La battaglia tra il gigante e il mare in burrasca si è risolta poco prima delle 8, quando anche il vento e la pioggia hanno dichiarato un attimo di tregua. Il muso della Spirit of Piraeus si è affacciato al molo 11 del porto di Bari accolto da un timido sole che, per un attimo, ha dato il benvenuto facendo capolino tra le nubi dopo una notte in cui il maltempo ha tenuto sotto scacco il mercantile alto 42 metri e i 49 naufraghi della Norman Atlantic ospiti a bordo. Infreddoliti, stanchi ma “in buone condizioni di salute”, come confermato dal prefetto del capoluogo pugliese Antonio Nunziante, i primi passeggeri del traghetto andato in fiamme al largo delle coste albanesi hanno potuto tirare un sospiro di sollievo a circa 28 ore dall’incidente. Terraferma, finalmente.
È negli occhi persi, nei volti pallidi, nelle braccia strette al petto che si intuisce la portata della tragedia. Sul pullman dei vigili del fuoco che li trasporta nel centro di primo soccorso allestito presso il terminal crociere, salutano da dietro i vetri appannati. Dopo le visite, un tedesco avvolto in un plaid sussurra: “E’ stato terribile, abbiamo avuto paura di morire. Erano disorganizzati, eravamo più calmi noi”. Mentre un cittadino turco abbraccia il fratello, si scioglie in un sorriso incrociandone gli occhi e poi torna serio. Ripercorre il film della tragedia e dice di aver “visto 4 morti”. Il prefetto Nunziante non conferma: “Chiedete a Roma, qui sta procedendo tutto per il meglio”. Poi però è arrivata la conferma sia dal governo di Atene sia dal presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Una decina di persone esce in barella, avvolta dalle coperte termiche e protetta dal cordone di polizia e carabinieri. Non hanno nulla di grave ma si accendono comunque le sirene e il suono vola nell’aria con le raffiche di vento che continuano a sferzare la Puglia accompagnando la loro ultima tappa verso gli ospedali della città. Attimi in cui l’ansia si scioglie e le forze vengono meno, certi che il peggio sia passato.
Sembrava fatta già a mezzanotte, quando la grossa sagoma della nave era arrivata alle porte di Brindisi lottando contro il mare forza 8. I 25 greci, 5 italiani e poi georgiani, afgani, iracheni, canadesi e siriani a bordo hanno però visto allungarsi di ore la fine del dramma iniziato alle 4.30 di domenica 28 mentre facevano rotta su Ancona. Assenti i rimorchiatori del porto brindisino, tre impegnati nel tentativo di salvare la Norman Atlantic e uno in servizio a Crotone, sono intervenute le pilotine ma i tentativi di salire a bordo per guidare la nave sono risultati inutili, mentre nel terminal passeggeri di Brindisi la protezione civile aveva già predisposto il piano di primo soccorso. Troppo alte le onde, troppo rischioso l’avvicinamento alle banchine. Dopo aver girato in tondo, la nave ha girato la prua verso nord, puntando Bari.
Che la situazione fosse ormai irreparabile lo si è capito attorno alle 2, quando i responsabili dell’intervento hanno comunicato che la Spirit of Piraeus non avrebbe ormeggiato in città. Il pilota si è infortunato cercando di salire a bordo, il vice ha avuto difficoltà: “Le condizioni meteo sono pessime. Hanno provato più volte, fino a quando non è stata presa la decisione di far rotta su Bari”, dice il presidente dell’Autorità Portuale brindisina Hercules Haralambides a notte fonda. Si sgonfiano le tende e si richiudono i letti. I mezzi arrivati da tutta la provincia ripartono lentamente a sirene spente. I 49 naufraghi continuano il loro viaggio della speranza verso il porto di Bari. Due ore più tardi il mercantile è al largo di Mola, mentre al molo 11 del capoluogo pugliese le sirene dei soccorritori iniziano a illuminare la zona di blu. È una corsa contro il tempo dal finale ancora incerto. “Due rimorchiatori proveranno a trainare la nave. La possibilità di riuscita della manovra è attorno al 90 per cento. Potrebbe essere dirottata su Manfredonia”, sussurrano i primi accorsi sul posto mentre il maestrale soffia potente e gonfia il mare. Alle 7.30 il secondo rinvio è scongiurato. Un ragazzo albanese attende dietro il cancello del molo l’arrivo del cognato. “Sta bene, l’ho sentito poco fa. È finita”. Accenna un sorriso, tira su il cappuccio e chiude le spalle per proteggersi dal freddo, come i gabbiani in fila indiana sul grande spiazzo poco più in là. I re del mare hanno abdicato al maltempo, almeno i primi naufraghi giunti a terra possono dire d’averlo battuto.