani: i 155 passeggeri – tra cui 16 bambini e un neonato – e i sette membri dell’equipaggio erano quasi tutti indonesiani, a parte tre sudcoreani, un britannico, un francese (il co-pilota), un singaporeano e un malese.
Il maltempo è considerato la prima possibile causa della scomparsa dai radar dell’aereo. Ma non è esclusa l’ipotesi terrorismo. Il 24 dicembre l’ambasciata americana a Jakarta aveva diffuso una nota di allerta per “minaccia terrorismo durante le feste di Natale e del nuovo anno”. Il comunicato diffuso dalla rappresentanza diplomatica statunitense invita i cittadini a fare particolare attenzione per chi sta effettuando viaggi in Indonesia, in particolare nei luoghi più affollati come “nightclub, bar, ristoranti, alberghi internazionali, aeroporti e luoghi di preghiera, poiché dei terroristi hanno pianificato in precedenza attacchi in luoghi del genere e potrebbero farlo di nuovo”. Nessuna particolare attenzione ai voli diretti o provenienti dalle isole asiatiche, anche se l’ambasciata sottolinea l’incremento dell’attività terroristica in tuta l’area.
Sono ore di angoscia per amici e parenti delle 162 persone a bordo del volo QZ8501 che, in attesa di notizie sulla sorte dei loro congiunti, sono stati accolti in una saletta a loro riservata nello scalo di Changi a Singapore. Su Twitter si moltiplicano i messaggi dei familiari dei passeggeri che invitano a pregare per i propri congiunti. “Sii forte, Air Asia. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con le famiglie e gli amici delle persone a bordo del QZ8501”: questo il tweet postato dalla Malaysia Airlines.
Quello di oggi è solo l’ultimo episodio che ha coinvolto il trasporto aereo malese nell’ultimo anno. La stessa Malaysia Airlines ha perso due jet con un totale di 537 persone tra passeggeri ed equipaggio ed è stata aspramente criticata per la gestione delle sue comunicazioni durante l’emergenza. Il primo incidente risale allo scorso 8 marzo quando il volo MH370 Kuala Lumpur-Pechino sparì senza essere mai ritrovato: si crede che abbia finito la sua corsa nell’Oceano Indiano dopo un misterioso cambio di rotta. Il 17 luglio, un altro volo della Malaysia Airlines partito da Amsterdam con destinazione Kuala Lumpur precipitò nell’Ucraina orientale, abbattuto da proiettili non ancora identificati, probabilmente sparati dai ribelli filo-russi. Il governo di Kuala Lumpur è intervenuto nazionalizzando la compagnia nazionale malese, sull’orlo del collasso economico.
“Cari fratelli e sorelle, il mio pensiero va, in questo momento, ai passeggeri dell’aereo malese scomparso mentre era in viaggio tra Indonesia e Singapore, come pure ai passeggeri delle navi in transito nelle ultime ore nelle acque del mare Adriatico coinvolte in alcuni incidenti”, queste le parole di Papa Francesco all’Angelus. “Il mio peggior incubo”, così Tony Fernandes, amministratore delegato di Air Asia, ha definito su Twitter la scomparsa del volo QZ8501.