Ha iniziato il suo progetto nel 2001 su una nave, distribuendo pillole abortive in acque internazionali. Ma da qualche anno internet le ha dato una mano aiutandola a creare una community per difendere il diritto all’aborto nei Paesi dove interrompere una gravidanza non è una scelta facile e sicura. Rebecca Gomperts, 48 anni, è la fondatrice di Women on web (WoW), un’organizzazione olandese che invia pillole abortive nei Paesi dove la pratica è ancora illegale. WoW non è altro che l’evoluzione 2.0 di Woman on waves, quando Gomperts e la sua equipe medica portavano le donne al sicuro in acque internazionali per praticare l’interruzione di gravidanza. Sono stati in Irlanda, Polonia, Portogallo. Ma la loro idea è sempre stata quella di andare in Sudamerica o in Africa, “perché gli aborti clandestini sono più pericolosi per le donne che vivono nei Paesi in via di sviluppo”, precisa la ginecologa olandese.

Ed è stato proprio per raggiungere questi Stati a rischio che l’ong ha iniziato a muoversi sempre più dalle acque internazionali al net. Secondo la rivista medica The Lancet sui 20 milioni di aborti clandestini all’anno, il 97% avviene proprio in Paesi in via di sviluppo. Operazioni che spesso portano a morti e lesioni gravi. “Uno spreco spaventoso di vite umane – racconta Gomperts al Guardian – Come medico affronto la questione da un punto di vista sanitario: abortire nelle prime settimane è più sicuro. Questo non significa incoraggiare l’aborto. Ma se una donna non vuole avere un figlio, nessuno dovrebbe costringerla a farlo”.

Ma come funziona il servizio? Women on Web è un sito internet che si autodefinisce un “sostegno alla telemedicina”, cui fa capo un ufficio con sede ad Amsterdam. Tra le voci del menù a tendina della homepage, la possibilità di cliccare su “ho bisogno di abortire”. Compilando un questionario, arriverà direttamente a casa una combinazione di due farmaci, il misoprostolo (un gastroprotettore che fa contrarre l’utero) e il mifepristone (meglio noto come RU486). Un rapporto che si basa sulla fiducia: non viene chiesto nessun esame medico né ecografia ma se una donna dice di essere incinta e con difficoltà ad abortire legalmente, l’equipe medica lavorerà per lei. Consigliata una donazione tra i 70 e 90 euro, ma nel caso non ci fossero le possibilità economiche, il pacchetto con la pillola abortiva arriverà lo stesso a destinazione.

Al sito di Rebecca Gomperts si rivolgono circa 8mila donne al mese, non solo per interrompere la gravidanza ma anche per chiedere consigli e spiegazioni. Osservando la mappa degli aborti presente sul sito della Ong, si nota come la maggior parte delle consultazioni avvengono nei Paesi dove abortire è illegale o comunque, di fatto, inaccessibile. Molte segnalazioni da Marocco, Libano, Cina e Perù. Ma un gran numero arrivano anche da Stati europei dove l’aborto è legale ma l’alto numero di medici obiettori di coscienza lo rende di fatto difficile da praticare. Quando una donna chiede aiuto attraverso il sito internet, WoW manda la comunicazione ad un rifornitore indiano in grado di spedire il farmaco abortivo in tutto il mondo.

La scelta di fondare WoW alla ginecologa olandese è nata dall’esperienza come medico di bordo sulle navi di Greenpeace. Qui Gomperts è rimasta sconvolta dai metodi e dalle conseguenze degli aborti clandestini. Così la scelta di aiutare queste donne costrette a bere candeggina o a infilarsi un ferro nell’utero per interrompere la loro gravidanza. “Noi puntiamo a ridurre il tasso di mortalità legato agli aborti clandestini”, si legge sul manifesto del progetto. “Nei Paesi dove l’aborto è illegale, ogni anno 20 milioni di donne sono obbligate a subire operazioni illegali a causa delle quali ogni 10 minuti una donna muore nel mondo (47mila ogni anno)”. La mortalità degli aborti clandestini è 1:300. “Questo significa che ogni qual volta WoW aiuta 3mila donne ne sta salvando dieci da morte certa – si legge sul sito internet – Per questo che il nostro progetto non deve fermarsi”.

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