Vito Gamberale, ex amministratore delegato del fondo per le infrastrutture F2i, rischia un processo per aggiotaggio, cioè per aver diffuso false notizie con l’obiettivo alterare il corso del mercato. In particolare, secondo il pm di Milano Sergio Spadaro Gamberale ha commesso il presunto reato utilizzando come mezzo una lettera alla Consob in cui elencava “criticità” e “fattori di rischio” inesistenti per far saltare la quotazione a Piazza Affari della Sea, di cui F2i ha oggi il 44 per cento. Spadaro, come riferisce il Corriere della Sera, ha notificato al manager fresco di uscita dal gruppo e ai dirigenti Mauro Maia e Renato Ravasio (oltre che alla società F2i per responsabilità amministrativa) un avviso di conclusione delle indagini in cui contesta proprio i contenuti di una missiva inviata il 19 novembre 2012 all’authority per il controllo sulle società e la Borsa. In quei giorni Sea, la società di gestione degli aeroporti lombardi di Linate e Malpensa, avrebbe dovuto sbarcare sul listino, ma il 30 novembre l’offerta, caldeggiata dagli allora soci di maggioranza Comune e Provincia di Milano, fu ritirata.
Secondo i pm, che all’epoca hanno aperto un fascicolo sulla vicenda dopo aver ricevuto un esposto dalla società, a far naufragare il progetto furono le false informazioni riportate in quel documento. Gamberale e gli altri manager del fondo partecipato da Cassa depositi e prestiti, sostenevano che Sea, nel prospetto informativo, aveva nascosto dati rilevanti e potenziali rischi per gli investitori. “Omissioni inesistenti“, sostiene la procura nell’avviso resto noto dal quotidiano di via Solferino, perché “le informazioni rilevanti erano già inserite nella documentazione a disposizione del pubblico” o “di portata non significativa”.
Ma il risultato della diffusione di quella lettera fu di “alimentare l’esposizione mediatica del conflitto tra soci”, scoraggiando i potenziali investitori. Così l’offerta pubblica di vendita fallì. E dieci giorni dopo F2i, che all’epoca aveva il 29,7% di Sea, comprò dalla Provincia un ulteriore 14%, pagandolo molto meno rispetto alla base d’asta.