Scienza

Dalla ricerca su Ebola al dopo Higgs passando per Rosetta: la scienza nel 2015

Cosa dobbiamo aspettarci dal mondo della scienza nel 2015? Le riviste Science e New Scientist suggeriscono alcuni appuntamenti da tenere d’occhio nei prossimi mesi. “Nel 2015 ci saranno traguardi importanti che un tempo sarebbero stati considerati voli di fantasia”, sottolineano i redattori di New Scientist. E il pensiero va subito alla missione europea Rosetta, che per tutto l’anno seguirà la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko nella sua corsa verso il Sole. Ma il 2015 riserverà anche altri incontri ravvicinati con oggetti celesti da parte di due sonde, “Dawn” e “New Horizons”, entrambe della Nasa: la prima a marzo raggiungerà l’asteroide Cerere, e la seconda a luglio incontrerà Plutone. In primavera, inoltre, al Cern di Ginevra verrà riaperta la finestra sull’universo ai tempi del Big Bang, con la riaccensione alla massima potenza dell’acceleratore di particelle più grande del mondo, l’Lhc (Large hadron collider). E con il 2015 potrebbe anche arrivare una nuova terapia contro l’epidemia di Ebola e il tanto atteso accordo globale sul clima.

Le due sonde della Nasa “Dawn” e “New Horizons”raggiungeranno rispettivamente a marzo l’asteroide Cerere e a luglio incontrerà Plutone

Nei prossimi mesi, intanto, la missione Rosetta farà ancora parlare di sé. In attesa di capire se e quando il lander Philae si risveglierà dal suo letargo dopo il rocambolesco sbarco di novembre, a febbraio la sonda madre si avvicinerà alla cometa, raggiungendo la distanza minima di 10 chilometri. “La scoperta fondamentale della missione deve ancora esserci – spiega su Science Michael A’Hearn, dell’Università del Maryland, uno degli scienziati di Rosetta -. Arriverà dall’affiancamento della cometa da parte dell’orbiter”. Intanto, dopo il successo ottenuto dalla missione, gli scienziati stanno pensando di estenderla di un anno, per seguire anche l’allontanamento della cometa dal Sole. Quando, dopo l’estate 2016,Rosetta si troverà a circa 700 milioni di chilometri, i responsabili avranno di fronte due possibili scelte. “Potremmo ibernare la sonda e riattivarla nel 2020, quando la cometa si riavvicinerà al Sole – spiega Andrea Accomazzo, direttore di volo di Rosetta. Ma è un’operazione rischiosa, perché il propellente si sta esaurendo. L’alternativa più probabile – precisa lo scienziato italiano – è far scendere la sonda sulla cometa con un volo a spirale”.

A luglio sarà, invece, la volta di Plutone, che riceverà la visita della sonda New Horizons. Lanciata a gennaio del 2006, quando ancora Plutone aveva la qualifica di nono pianeta del Sistema solare prima di essere declassato, scatterà immagini ravvicinate da una distanza simile a quella di alcuni satelliti che orbitano intorno alla Terra. “La nostra migliore istantanea di Plutone – si legge su New Scientist – è, infatti, solo una manciata di pixel catturati dal telescopio spaziale Hubble”. A differenza di Rosetta, però, in questo caso non ci sarà uno sbarco. La sonda supererà Plutone per avventurarsi nell’esplorazione dei confini del Sistema solare.

Un altro abitante del nostro sistema planetario, Cerere, l’oggetto più grande della cosiddetta cintura degli asteroidi tra Marte e Giove, sarà raggiunto a marzo da una seconda sonda Nasa, Dawn. Lanciata nel 2007, ha già visitato l’asteroide Vesta. Adesso cercherà di capire perché Cerere è più ricco di ghiaccio rispetto ai suoi vicini di casa. Ma, soprattutto, darà agli scienziati preziose informazioni in vista del primo possibile sbarco dell’uomo su un asteroide, considerato una delle tappe di avvicinamento verso una futura missione su Marte. Anche le due missioni Nasa, come Rosetta, hanno in qualche modo a che fare con le comete. Sia Cerere che Plutone, infatti, secondo gli studiosi, hanno probabilmente avuto un’origine comune alle comete.

Nel 2015 sono in programma diverse spedizioni nell’Artico, per lo studio dello scioglimento dei ghiacci in relazione ai mutamenti del clima

Anche il nostro Pianeta sarà protagonista del nuovo anno. Come ricorda la rivista Science, nel 2015 sono in programma diverse spedizioni nell’Artico, per lo studio dello scioglimento dei ghiacci in relazione ai mutamenti del clima. Un tema su cui da anni i governi si dividono, senza trovare soluzioni comuni. La volta buona potrebbe essere rappresentata dalla conferenza sul clima in programma a Parigi alla fine del 2015, dalla quale dovrebbe finalmente uscire un accordo globale. “C’è un clima di ottimismo. Per la prima volta – sottolineano i redattori di New Scientist -, Cina e Usa (i due maggiori produttori di gas serra, ndr) discutono dell’introduzione di picchi di emissione”.

Molte speranze sono, inoltre, riposte sulla ricerca di una terapia contro il virus Ebola, che ha già ucciso migliaia di persone in Africa occidentale. Nel 2015 nei tre Paesi colpiti, Guinea, Liberia e Sierra Leone, inizieranno le sperimentazioni di nuovi farmaci antivirali e vaccini. “Questi ultimi, in particolare – si legge su New Scientist -, potrebbero non arrivare in tempo per arrestare l’epidemia in corso. Ma, se dovessero funzionare, bloccherebbero l’eventuale diffusione in altre regioni e, forse – continua la rivista -, impedire che l’epidemia di Ebola diventi endemica in Africa occidentale”. Il 2015, infine, con la riaccensione di Lhc – coordinata anche dall’italiana Fabiola Gianotti, nuova direttrice del Cern – potrebbe essere un anno di svolta per la fisica delle particelle. Come e più della scoperta del bosone di Higgs, premiata nel 2013 con il Nobel. “Con Lhc è come ascoltare la Natura che ci parla”, spiega nel documentario Particle Fever David Kaplan, fisico teorico e produttore del film. La vittoriosa caccia alla cosiddetta particella di Dio potrebbe essere solo la prima tappa di un cammino ben più ambizioso e affascinante.

Molte speranze per trovare una terapia contro Ebola. Nel 2015 prevista la riaccensione di Lhc del Cern

Alcuni interrogativi, infatti, attendono ancora una risposta. Qual è la natura dello spazio-tempo? Com’è possibile conciliare meccanica quantistica e Relatività generale? Le due grandi conquiste intellettuali della fisica moderna creano, infatti, una sorta di schizofrenia nelle nostre conoscenze attuali. La meccanica quantistica descrive l’infinitamente piccolo. La Relatività di Einstein – di cui proprio nel 2015 si festeggia il centenario – spiega, invece, l’universo a grandi scale, ma non è in grado, ad esempio, di descrivere cosa avviene dentro un buco nero. O dirci cosa è accaduto in prossimità del Big Bang.

“Stiamo cercando di capire le leggi fondamentali della Natura. E per farlo – precisa Kaplan nel docufilm -, studiamo le particelle, perché all’inizio l’universo era fatto solo di particelle. Quando un politico o un economista mi domanda a cosa serve l’Lhc o la scoperta del bosone di Higgs – sottolinea il giovane fisico -, rispondo che quando furono scoperte le onde radio non si chiamavano così, perché la radio non esisteva ancora. La scienza, come l’arte, è un bisogno dell’essere umano. È esplorazione. E nell’esplorazione – precisa Kaplan – c’è bisogno di persone che si spingono oltre le frontiere e trovano qualcosa di mai visto. È questa – conclude il fisico – l’essenza stessa dell’essere umano”.

→  Sostieni l’informazione libera: Abbonati rinnova il tuo abbonamento al Fatto Quotidiano