“Vorrei una Chiesa povera, per i poveri”, dice Papa Francesco. Poche parole, apparentemente anacronistiche in una società che promette tutele ai più deboli solo a condizione che la ricchezza prodotta per i più forti torni ad aumentare.
Vorrei una Chiesa povera, per i poveri. Un annuncio che suona stonato in un paese che scommette ogni anno oltre 87 miliardi di euro tra videopoker e lotterie. E che finge di indignarsi se i suoi giovani bivaccano svogliati nei centri scommesse piuttosto che nelle librerie ormai ridotte a riserva naturale.
Vorrei una Chiesa povera, per i poveri. Chissà se i 60 miliardi di euro che l’azienda “corruzione Italia” produce approverebbe questo invito. Siamo certi che il cinque per 100 degli italiani che negli ultimi anni hanno visto crescere i loro patrimoni l’esortazione di Bergoglio deve apparire incomprensibile.
Vorrei una Chiesa povera, per i poveri. Eppure nel 2014 le spese per gli armamenti sono arrivati ad oltre 18 miliardi di euro. E le previsioni per il 2015 sono promettenti (!) con ulteriori investimenti in armi da distruzione e la prospettiva del terrorista sempre pronto a seminare il panico sotto casa.
Vorrei una Chiesa povera, per i poveri. Ha proprio ragione Papa Francesco quando invoca stili di vita sobri per i suoi presbiteri. Che delusione quando si accorgerà che anche un gesto gratuito come la sua prossima prima visita pastorale a Napoli il 21 marzo ha visto la giunta regionale della Campania stanziare con una apposita proposta di legge ben 200.000 euro a favore della Curia arcivescovile di Napoli.
Vorrei una chiesa povera, per i poveri. 200.000 euro per la giornata che papa Francesco trascorrerà a Napoli rappresentano alla luce di quanto detto finora una assurda oblazione che una politica lontana dai diritti dei poveri mostra di voler riservare ad una chiesa che vuole farsi povera.
Con grande entusiasmo potremmo costruire in rete con decine di associazioni, parrocchie e migliaia di volontari una accoglienza adeguata allo stile del primo Papa che ha scelto per sé il nome del poverello di Assisi. Forse il 21 marzo prossimo compariranno meno fiori intorno al palco e lungo le strade di Napoli che Papa Francesco percorrerà ma quelli che si vedranno saranno i fiori dei napoletani e non quelli delle “indulgenze”della politica.
Ovviamente siamo fiduciosi che il vescovo di Napoli restituirà al mittente i soldi. Ed inviterà i consiglieri regionali ad autotassarsi per preparare una dignitosa accoglienza ad uno straordinario Papa.