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Dal rapimento dei coloni a Protective Edge, il 2014 di sangue della Striscia di Gaza

Il 14 giugno tre giovani coloni israeliani vengono rapiti a Hebron, nei Territori palestinesi. In poche ore il governo guidato da Benjamin Netanyahu mette in campo migliaia di uomini per la ricerca dei coloni. In meno di una settimana oltre 500 palestinesi, in buona parte legati ad Hamas, vengono arrestati. I corpi dei tre coloni vengono ritrovati solo due settimane dopo. Ricostruendo la vicenda i media europei vengono a conoscenza che Israele sapeva della morte dei tre coloni già dopo poche ore dal rapimento.

La situazione è molto tesa in Cisgiordania, ma anche a Gerusalemme dove il 4 luglio viene ritrovato il corpo carbonizzato di un tredicenne arabo israeliano. Ben presto si scoprirà che a uccidere il giovane sono stati tre coloni. Durante il funerale iniziano gli scontri. Hamas lancia alcuni razzi verso Israele, Tel Aviv bombarda la Striscia. Quattro giorni più tardi comincia l’operazione militare dell’esercito israeliano denominata Protective Edge (Margine Protettivo). I bombardamenti israeliani continueranno senza sosta fino a inizio agosto. Hamas risponde con razzi e attentati contro basi militari in territorio israeliano.

L’Egitto tenta di mediare per trovare un accordo tra le parti. Vengono firmate diverse tregue, ma sembra non esserci la capacità di arrivare a un cessate il fuoco duraturo. L’esercito israeliano entra in forze all’interno della Striscia, questo provoca centinaia di migliaia di rifugiati e rende molto più cruenta la lotta. Hamas, dopo aver subito i bombardamenti per settimane, combatte ora per le strade contro i soldati di Tel Aviv.

Il 26 agosto Israele e Hamas arrivano a un accordo, sempre attraverso la mediazione egiziana. Sono morti oltre 2200 palestinesi, almeno il 70% di questi erano civili. Il movimento islamista ha ucciso 66 soldati israeliani, il bilancio più pesante per Tel Aviv tra tutte le recenti operazioni contro Hamas nella Striscia, e sette civili. La fine delle ostilità non porta però una pace che sembri duratura.

Nelle ultime settimane dell’anno il conflitto riaffiora. Diversi paesi europei riconoscono la Palestina come Stato, cosa che Israele non può accettare. Hamas viene cancellato dalla lista europea dei gruppi terroristici. Un ministro del governo di Ramallah viene ucciso dai soldati israeliani durante una manifestazione. Il governo israeliano vacilla e il premier Netanyahu decide di indire le elezioni per 17 marzo 2015, con quasi due anni d’anticipo dalla naturale fine legislatura. Alle urne si presenterà una società civile israeliana ancora più spostata a destra rispetto al voto di tre anni e che chiede a gran voce, ai propri leader politici, un’azione definitiva per cancellare Hamas da Gaza  di Cosimo Caridi

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