Stefano Lulli, segretario di Roma e provincia dell'organizzazione, attacca le cifre diffuse dall'amministrazione di Roma Capitale e lo strumento della reperibilità usato per la notte di San Silvestro. "Disorganizzazione totale"
“I vigili che avevano presentato il certificato di malattia erano circa il 50 per cento e non l’83 come detto dall’amministrazione. Poi tanti di loro erano già malati dai giorni prima”. A contestare le cifre diramate dal Comune della Capitale sugli agenti assenti per la notte di Capodanno è Stefano Lulli, segretario di Roma e provincia di Ospol, sindacato della polizia municipale. Che attacca anche lo strumento della reperibilità che va “usata in via eccezionale per catastrofi ed eventi non prevedibili. Non per la notte di Capodanno. E costa ai cittadini”. Quanto? “12 ore di straordinario per l’operatore per una media di 16 euro a ora sono circa 200 euro a persona. E parliamo di più di 5-600 persone”. Secondo i numeri diffusi finora si tratta di mille lavoratori. “Quindi 200mila euro. Più un giorno di riposo”. Senza dimenticare che sono state contattate anche “pensionati o deceduti. Disorganizzazione totale”.
E in ogni caso gli agenti richiamati – “avvertiti alle 17 del 31 dicembre, anche se il comando generale già dal giorno prima sapeva qual era la situazione”- erano in eccesso. “Per la notte di San Silvestro non servivano e non sapevano dove metterli a lavorare”. Quindi nessun disagio per i cittadini? “Traffico non ne ho rilevato – prosegue Lulli – perché per tutta la notte sono stato in giro per la città a dare assistenza ai colleghi. Le persone che hanno assistito al concerto al Circo Massimo erano, secondo una nostra stima, intorno alle 70mila. Si poteva gestire con una buona organizzazione. Al di là dei malati“. Lulli si spinge oltre: secondo lui l’amministrazione ha voluto fare uscire questi numeri per entrare in polemica con i sindacati e il corpo dei vigili. “E infatti – precisa – stiamo facendo accertamenti sui numeri e consulteremo i nostri legali per constatare se ci sia stato un danno. Perché la reperibilità costa soldi ai cittadini romani”.
Le tensioni tra amministrazione comunale e vigili del Comune di Roma proseguono da mesi. Per la precisione “la vertenza è aperta dal 10 dicembre del 2013 finora. Sono stati fatti tre scioperi e dieci assemblee generali ed è uno stato di agitazione che va avanti da oltre un anno”. L’assemblea era stata “convocata il 31 perché il 23 dicembre si sono interrotte trattative tra sindacati e amministrazione di Roma capitale sul contratto decentrato, che è entrato in vigore il 1 gennaio”. Un contratto che, però, Lulli ritiene “penalizzante” perché “non sono previsti tutela della salute, della sicurezza, del ruolo e delle funzioni“.
Che il problema sia anche l’introduzione della turnazione anticorruzione? “Assolutamente no – puntualizza – ma contestiamo come viene applicata. Chi sta in in uffici che si occupano di procedimenti amministrativi sensibili, come contratti e appalti, è giusto che vada spostato. Ma una persona che va in pensione fra tre mesi o è affetta da malattie invalidanti no”. E contesta che “delle persone trasferite da gennaio, quelle che sono in uffici a rischio sensibilità come dice la legge” siano “due o tre. Si tratta di cattiva applicazione”. A questo si aggiunge che il vigile “non è sottoposto a sorveglianza sanitaria, non ha strumenti di difesa per tutte le attività che fa. Non ha polizze assicurative contro infortuni e aggressioni“. E “porta una pistola che non è assicurata 24 ore al giorno”.