Ultimo dell’anno, tempo di bilanci. Per l’Italia, il 2014 è stato tutt’altro che positivo, ma l’andazzo è quello che è almeno dal 2008, e allora inutile piangersi troppo addosso. In fondo si può soltanto migliorare.
E allora, tra politica in perenne fibrillazione e società ripiegata su se stessa, proviamo a scegliere i personaggi dell’anno. Ne ho scelti tre, ovviamente a mio personalissimo giudizio: a voi, se andrà, lascio il compito di scegliere il vincitore.
Matteo Renzi
Ci piaccia o meno, il 2014 è stato il suo anno. Ha fatto fare il lavoro sporco l’anno prima a Enrico Letta, con le larghissime intese e l’accantonamento del Pd bersaniano. Poi, quando la scena del crimine era già linda e immacolata, è arrivato, ha fatto saltare il banco, ha mandato a casa Letta e ha incassato il jackpot.
Sul fronte internazionale sa muoversi bene, almeno nella forma, ma sul fronte interno ha parecchi grattacapi. Errori marchiani, una squadra di governo non all’altezza del suo stile comunicativo, una situazione economica drammatica che non accenna a migliorare.
Ma dal 2014 disastroso dell’Italia, Matteo Renzi è l’unico a uscirne bene. Ha saputo attendere il momento giusto e ha piazzato la zampata rottamatrice. Sui contenuti della sua linea di governo potremmo discutere per mesi: il Jobs Act è carente assai, non risolve affatto i problemi del mondo del lavoro, ma ha avuto il merito, secondo me, di evidenziare le contraddizioni, le storture e un approccio anacronistico alle questioni sociali dei sindacati.
Il 40,8% alle Europee ha regalato a Renzi un bel po’ di vantaggio dal punto di vista dell’immagine. Ma la luna di miele è finita da un pezzo e nel 2015 dovrà dimostrare quello che sa fare. Sempre ammesso che sappia fare qualcosa.
Paolo Sorrentino
La Grande Bellezza ha trionfato agli Oscar con merito: un gran bel film, un curatissimo omaggio felliniano, un affresco impietoso di una certa società romana che, infatti, non ha gradito più di tanto. Gli americani adorano questo nostro modo di raccontare e raccontarci, e la statuetta era scontata.
In patria, ovviamente, Sorrentino è stato criticato ferocemente da frange di intellettuali che evidentemente si sono sentiti coinvolti dalla feroce satira del film.
Ma il regista napoletano si è comportato da regista di livello internazionale: ha snobbato l’orticello italico, si è goduto il successo planetario, si è fatto coccolare dagli americani e adesso è pronto a far uscire nel 2015 La Giovinezza, filmone con un cast stellare: Jane Fonda, Michael Caine, Rachel Weisz, Harvey Keitel. Alla faccia della solita Italietta.
Fedez
Negli ultimi anni è esploso il rap all’italiana. Alla milanese, anzi, visto che pare che solo sotto la Madonnina riesca ad attecchire il seme.
E tra i tanti rapper portati alla ribalta dalla grande onda, alcuni bravi e altri imbarazzanti, si è distinto Fedez, al secolo Federico Lucia. 25 anni, milanese, con un passato da assiduo frequentatore di centri sociali, Fedez ha sfatato il mito del rapper superificiale, che pensa solo alle donne, alle macchine sportive e alla bella vita. Ha una bella test, dice sempre quello che pensa, anche a costo di creare infinite discussioni su social network e giornali, è il rapper più gay-friendly d’Italia (in un ambiente solitamente piuttosto omofobo), ha fondato la casa discografica Newtopia con J-Ax, ha pubblicato un disco sorprendente per musiche e testi che sta vendendo tantisimo. E visto che al “coso dipinto” (come lo ha definito Gasparri su Twitter) non sembra bastare mai, si è tolto lo sfizio anche di diventare un personaggio televisivo, di trionfare come giudice a X-Factor (i suoi Lorenzo Fragola e Madh hanno conquistato i primi due posti) e di mandare definitivamente in pensione, ridicolizzandolo, un mostro sacro del talent come Morgan. Un anno perfetto, per Fedez. Ora arriva la parte difficile: mantenere alto il livello e fare le scelte giuste. A cominciare da Xfactor 2015 che, se fossi al suo posto, io non farei. Meglio uscire di scena da trionfatore che rischiare di logorarsi come è successo a Morgan e, in parte, anche a Mika.
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