Non è stato un anno facile per l’Emilia Romagna. Inaugurato con l’alluvione, il 2014 si è concluso con il sabotaggio delle linee dell’Alta velocità e un’intera giornata di caos per chi era in partenza per le vacanze natalizie. In mezzo pagine di politica che entreranno nella storia della regione “rossa” per eccellenza, come la fine dell’era di Vasco Errani e le elezioni con il tasso di astensionismo più alto di sempre.

Paura per Bersani
Il 2014 si apre con il ricovero di Pier Luigi Bersani, per un’emorragia celebrale. Il 5 gennaio, infatti, l’ex ministro ed ex candidato premier del Pd, ha un malore, va al pronto soccorso di Piacenza (dove abita) ma viene subito trasferito nel reparto di neurochirurgia di Parma, dove viene sottoposto a una complicata operazione. Per alcune ore si teme il peggio. Piovono messaggi di incoraggiamento dall’intero mondo politico e non. Ma i medici lavorano bene e nel giro di qualche mese Bersani si riprende senza conseguenze. Il 25 febbraio fa la sua prima apparizione alla Camera, dopo l’ischemia. Per lui gli applausi di tutta l’aula.

L’alluvione di Modena
A due anni dal terremoto, i modenesi ripiombano nell’incubo e si ritrovano di nuovo costretti ad abbandonare la propria casa. Questa volta la colpa è del maltempo, che il 20 gennaio provoca l’esondazione del fiume Secchia.

Aziende, case e campi vengono sommersi da fango e acqua. Un uomo viene inghiottito dalle acque, mentre a bordo di un gommone cerca di dare una mano a persone in difficoltà. Il suo corpo sarà ritrovato solo due settimane dopo. Il bilancio è pesantissimo: gli sfollati sono oltre 1000 e i danni stimati in centinaia di migliaia di euro.

Applausi per gli agenti di Aldrovandi
A 9 anni dalla scomparsa di Federico Aldrovandi, non c’è pace per la famiglia del 18enne morto a Ferrara, durante un controllo di polizia. A fine aprile del 2014 scoppia il caso degli applausi. Accade durante il congresso nazionale del Sap, il sindacato autonomo di polizia: per circa 5 minuti consecutivi la platea di delegati batte le mani in onore degli agenti condannati per la morte del ragazzo. Nelle ore successive, oltre a quella del ministro dell’Interno Angelino Alfano e del capo della polizia Alessandro Pansa alla madre di Aldrovandi Patrizia Moretti arriva anche la solidarietà del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che bolla la vicenda come “indegna”.

Nasce la corrente di Pizzarotti
Il 2014 per Federico Pizzarotti è l’anno dello strappo con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. A marzo la scuola dei sindaci a Parma porta a Pizzarotti la prima “scomunica” dal blog. Tanti in realtà i temi di divisione, dalle espulsioni a Roma al metodo di scelta dei candidati in Europarlamento e Regione, fino al tema dell’inceneritore mai spento e della candidatura di Pizzarotti in Provincia (poi finita in nulla) in lista con Pd e Fi. A Parma nel Movimento non sono mancati dissidi interni, tra cui la secessione di una parte di attivisti e la presa di distanza dalla maggioranza del consigliere Mauro Nuzzo. A mettere alla prova il sindaco, che nel frattempo è diventato vicepresidente dell’Anci, anche l’emergenza alluvione, su cui la Procura indaga per la tardiva comunicazione dell’emergenza. Tra le vittorie, la riduzione del debito, l’estensione della differenziata a tutta la città e l’approvazione del nuovo Statuto, motivo ufficiale del raduno che il 7 dicembre ha visto a Parma oltre 400 eletti M5s, tra cui anche espulsi e dissidenti.

Le elezioni: il dopo Delrio e il ballottaggio di Modena
A maggio, l’Emilia Romagna va al voto non solo per decidere il nuovo Parlamento europeo, ma anche per eleggere i sindaci di diverse città. Comprese Reggio Emilia e Modena, da sempre due fortini rossi. Nel primo trionfa il delfino di Graziano Delrio, Luciano Vecchi, che conquista la fascia tricolore al primo turno, con oltre il 57% delle preferenze. A Modena, invece, le cose per il Pd non vanno così bene: Gian Carlo Muzzarelli, ex assessore regionale nella giunta Errani, è costretto ad andare al ballottaggio, sfidando Marco Bortolotti, del Movimento 5 stelle. È la prima volta che in città il centrosinistra non vince al primo turno. Alla fine però non finirà come a Livorno: Muzzarelli diventerà sindaco, portando a casa il 63,1% dei voti. 

Errani condannato, fine di un’era
L’estate del 2014 scrive la parola fine sul lungo governo di Vasco Errani, presidente della Regione dal 1999. L’8 luglio la Corte d’appello di Bologna lo condanna a un anno e mezzo per falso ideologico, nell’ambito del caso Terremerse. La sentenza ribalta l’assoluzione di primo grado e getta la politica regionale nel caos. Errani infatti si dimette subito, costringendo l’Emilia Romagna ad andare al voto anticipato. 

M5s, il caso Defranceschi
Le tensioni percorrono non solo Parma ma l’intero Movimento 5 stelle regionale, uno dei gruppi più antichi ma anche più divisi. Ad alimentare lo scontro e la battaglia tra fedelissimi e dissidenti è il caso di Andrea Defranceschi, ultimo consigliere regionale rimasto dopo l’espulsione di Giovanni Favia. A settembre viene tagliato fuori dalle primarie online per le Regionali, perché indagato nell’inchiesta “spese pazze”. La sua esclusione spinge Pizzarotti e alcuni parlamentari a boicottare la campagna elettorale. Nemmeno un mese dopo, la strada di Defranceschi nei 5 stelle s’interrompe: il consigliere viene espulso a causa della condanna della Corte dei conti, per le interviste tv comprate con fondi regionali.

Unioni gay, Bologna si ribella ad Alfano
Il sindaco di Bologna Virginio Merola l’aveva annunciato dal palco del Gay Pride: “Trascriveremo i matrimoni gay contratti all’estero nei registri dello stato civile”. Tuttavia l’iniziativa, tra le prime in Italia, partita il 15 settembre, ha avuto vita breve. A ottobre il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha dato mandato alle prefetture di annullare gli atti comunali che autorizzavano le trascrizioni, sollecitando i sindaci a provvedere autonomamente. Alla circolare ministeriale Merola si è opposto fin da subito: “E’ illegittima, io disobbedisco”. A nulla, però, è valsa l’opposizione del sindaco, o le proteste di Arcigay, che contro Alfano ha lanciato la campagna #semiannullinonvale, mettendo in scena anche le nozze tra il ministro e il premier Matteo Renzi, “coniugi in un sodalizio che è costato all’Italia un sacrificio di diritti, laicità e democrazia”: il 2 dicembre la prefettura ha cancellato le trascrizioni, annullando il riconoscimento dei matrimoni che nel frattempo erano stati iscritti nel registro bolognese.

Il blitz di Salvini nel campo nomadi e l’ascesa della Lega
Novembre 2014. Mancano poche settimane alle elezioni regionali, e l’Emilia Romagna sta vivendo una delle campagne elettorali più fiacche della sua storia. Di Beppe Grillo non si vede nemmeno l’ombra (arriverà solo l’ultimo giorno), il Pd fa campagna in sordina. L’unico a spendersi è Matteo Salvini. Per giorni il segretario della Lega Nord gira in lungo e in largo la regione, per tirare la volata al candidato del Carroccio, Alan Fabbri, sindaco di Bondeno, comune terremotato del Ferrarese. La mattina di sabato 8 novembre Salvini arriva a Bologna per un sopralluogo in un’area abitata da un gruppo di sinti. Prima ancora di arrivare al campo, però, la sua Volvo viene assalita da una decina di manifestanti dei centri sociali al grido di “razzista vattene“. In pochi minuti la situazione degenera e l’autista che accompagna le camicie verdi risponde accelerando e investendo due giovani antagonisti antirazzisti. La visita alla fine salta, ma la notizia va ad occupare le cronache per giorni. [brightcove]3881858709001[/brightcove]

Regionali, vince il non voto
Il 23 novembre l’Emilia Romagna va alle urne per decidere il successore di Vasco Errani. Alla fine i pronostici vengono rispettati: vince l’ultra favorito Stefano Bonaccini, candidato presidente del Pd ed ex segretario regionale, che porta a casa il 49% dei voti. Ma i democratici hanno poco da festeggiare. C’è un altro dato infatti che sorprende e preoccupa tutti: quello sulla partecipazione. In Emilia Romagna vota il 37% degli aventi diritto, quasi la metà dell’ultima tornata elettorale, quando l’affluenza si era fermata al 68%. E’ il dato peggiore degli ultimi 50 anni. Le elezioni sono anche il punto di partenza per l’ascesa del segretario Matteo Salvini a leader del centrodestra. Con il 29,9% delle preferenze, il suo candidato, Fabbri, si piazza secondo, davanti al Movimento 5 stelle. E riesce nell’impresa di riportare il Carroccio ai numeri dei tempi d’oro. 

Le proteste sociali a Bologna
Scioperi, contestazioni, occupazioni di edifici “vuoti”: ecco la protesta sociale a Bologna nel 2014. Il 18 ottobre nel centro città, mentre il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sta per declamare una lectio magistralis sul tema del lavoro un centinaio di militanti dei centri sociali si scontrano con la polizia: 4 feriti; poche ore ed è ancora guerriglia urbana tra centri sociali e militanti di Forza Nuova con altri due feriti. Almeno una quindicina le occupazioni di abitazioni e stabili: a marzo in via De Maria occupano una quarantina di disoccupati e il collettivo Social Log; mentre nell’ex clinica Beretta entrano bandiere e chiavistelli degli attivisti di Asia-Usb; anche se è l’occupazione del dicembre 2014 con oltre 400 persone al seguito – tra cui famiglie con decine di bimbi -dell’ex stabile Telecom di via Fioravanti a rimanere impresso per quantità di occupanti e per uno sciopero estemporaneo sul “diritto alla casa” con oltre 300 partecipanti che da via Fioravanti raggiunge il centro. Diverse le contestazioni antigovernative da parte dei collettivi studenteschi: la più eclatante il 12 dicembre con i militanti di Hobo che contestano il ministro Madia: dieci denunciati. Infine oltre ai due scioperi nazionali del 12 dicembre e del 14 novembre, ecco la contestazione del terziario privato in pieno centro durante lo shopping natalizio. Scioperano tutte e sei le commesse di Alcott: “Nessuna di noi è regolare. I vestiti costano poco perché risparmiano sulle lavoratrici”; il negozio non chiude, dietro ai banconi vanno i magazzinieri.

Piacenza, la città renziana senza merenda e Santa Lucia
Il Comune del sindaco renziano Paolo Dos nel 2014 per due volte ha dovuto rispondere di decisioni legate ai bambini della città. Il primo caso a fare scalpore è stata a fine settembre la decisione dell’amministrazione di abolire la merenda pomeridiana negli asili nido comunali: 40mila euro di risparmio a fronte di una spesa per la refezione di 4 milioni e 900mila euro. Dopo gli attacchi delle opposizioni, il primo cittadino ha annunciato: “Sostituiremo la merenda con della frutta aggiuntiva, che i piccoli, se non la consumeranno, potranno portare a casa”. Ma non è stato l’unico problema per Dosi. Il 12 dicembre, in concomitanza con lo sciopero generale ha annunciato che avrebbe cancellato la celebrazione di Santa Lucia, la martire cristiana che porta i doni ai bambini. Su tutte le furie Cgil e Uil: “Vergogna”, “Si scusi”. Morale: per i bimbi niente festa di Santa Lucia che il carbone lo ha riservato, per quest’anno, solo agli amministratori piacentini.

Sabotaggio No Tav
Il 2014 termina lasciando un ultimo importante caso di cronaca. Nella notte tra il 22 e il 23 dicembre, vengono appiccati quattro roghi ad altrettanti pozzetti sulla linea dell’Alta velocità, a Bologna. Vengono danneggiati i cavi del sistema di gestione e controllo del traffico, mandando nel caos le partenze e gli arrivi nella stazione del capoluogo emiliano per oltre 12 ore. Sul posto alcune presunte scritte No Tav. Nello stesso giorno, il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, parla senza mezzi termini di “terrorismo”. Ma pochi minuti dopo è Renzi a ridimensionare: “Non torniamo a rievocare parole del passato, è in atto un’operazione di sabotaggio e verifichiamo quanto accaduto”. Le indagini della Procura di Bologna partono subito e puntano i fari sugli ambienti anarco-insurrezionalisti. 

Hanno collaborato Annalisa Dall’Oca, Silvia Bia, Davide Turrini e Gianmarco Aimi

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