Come ogni 31 dicembre, è arrivato il momento dei buoni propositi per il prossimo anno. Vuoi per tradizione, vuoi che gli articoli/elenco del tipo “le dieci cose che…” sono di gran moda, fatto sta che anch’io ho voluto cimentarmi nella più classica delle Top Ten.
Ne volevo compilare una specifica per i free-lance, la categoria di lavoratori alla quale appartengo. Siccome però, non sono riuscito a superare il numero di cinque buoni propositi, ho finito per formulare un ulteriore proposito che li riassume tutti. In ogni caso, a beneficio dei colleghi che non riusciranno a portare a compimento il sesto e definitivo buon proposito per l’anno nuovo, elenco di seguito anche gli altri cinque:
1 – Continuate a lavorare
E’ un auspicio che a prima vista potrebbe sembrare scontato, ma non lo è. Se da un lato – malgrado le nuove regole in materia di licenziamenti – presumo che i lavoratori autonomi continueranno a resistere alla tentazione di licenziare se stessi, è anche vero che molti di loro, quando in questi giorni si sono trovati a fare i conti di fine anno (per lo più sottrazioni), un pensierino sull’auto-defenestrazione lo hanno fatto.
2 – Continuate a mangiare
Con tutto il rispetto per il povero Steve Jobs, il suo motto “Stay hungry, stay foolish” – restate affamati, restate folli – potrà forse funzionare su una spiaggia di Malibu, all’ombra dell’ombrellino d’un Margarita, ma dalle nostre parti è tanto rassicurante quanto lo può essere un “stai sereno” di Renzi, che a sua volta è meno augurabile d’un invito al cenone di Capodanno da parte di Hannibal Lecter. Bisogna riconoscere che gli incentivi statali recentemente introdotti, sembrano concentrarsi proprio sulle diete dimagranti post-veglione di noi free-lance. Tuttavia, ritengo che anche per il 2015, la strategia vincente resti – per quanto possibile – quella della sazietà.
3 – Fatevi pagare
Altro proposito ovvio solo in apparenza, e che va sempre tenuto presente. Non solo perché è l’unico modo onesto per onorare il proposito numero 2, ma anche perché cedere al ricatto di lavorare gratis – in cambio di visibilità, esperienza formativa, future opportunità o balle simili – creerà un precedente che vi porterà a lavorare gratis in eterno e, peggio ancora, farà sì che i vostri colleghi troveranno sempre più difficile farsi pagare per quel servizio che voi fornite a titolo gratuito, o a condizioni inadeguate.
4 – Guadagnate più di 15.000 euro lordi all’anno
Se siete d’accordo sui primi tre propositi, non potrete fare a meno di osservare anche questo. Per quanto i redattori del Jobs Act ritengano che un libero professionista che non superi i 15.000 euro lordi di fatturato annuale, sia comunque in grado di pagare il 15 per cento di tasse e il 33 per cento di contributi previdenziali, vi posso assicurare – per esperienza personale – che con quella cifra vi sarà persino difficile ottemperare all’irrinunciabile proposito numero 2. Senza contare il rischio che, prima o dopo, salti anche il numero 1. È pur vero che il nostro Premier ha preannunciato un ripensamento a tal proposito, tuttavia, il mio consiglio per la mezzanotte è quello di non sciabolare la bottiglia di champagne. Nell’anno che verrà, potrebbe rivelarsi un ottimo articolo da mettere su eBay.
5 – Smettete di farvi definire, o di auto-definirvi una “partita Iva”
Questa è una mera questione di dignità. Di recente, soprattutto durante quella breve finestra di tempo – già chiusa – in cui si è parlato delle problematiche relative all’accanimento tributario della riforma sul lavoro nei confronti dei lavoratori autonomi, qualcuno ha cominciato a definire questa categoria con l’espressione “le partite Iva”, o “popolo delle partite Iva”. Ho scritto quest’ultimo proposito, poiché ritengo poco edificante assimilare degli esseri umani a un codice numerico, ma è proprio grazie a questa riflessione che ho elaborato il buon proposito definitivo di cui accennavo all’inizio. D’altro canto la soluzione era a portata di mano, all’interno dell’espressione stessa “partite Iva”. Basta cancellare la famigerata Iva, e ciò che resta è un chiaro invito a emigrare.
6 – Partite!
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