E’ un’azienda leader a livello mondiale nell’alta tecnologia sottomarina, una delle poche realtà in espansione di un territorio depresso, ha assunto 57 persone in 3 anni: rischia però la chiusura perché in mezzo ai suoi capannoni si vorrebbe far passare una strada di collegamento al futuro sottopasso ferroviario. E’ la storia della Drass di Livorno, azienda con 135 dipendenti specializzata in produzione di camere iperbariche high-tech. Drass si appella a Comune e Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) affinché si studi una viabilità alternativa: se ciò non dovesse avvenire potrebbe esser deciso di delocalizzare la produzione in Romania, sferrando così un altro duro colpo a una città già in crisi. La questione è ora oggetto di un ricorso al Tar.
Possibile che si voglia davvero “tagliare in due” e far chiudere una delle poche aziende con forti prospettive di crescita? Rfi e Comune precisano che il progetto (3 milioni di euro a carico di Rfi e 4,5 a carico del Comune) relativo all’abbattimento dei due passaggi a livello nella periferia nord e la concomitante realizzazione di un sottopasso venne approvato nel 2005: “I capannoni in mezzo ai quali dovrebbe passare la strada – si replica in sintesi – vennero acquistati dall’azienda nel 2007 e nel 2014: su quelle aree erano perciò già presenti vincoli d’esproprio connessi alla realizzazione del progetto”. Sottolineatura a cui però Sergio Cappelletti, titolare della Drass, controbatte: “I termini per chiedere l’esproprio – dichiara a ilfattoquotidiano.it – sono decaduti: la richiesta di entrare in possesso di quelle aree è perciò illegittima”.
Negli ultimi dieci anni Drass ha avuto un grande sviluppo: “Nel 2003 – spiega Cappelletti – i dipendenti erano 3. L’azienda è poi cresciuta: negli ultimi tre anni abbiamo assunto 57 persone. Adesso fatturiamo circa 40 milioni di euro e vantiamo ordini per 72 milioni di euro”. La viabilità connessa al sottopasso potrebbe però creare problemi: “Tra il capannone del magazzino e quello adibito alla produzione si vorrebbe costruire la rampa del sottopasso: per passare da un capannone all’altro si dovrebbe perciò ricorrere alla viabilità ordinaria, perdendo tempo prezioso e rendendo tutto molto complicato: tutto ciò è assurdo”. Il manager aggiunge: “Siamo già stati costretti a rinunciare a un contratto da 34 milioni di euro con British Petroleum a causa dell’incertezza legata al nostro sito”. L’azienda ha presentato un progetto di viabilità alternativa , ma Cappelletti definisce il Comune “un muro di gomma“. E Rfi? “Abbiamo scoperto – attacca Cappelletti – che l’amministrazione comunale non ha mai inviato la nostra proposta a Rfi: lo abbiamo invece potuto fare noi soltanto lo scorso 22 dicembre”. Se si dovesse andare avanti con il progetto del 2005 Drass potrebbe decidere di delocalizzare la produzione in Romania, dove opera già con 80 dipendenti la ‘sister company’ Pressafe. “Non vorrei voltare le spalle ai lavoratori – precisa il titolare – io ho creduto in loro e loro hanno creduto in me. Non voglio abbandonare la mia gente”. Per sensibilizzare la cittadinanza Drass ha anche diffuso su YouTube un video di 3 minuti che vede protagonisti gli stessi bambini dei dipendenti.
Rfi, dal canto suo, spiega: “E’ in corso un dialogo con il Comune per cercare di trovare una soluzione al nodo viabilità – riferiscono dall’ufficio stampa – nelle prossime settimane ci saranno altri incontri”. Il sindaco si era già espresso sul “caso” Drass il 21 dicembre in una nota. Il capannone acquistato nel 2007? “Non è dato sapere se Drass fosse a conoscenza di tali vincoli oppure se legittimamente abbia investito un capitale di rischio confidando nella lentezza burocratica o confidando che quel capannone fosse sufficiente a tutte le attività che aveva in essere all’epoca”. Il sindaco evidenzia inoltre che l’acquisto di uno dei capannoni sia avvenuto soltanto il 27 giugno, ossia 11 giorni dopo l’uscita del primo articolo del Tirreno che raccontava la storia. La proposta di viabilità alternativa avanzata da Drass? Secondo Nogarin essa presenterebbe diverse criticità a livello di mobilità nonché “maggiori costi di realizzazione”. La giunta ha comunque avanzato una controproposta (“proseguire in tunnel il percorso del sottopasso”): “I maggiori costi dell’operazione non possono essere sostenuti dal Comune: non possiamo far ricadere sulla testa di tutti i cittadini i costi di un investimento che si è rilevato sbagliato”.
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