Secondo i magistrati contabili molte risorse vanno a finanziare voci che "hanno poco a che fare con gli investimenti". Non solo: il ministero dei Trasporti guidato da Maurizio Lupi "non riesce a svolgere appieno le funzioni attribuite dalle vigenti disposizioni". Così ricorre a soggetti privati, scelta "non in linea con i parametri di efficienza ed efficacia"
Tempi di realizzazione troppo lunghi, monitoraggio inefficace, soldi mal spesi e affidamento a privati di funzioni istituzionali che dovrebbero essere svolte dal ministero dei Trasporti. E’ il quadro che emerge dalla relazione della Corte dei conti su “monitoraggio e vigilanza dell’amministrazione statale sugli interventi per la sicurezza stradale”. Cioè i compiti affidati alla Direzione generale per la sicurezza stradale del dicastero guidato da Maurizio Lupi.
Per prima cosa, si legge nel rapporto dei magistrati contabili, “la tempistica per l’adozione degli strumenti di programmazione del settore non risulta del tutto rispettata” e “non è adeguata alle esigenze di celerità insite nella natura stessa degli interventi”. Inoltre “i singoli programmi di attuazione” del Piano nazionale per la sicurezza stradale “non hanno avuto cadenza annuale”. Anzi, tra il secondo e il terzo “sono passati ben quattro anni” e “il quarto e il quinto sono stati approvati contestualmente”. In più il numero degli interventi ultimati “risulta piuttosto contenuto rispetto a quello dei progetti ammessi a finanziamento, con una percentuale elevata di interventi mai avviati”. Cosa che dimostra le “criticità insite nel sistema in termini di farraginosità dei meccanismi di erogazione, rilevate anche dagli enti territoriali, per i quali un limite importante è stato rappresentato dalla necessità di anticipare le somme necessarie alla realizzazione degli interventi programmati, compresa la quota Stato, in presenza degli stringenti vincoli imposti alla spesa in conto capitale dal patto di Stabilità interno“. Per di più, “per quanto riguarda la natura degli interventi ammessi a finanziamento, in tutti i programmi viene precisato e ribadito che tutti i finanziamenti devono essere in conto capitale, ma andando a ben vedere (…) si rinvengono voci che sembrano aver ben poco a che fare con gli investimenti strettamente intesi”. Per esempio, chiarisce la relazione, “campagne di sensibilizzazione, formazione ed educazione alla sicurezza stradale” o “creazione di centri di monitoraggio regionali”. Senza dubbio utili e meritorie, ma impossibili da rubricare sotto la voce investimenti. E destinatarie di altre risorse a valere su altri capitoli del bilancio di previsione del ministero.
Ancora peggio, però, quel che succede a valle degli interventi per la sicurezza: “E’ mancata l’attesa ricaduta sui successivi step della programmazione degli esiti dell’attività di monitoraggio, così come previsto dal legislatore ed auspicato dal Cipe”. Una carenza che “la stessa amministrazione ammette, in modo esplicito”, citandola tra le motivazioni con cui ha emanato un bando “per l’affidamento del servizio di monitoraggio e supporto tecnico e amministrativo per l’attuazione degli interventi” a una società esterna. La gara è stata vinta dal raggruppamento di imprese formato da IT Ingegneria dei trasporti, Deloitte Consulting e Sintagma, che hanno sottoscritto con il ministero un contratto di durata triennale rinnovabile per un altro anno. Peccato che, sottolinea la Corte presieduta da Raffaele Squitieri, “nell’oggetto del contratto” siano “ricomprese una serie di attività che sembrano esulare dal monitoraggio strettamente inteso per spingersi fino allo svolgimento delle funzioni istituzionali attribuite dalle vigenti disposizioni alla Direzione generale per la sicurezza stradale”. Conclusione: “L’Amministrazione, non riuscendo a svolgere appieno le funzioni attribuite dalle vigenti disposizioni (…) ha affidato a un soggetto esterno, sebbene qualificato, il servizio di monitoraggio e supporto”. Il che “non appare in linea con i parametri di efficienza ed efficacia e neppure con il principio costituzionalmente tutelato di buon andamento dell’azione amministrativa”. Per questo, in conclusione, i magistrati sollecitano “un’approfondita riflessione circa la percorribilità di soluzioni alternative” o comunque “una diversa quantificazione e ripartizione delle competenze affidate all’esterno”.
Per fortuna, a dispetto di controlli inefficaci e risorse erogate in fortissimo ritardo i morti a causa di incidenti stradali sono diminuiti: “Alla luce degli appositi studi condotti in materia dall’amministrazione si evidenzia una notevole riduzione delle vittime da incidenti stradali, pari, in termini percentuali, al 45,6% e perciò in linea con l’obiettivo indicato dall’Unione europea”. Il dato, va detto, non è aggiornatissimo: si riferisce al 2011, quando le vittime sono state 3.860 rispetto alle 7.096 del 2001. Il calo comunque è continuato anche negli anni successivi: nel 2013 hanno perso la vita 3.400 persone.