Un adolescente palestinese è stato ucciso dal fuoco dei soldati israeliani mentre lanciava pietre contro i veicoli dell’Idf, le forze di difesa di Tel Aviv. Il fatto, confermato da una portavoce dell’esercito alla Reuters, è avvenuto all’incrocio di Tapuach, a Nablus (West Bank). Quello di lunedì è il secondo giorno di scontri e tensioni in Palestina tra manifestanti e militari israeliani.
Domenica, le proteste organizzate da Hamas si sono concentrate in varie località della Striscia di Gaza. La folla protestava contro la decisione di Israele di chiudere il valico di Erez, a nord della Striscia. Il passaggio, assieme a quello già chiuso di Rafah, al confine con l’Egitto, è tra i pochi dai quali possono transitare viveri e beni primari destinati alla popolazione che, con i blocchi che si sono susseguiti, si trova senza cibo e acqua. I valichi, però, sono spesso usati anche dai guarriglieri di Hamas per ricevere rifornimenti alimentari, ma anche armi. Per questo motivo, Israele e l’Egitto hanno deciso di chiudere i passaggi e isolare così i combattenti pro-Palestina.
Le proteste di ieri hanno raggiunto il massimo della tensione quando, riferiscono fonti dell’esercito di Tel Aviv, un gruppo di circa 40 manifestanti si è riunito nei pressi del valico di Erez, proprio per protestare contro la decisione di chiudere il passaggio, e intonare cori contro l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), presieduta da Abu Mazen, e lo Stato ebraico. Alla vista dei soldati, i manifestanti, tra i quali era presente anche il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, hanno iniziato a lanciare pietre contro gli uomini dello stato ebraico in servizio al valico. Dopo un primo avvertimento, con spari in aria, i militari hanno mirato alle gambe dei manifestanti. Non si hanno ancora notizie ufficiali su eventuali feriti e sulle loro condizioni, anche se si parla di un uomo che sarebbe stato colpito dai proiettili israeliani.
Anche Hamas ha deciso di mostrare la sua avversione al processo di distensione promosso dall’Anp, in collaborazione con il movimento dei Kibbutzim. Per domenica era stato organizzato il viaggio di 37 orfani gazawi dell’ultimo conflitto tra Israele e Gaza, durante il quale i bambini tra i 5 e i 12 anni avrebbero incontrato anche Abu Mazen. Dopo un primo assenso, i miliziani che controllano la Striscia hanno deciso di impedire agli orfani di attraversare il confine. “In Israele – ha spiegato un portavoce dei miliziani armati – (i bambini, ndr) sarebbero stati sottoposti al lavaggio del cervello. Volevano far dimenticare loro la causa palestinese. Dobbiamo opporci alla normalizzazione col nemico”.
Le proteste e le violenze degli ultimi giorni arrivano proprio quando la Palestina, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Wafa che cita responsabili palestinesi, presenta al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, lunedì 29 dicembre, la versione definitiva della risoluzione. Nel documento si chiede la fine dell’accordo di pace con Israele entro un anno e lo stop all’occupazione dei Territori entro il 2017, con una ripresa dei negoziati che, sperano da Ramallah, porti a un accordo sulla soluzione dei due stati, con i confini del 1967 e capitale Gerusalemme est.