Le figure affrescate dalla compagnia Gli Omini, nell’insieme di scene assemblate ne “La Famiglia Campione”, hanno il sapore della miseria e della ferocia, dell’impotenza e della rassegnazione. Da molto tempo aspettavamo questa sorta di sunto delle loro molteplici “Tappa” su e giù per l’Italia a intervistare gli abitanti di piccoli comuni e riportare le loro storie sul palco, descrivere e raccontare i borghi, i paesi e le frazioni attraverso le voci, con piglio antropologico e giornalistico, sociologico e storico-analitico, della popolazione locale.
E’ un frullato del peggio ascoltato e visto, rielaborato e centrifugato. Il gruppo pistoiese, nel suo amplomb serafico, con la sua classica distanza dalle cose e neutralità disarmante, ci porta sul piatto un quadro della famiglia italiana cattocomunista distrutto, sfasciato, minato fin nelle basi. Cade in frantumi la vecchia idea del padre-madre-nonni-figli. Soprattutto quando questi abitano sotto lo stesso tetto, come nel caso della Famiglia Campione.
Campione proprio perché, sarcasticamente, non può essere presa ad esempio come migliore nel suo genere, campione perché in statistica il termine indica “un sottoinsieme di una definita popolazione individuato in essa in modo da consentire, con margini di errori contenuti, la stima di determinati valori dell’intera popolazione”. Ecco che i Campione sono la moderna (anche se il gusto è vintage e retrò, di polvere senza stelle all’odore di minestrone) “Casa Gori” descritta con puntiglio e perfidia da Alessandro Benvenuti ed Ugo Chiti.
Un’unione forzata (causa principalmente il vil denaro) sotto le stesse quattro mura di più generazioni con ambizioni e fallimenti, prospettive (poche per tutti) e idee sul mondo completamente differenti. C’è un sapore di grettezza (intellettiva e culturale prima che monetaria) nell’aria, nei gesti, in queste battute che si lanciano addosso come coltelli per ferirsi o per difendersi, per proteggere il loro spazio vitale, l’ossigeno conquistato. C’è patologia e paradosso, malattia e depressione (ma si ride di gusto, di testa, di pancia e con ogni altro organo interno): attorno all’unico personaggio che non proferisce parola, la figlia minore (sorta di Godot, Giulia Zacchini che collabora anche alla drammaturgia) che ha deciso da settimane di chiudersi in bagno e rifiutare il contatto con i membri parentali, gli altri coinquilini consanguinei si fermano, discutono, si azzannano ferocemente, si mordono, si bestemmiano addosso come farebbe soltanto il Cioni Mario di “Berlinguer ti voglio bene”, si scannano, si accusano, si insultano con crudeltà.
Due panchine a vista ai lati della porta (ci hanno ricordato quella dell’“Amleto a pranzo e a cena” di Oscar De Summa) dove avvengono, di schiena, i cambi a vista di abbigliamento, postura, dei tic per entrare in azione come un nuovo personaggio. Sono tre gli Omini (superbo Francesco Rotelli soprattutto nelle vesti dell’ex marito con i suoi “gileini”, eversivo Luca Zacchini, con trasporto Francesca Sarteanesi) ma qui si moltiplicano come Gremlins e diventano una sporca dozzina. Si vomitano le crisi e le frustrazioni, quella voglia, e insieme paura, di andare, quel restare senza amore, quell’odio per la stessa faccia che vedono nello specchio ogni mattina, per quella mancanza di sogni e panorami.
Hanno sempre galleggiato con astio e rancore verso quei legami-zavorra, con quella lentezza che fa sembrare tutti i giorni uguali, quelle giornate che scippano la gioia degli occhi e trafugano la voglia di cambiamento. Lo spleen li attanaglia per le caviglie e li trascina nella melma delle sabbie mobili impossibilitati a lasciarsi andare, incapaci di volersi bene. Parlano di medicine da prendere con l’enfasi delle sale d’aspetto, sono indecisi e irrisolti, falliti in questa continua guerriglia costellata di piccole scaramucce, attacchi al veleno, cattive abitudini stantie; sono senza più ritegno, con i desideri sepolti nel cassetto di una normalità ormai avariata. Sono sgrammaticati come solo può esserlo la grettezza senza salvezza, parlano di cibo, per riempire la pancia rimanendo insoddisfatti perché non riescono a vedere un futuro diverso da quello che stanno vivendo.
Ecco non vivono ma trascorrono, non prendono ma perdono, vivacchiano, temporeggiano dentro la bolla di vetro (come pesci nell’acquario) di quella casa-recinto che sarà la loro tomba, seppellendosi quando erano ancora in vita. Anaffettivi bergmaniani, sembra non provino sentimenti, che questi si siano azzerati nel tempo di questa convivenza che li ha ridotti a un ammasso di chiacchiere su dentiere e flebo, arteriosclerosi e detti popolari e rosari: in poche parole lo schifo della vita. “Voglio andar via” cantava Claudio Baglioni, prima di tirarsi gli zigomi. “Mare mare mare voglio annegare, portami lontano a naufragare, via via via da queste sponde, portami lontano sulle onde”, rispondeva Franco Battiato quando ancora si faceva la barba con il rasoio elettrico.
Altre date: 6 febbraio Inauditorium, Orbetello (Grosseto), 14 febbraio al Teatro Alice Zeppilli di Pieve di Cento (Bologna), 14 marzo al Teatro di Bucine (Arezzo), 20 marzo al Teatro delle Arti di Lastra a Signa (Firenze).
Tommaso Chimenti
Critico teatrale
Cultura - 28 Dicembre 2014
Teatro, ‘La Famiglia Campione’: generazioni e frustrazioni a confronto
Le figure affrescate dalla compagnia Gli Omini, nell’insieme di scene assemblate ne “La Famiglia Campione”, hanno il sapore della miseria e della ferocia, dell’impotenza e della rassegnazione. Da molto tempo aspettavamo questa sorta di sunto delle loro molteplici “Tappa” su e giù per l’Italia a intervistare gli abitanti di piccoli comuni e riportare le loro storie sul palco, descrivere e raccontare i borghi, i paesi e le frazioni attraverso le voci, con piglio antropologico e giornalistico, sociologico e storico-analitico, della popolazione locale.
E’ un frullato del peggio ascoltato e visto, rielaborato e centrifugato. Il gruppo pistoiese, nel suo amplomb serafico, con la sua classica distanza dalle cose e neutralità disarmante, ci porta sul piatto un quadro della famiglia italiana cattocomunista distrutto, sfasciato, minato fin nelle basi. Cade in frantumi la vecchia idea del padre-madre-nonni-figli. Soprattutto quando questi abitano sotto lo stesso tetto, come nel caso della Famiglia Campione.
Campione proprio perché, sarcasticamente, non può essere presa ad esempio come migliore nel suo genere, campione perché in statistica il termine indica “un sottoinsieme di una definita popolazione individuato in essa in modo da consentire, con margini di errori contenuti, la stima di determinati valori dell’intera popolazione”. Ecco che i Campione sono la moderna (anche se il gusto è vintage e retrò, di polvere senza stelle all’odore di minestrone) “Casa Gori” descritta con puntiglio e perfidia da Alessandro Benvenuti ed Ugo Chiti.
Un’unione forzata (causa principalmente il vil denaro) sotto le stesse quattro mura di più generazioni con ambizioni e fallimenti, prospettive (poche per tutti) e idee sul mondo completamente differenti. C’è un sapore di grettezza (intellettiva e culturale prima che monetaria) nell’aria, nei gesti, in queste battute che si lanciano addosso come coltelli per ferirsi o per difendersi, per proteggere il loro spazio vitale, l’ossigeno conquistato. C’è patologia e paradosso, malattia e depressione (ma si ride di gusto, di testa, di pancia e con ogni altro organo interno): attorno all’unico personaggio che non proferisce parola, la figlia minore (sorta di Godot, Giulia Zacchini che collabora anche alla drammaturgia) che ha deciso da settimane di chiudersi in bagno e rifiutare il contatto con i membri parentali, gli altri coinquilini consanguinei si fermano, discutono, si azzannano ferocemente, si mordono, si bestemmiano addosso come farebbe soltanto il Cioni Mario di “Berlinguer ti voglio bene”, si scannano, si accusano, si insultano con crudeltà.
Due panchine a vista ai lati della porta (ci hanno ricordato quella dell’“Amleto a pranzo e a cena” di Oscar De Summa) dove avvengono, di schiena, i cambi a vista di abbigliamento, postura, dei tic per entrare in azione come un nuovo personaggio. Sono tre gli Omini (superbo Francesco Rotelli soprattutto nelle vesti dell’ex marito con i suoi “gileini”, eversivo Luca Zacchini, con trasporto Francesca Sarteanesi) ma qui si moltiplicano come Gremlins e diventano una sporca dozzina. Si vomitano le crisi e le frustrazioni, quella voglia, e insieme paura, di andare, quel restare senza amore, quell’odio per la stessa faccia che vedono nello specchio ogni mattina, per quella mancanza di sogni e panorami.
Hanno sempre galleggiato con astio e rancore verso quei legami-zavorra, con quella lentezza che fa sembrare tutti i giorni uguali, quelle giornate che scippano la gioia degli occhi e trafugano la voglia di cambiamento. Lo spleen li attanaglia per le caviglie e li trascina nella melma delle sabbie mobili impossibilitati a lasciarsi andare, incapaci di volersi bene. Parlano di medicine da prendere con l’enfasi delle sale d’aspetto, sono indecisi e irrisolti, falliti in questa continua guerriglia costellata di piccole scaramucce, attacchi al veleno, cattive abitudini stantie; sono senza più ritegno, con i desideri sepolti nel cassetto di una normalità ormai avariata. Sono sgrammaticati come solo può esserlo la grettezza senza salvezza, parlano di cibo, per riempire la pancia rimanendo insoddisfatti perché non riescono a vedere un futuro diverso da quello che stanno vivendo.
Ecco non vivono ma trascorrono, non prendono ma perdono, vivacchiano, temporeggiano dentro la bolla di vetro (come pesci nell’acquario) di quella casa-recinto che sarà la loro tomba, seppellendosi quando erano ancora in vita. Anaffettivi bergmaniani, sembra non provino sentimenti, che questi si siano azzerati nel tempo di questa convivenza che li ha ridotti a un ammasso di chiacchiere su dentiere e flebo, arteriosclerosi e detti popolari e rosari: in poche parole lo schifo della vita. “Voglio andar via” cantava Claudio Baglioni, prima di tirarsi gli zigomi. “Mare mare mare voglio annegare, portami lontano a naufragare, via via via da queste sponde, portami lontano sulle onde”, rispondeva Franco Battiato quando ancora si faceva la barba con il rasoio elettrico.
Altre date: 6 febbraio Inauditorium, Orbetello (Grosseto), 14 febbraio al Teatro Alice Zeppilli di Pieve di Cento (Bologna), 14 marzo al Teatro di Bucine (Arezzo), 20 marzo al Teatro delle Arti di Lastra a Signa (Firenze).
Articolo Precedente
Radiohead, Jonny Greenwood: “Stiamo registrando. Lavoriamo lentamente”
Articolo Successivo
Galleria sabauda negli uffici di Palazzo Reale: l’arte ‘salvata’ dagli sponsor
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
FQ Magazine
“L’ha comprata sulla spiaggia”: i dubbi di Tina Cipollari sulla borsa di lusso regalata da Giulia De Lellis a Tony Effe
Lotteria Italia 2025, ecco tutti i biglietti vincenti e dove sono stati venduti: premi da 5 milioni a 20mila euro
“Avevo 120 mila euro di debiti, ora ne guadagno 10 mila al mese facendo il dogsitter. Ecco come ho cambiato la mia vita”: la storia di Bradley
Roma, 7 gen (Adnkronos) - "Nell’anniversario del Tricolore, celebriamo con orgoglio il simbolo che da 228 anni accompagna la storia della nostra Nazione, unendo gli italiani nei momenti più importanti e ispirandoli nei traguardi comuni. La bandiera non è solo un emblema, ma il richiamo a quei valori di unità, libertà e solidarietà che hanno costruito la nostra identità e che ci guidano nel futuro". Lo scrive sui social il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Roma, 7 gen (Adnkronos) - "Nel 228esimo anniversario della proclamazione del Primo Tricolore d'Italia, ricordiamo e sottolineiamo i significati profondi della Bandiera italiana, voluta dai Costituenti quale emblema della Repubblica, e anche simbolo di pace, libertà e democrazia. È questo, oggi più che mai, un messaggio positivo al mondo, di cui il Tricolore è testimone universale, rappresentando, a livello internazionale, i principi fondamentali della nostra comunità". Lo dice il presidente della Camera Lorenzo Fontana.
Roma, 7 gen (Adnkronos) - "'La sicurezza è un problema che riguarda tutti, ma in particolare chi ha di meno. Non capire questo significa rischiare di dare ragione a quella semplificazione ingiusta che identifica la sinistra con la cosiddetta Ztl'. Walter Veltroni da incorniciare oggi sul Corriere della sera". Lo scrive sui social l'europarlamentare del Pd Giorgio Gori.
Parigi, 7 gen. (Adnkronos/Afp) - La Francia commemora oggi l'attacco jihadista compiuto dieci anni fa contro il giornale Charlie Hebdo. La nazione fu colpita nel 2015 da una serie di attentati, da quello al celebre settimanale satirico a quelli contro il teatro del Bataclan, le terrazze parigine e lo Stade de France. Quattro giorni dopo l'attacco, l’11 gennaio 2015, le manifestazioni riunirono quasi 4 milioni di persone in tutta la Francia, con molti capi di Stato e di governo che parteciparono al corteo parigino.
Le commemorazioni di oggi saranno "come ogni anno" improntate "alla sobrietà, secondo la volontà delle famiglie", ha dichiarato il municipio di Parigi. La sindaca Anne Hidalgo “renderà omaggio alle vittime” alla presenza del presidente Macron e di diversi ministri. Le commemorazioni inizieranno alle 11,30 in rue Nicolas-Appert, nell'11mo arrondissement, dove Charlie Hebdo aveva sede nel 2015. Proseguiranno su Boulevard Richard Lenoir, dove l'agente di polizia Ahmed Merabet fu ucciso dai terroristi in fuga.
Gli eventi finiranno alle 13 con un omaggio alle vittime del negozio Hypercasher Porte de Vincennes, dove quattro persone di fede ebraica, prese in ostaggio, furono uccise il 9 gennaio. Dieci anni esatti dopo il massacro che ha preso di mira la sua redazione, Charlie Hebdo ha pubblicato un numero speciale di 32 pagine. In prima pagina si definisce "indistruttibile!", con il disegno di un gioviale lettore seduto su un fucile d'assalto, che legge il giornale.
Washington, 7 gen. (Adnkronos) - Primo morto per influenza aviaria negli Stati Uniti. Il decesso è stato confermato dal Dipartimento della Salute della Louisiana. Il paziente deceduto, esposto a contatto con uccelli selvatici e da cortile non commerciali, aveva più di 65 anni e soffriva di patologie pregresse, è stato reso noto.
Il mese scorso, i Centers for Disease Control and Prevention avevano confermato che il paziente era affetto dal primo caso grave di influenza aviaria negli Stati Uniti.
"Nel caso del primo decesso correlato al virus H5N1 è una persona over 65 con patologie pregresse, però credo che la cosa più importante è che questo paziente non si è contagiato con i bovini ma con un animale da cortile. Una situazione molto diversa rispetto ai casi tra gli operatori degli allevamenti da bovini da latte. L'influenza aviaria in Usa è oggi un problema con 60 casi nel 2024 e un primo decesso nel 2025. Per fortuna non c'è stato ancora un caso di trasmissione interumana ma prima o poi arriverà. Questo nuovo anno rischia di essere quell'aviaria", ha detto all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova.
(Adnkronos) - L’assicurazione contro gli infortuni in ambito domestico, istituita dalla legge 493 del 1999, è obbligatoria per tutte le persone di età compresa tra i 18 e i 67 anni che, a titolo gratuito e senza vincolo di subordinazione, si occupano della cura della propria casa e dei propri familiari in modo abituale ed esclusivo.
Modalità di iscrizione o di rinnovo. La polizza può essere attivata in qualsiasi momento; per chi è già iscritto, la scadenza per il rinnovo è fissata al 31 gennaio 2025. Il pagamento può essere effettuato facilmente online tramite il servizio PagoPA, e se il versamento avviene entro la scadenza, la copertura decorre dal 1° gennaio. Se il pagamento è in ritardo, la polizza partirà dal giorno successivo al versamento.
L’iscrizione avviene esclusivamente tramite i servizi online dell’Inail, a cui è possibile accedere tramite credenziali Spid, Cie o Cns. La polizza ha validità dal giorno seguente al pagamento del premio.
Il costo dell’assicurazione è di soli 24 euro all’anno, deducibile fiscalmente, e a carico dello Stato per le famiglie a basso reddito.
Tramite i servizi telematici è possibile, inoltre, visualizzare sia la situazione assicurativa con i pagamenti effettuati, sia scaricare il certificato annuale di iscrizione per ogni finalità di legge.
La tutela assicurativa. La polizza ha lo scopo di tutelare gli assicurati contro gli infortuni domestici, ossia gli eventi accidentali, non intenzionali, che si verificano nell’abitazione o nelle sue pertinenze, come giardini, balconi, cantine, soffitte e anche le aree comuni del condominio, durante lo svolgimento di attività domestiche. La protezione si estende anche alle piccole riparazioni fai-da-te e alla cura degli animali domestici, come cani, gatti, pappagallini, conigli, criceti, ecc., che fanno parte integrante della vita familiare.
È considerata al pari dell’abitazione in cui dimorano l’assicurato e la sua famiglia anche la casa in affitto in cui si trascorrono le vacanze, purché si trovi sul territorio nazionale.
Le prestazioni offerte dall’assicurazione. La polizza prevede diverse prestazioni che comprendono una rendita diretta, che oscilla da un minimo di 119,23 euro a un massimo di 1.454,08 euro, per inabilità permanente al lavoro pari o superiore al 16%; una prestazione una tantum rivalutabile, attualmente pari a 337,41 euro, per infortuni che comportano un’inabilità permanente compresa tra il 6% e il 15%, e una rendita ai superstiti in caso di morte dell’assicurato, dell’importo massimo di 1.454,08 euro.
Per gli infortuni domestici, con esito mortale, è prevista anche l’erogazione a favore dei superstiti, o di chiunque dimostri di aver sostenuto le spese funerarie, di un assegno una tantum di 12.240,00 euro, e un’ulteriore prestazione una tantum a carico del Fondo vittime gravi infortuni. Ai titolari di rendita per inabilità permanente assoluta al 100%, che versano in condizioni particolarmente gravi è corrisposto l’assegno mensile per l’assistenza personale continuativa (APC), pari ad euro 667,12.
Per ulteriori informazioni e chiarimenti sui requisiti di assicurazione e sulle modalità di iscrizione e pagamento del premio si può: chiamare il contact center Inail, dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 18.00, raggiungibile esclusivamente al numero 06.6001, disponibile sia da rete fissa sia da rete mobile secondo il piano tariffario del gestore telefonico di ciascun utente; consultare il sito www.inail.it > Attività e servizi > Assicurazione > Assicurazioni speciali > Lavoro domestico, ove troverà tutti i documenti e le indicazioni relative all’assicurazione.
Ci si può anche rivolgere a una qualsiasi sede Inail o inviare un’e-mail ad una delle seguenti associazioni delle casalinghe: Obiettivo famiglia/Federcasalinghe: federcasalinghe.segreteria@gmail.com ; Movimento italiano casalinghe-Moica: moicanazionale@moica.it; Sindacato casalinghe lavoratrici europee-Scale Ugl: scale@ugl.it .
Per inoltrare specifiche richieste, anche in relazione alle modalità di accesso e di utilizzo ai servizi online, e per richiedere assistenza, si può utilizzare il canale di accesso telematico ‘Inail risponde’ presente sulla barra blu del portale www.inail.it e raggiungibile alla voce ‘Supporto’.
Roma, 7 gen. - (Adnkronos) - "Al di là della bontà dei risultati e dei numeri attuali, in Italia per Hyundai il tema importante da affrontare è il posizionamento del marchio che nasce nel suo stesso DNA, ossia quello del 'value for money', il miglior prodotto possibile ad un prezzo corretto". Lo sottolinea all'Adnkronos Francesco Calcara, da pochi mesi presidente e ceo di Hyundai Motor Company Italy, riconoscendo che "probabilmente negli anni scorsi quello che è mancato è stata l'evoluzione del brand". "Dobbiamo comunicare valori di brand: oggi, probabilmente, esiste una percezione che i modelli Hyundai siano ancora acquistati per la bontà del prodotto. Ad esempio, molti comprano il nostro SUV Tucson non tanto perché è Hyundai, ma perché è Tucson. Questo è il grande lavoro che dobbiamo fare attorno al brand. Dobbiamo partire da una base solidissima che è il prodotto, ma spiegando cosa è Hyundai, come brand, quali caratteristiche lo distinguono, per collocarlo correttamente nella testa delle persone".
Calcara - come gli altri top manager dell'automotive - è consapevole delle sfide che derivano dall'elettrificazione ma - ricorda - "in Hyundai vantiamo una varietà di gamma incredibile, potendo offrire modelli che vanno dal segmento A al segmento D-SUV, prodotti con cui copriamo oltre l’80% delle richieste del mercato. Abbiamo una varietà di gamma che viene amplificata anche da un’ampiezza di motorizzazioni, di alimentazioni: noi siamo l’unico gruppo ad oggi al mondo che ha, compreso il GPL, ben otto motorizzazioni, che vanno dal benzina al Diesel, poi il mild hybrid, il full hybrid ed il plug-in hybrid, per arrivare al full electric (in cui possiamo vantare una tecnologia al vertice del mercato, la rete a 800 Volt) e infine l’idrogeno, ambito in cui abbiamo il primato di aver introdotto per primi un modello di serie con questa alimentazione, nel 2013".
Quella dell’idrogeno, aggiunge, è "una vera punta di diamante di Hyundai, perché deteniamo la più alta quota di mercato del mondo, non solo per le vetture, ma anche per veicoli industriali. Dal punto di vista tecnologico, Hyundai è più che pronta a qualsiasi tipo di sfida nel rispetto delle regolamentazioni che vanno oggi verso il mondo delle plug-in hybrid e dell’elettrico".
Il manager sottolinea come "al di là del prezzo, il tema principale per Hyundai è di introdurre finalmente delle auto da uso quotidiano per affrontare la giungla delle città nel massimo confort e sicurezza possibili. Con l’aggiunta di una propulsione che moltissimi ritengono essere l’ideale per questo tipo di utilizzo, vale a dire l’elettrico. Un’auto senza vibrazioni, con molto meno rumore di un’auto a motore termico, che non emette smog e con una reattività al pedale dell’acceleratore fondamentale per sgusciare al meglio nelle condizioni di traffico più congestionato".
"Tutto ciò - spiega - per noi si chiama Inster, il nostro nuovo city SUV che può percorrere fino a 500 Km in ambito urbano con una sola carica (fino a 370 km nel ciclo combinato WLPT, ndr), una autonomia che ti può permettere di ricaricare la tua auto probabilmente una volta alla settimana. Un’auto giusta per viaggiare in città, ma non solo, vista l’autonomia fino a ieri impensabile per una vettura compatta, con una abitabilità incredibile rispetto alle dimensioni esterne (appena 3,83 metri di lunghezza), peraltro nettamente inferiori alla concorrenza, il che significa incredibile agilità e facilità di parcheggio. Un’auto con una tecnologia ripresa dal resto della gamma Hyundai e una qualità sconosciuta ai più. Un modello che noi definiamo 'Made for Italy', perché calza a pennello sulle esigenze dei clienti italiani, attenti anche allo stile, ambito in cui Inster si distingue fortemente grazie alla sua personalità. Come prezzo, Inster è stata posizionata sotto i 25.000 euro, un valore incredibilmente vicino (se non coincidente) a molte concorrenti con motore tradizionale ma che permetterà a molti di avvicinarsi a questa alimentazione che rappresenta un vero salto quantico nella mobilità delle persone. Ben sapendo che, chi ha scelto una elettrica, difficilmente torna indietro. Per far capire i vantaggi di questa incredibile opportunità che abbiamo davanti sarà però necessario raccontarla bene ai tanti potenziali clienti che già oggi possono esser pronti al passaggio, ma magari ancora non ne hanno preso consapevolezza".
Inevitabile affrontare il nodo della concorrenza cinese verso la quale - spiega Calcara - "ho grande rispetto, ma non timore. Rispetto perché ora il gap tecnologico è ampiamente colmato, non timore perché conosco bene ciò che può vantare oggi Hyundai in tema di tecnologie e di alimentazioni. Sicuramente l'elettrico ha appiattito un po’ la differenziazione dei prodotti e dei brand tra di loro. Oggi le vetture rischiano di essere un po' tutte uguali, mentre quello che fa la differenza oggi è il valore del brand, la customer experience, l’assistenza, la gestione dei ricambi e la gestione dei clienti a 360°".
"I cinesi - riconosce - si stanno evolvendo se parliamo solo di full electric, hanno una grande flessibilità e velocità di reazione di cambiare ed adeguarsi a nuovi piani industriali". Questo approccio - aggiunge - "da un punto di vista strategico potrebbe essere un tema importante da affrontare, non tanto per Hyundai, ma soprattutto per i molti costruttori europei che per storicità non hanno questa velocità di esecuzione".
Guardando al 2025 e alla forniutura di soluzioni di mobilità smart, il Ceo di Hyundai Italia sottolinea la volontà di "replicare per certi aspetti quello che vediamo nel paese di origine, come la robotica, l'intelligenza artificiale e la simbiosi tra le due. Come Hyundai siamo già presenti, ad esempio, con dei robotaxi a San Francisco e di fatto il nostro Gruppo non sarà più un produttore di veicoli, ma diventerà un vero provider di mobilità sostenibile e, perché no, anche un po’ premium" che è - ricorda - un concetto legato "non solo al posizionamento del prezzo ma anche alla qualità del servizio che offri" con una offerta che per l'anno appena iniziato "sarà sempre più centrata sulle esigenze del cliente e costruito ad hoc per il nostro utente".
"Come Hyundai - conclude - noi puntiamo al concetto di 'Progress for Humanity': a parte il settore automotive, siamo impegnati in tantissimi campi tra cui la robotica, l’intelligenza artificiale, con aziende come Boston Dynamics, al 100% di proprietà di Hyundai, elementi che fanno capire come il nostro brand si stia posizionando come un Gruppo non solo in ambito automobilistico, ma anche nel campo della tecnologia e dell’innovazione che rappresentano il vero progresso per l'umanità".