L'episodio è stato raccontato da alcuni testimoni sul posto: un gruppo di uomini armati sospetti combattenti della setta islamista radicale ha portato via i giovani tra i 15 e i 23 anni. Intanto i parenti delle 200 ragazze rapite nei mesi scorsi hanno chiesto aiuto all'Onu
Quaranta ragazzi, secondo alcuni testimoni sul posto, sono stati rapiti da presunti militanti di Boko Haram in un remoto villaggio del nordest della Nigeria. Un gruppo di uomini armati, sospetti combattenti della setta islamista radicale, è arrivato a Malari. Nessuno ha sparato, né ucciso. “Hanno portato via 40 giovani, in gran parte di età compresa tra 15 e 23 anni”, ha raccontato un testimone, spiegando che nel villaggio non è rimasto nessun giovane.
Il gruppo terrorista di Boko Haram è noto per i sequestri di massa. I ragazzi sono usati come combattenti, le ragazze come schiave sessuali. Il caso più noto è quello delle 200 studentesse rapite da una scuola e di cui si sono perse le tracce. I loro parenti hanno perso la speranza che il governo le ritrovi e salvi, e hanno fatto appello per avere aiuto dall’Onu. Un gruppo che rappresenta i familiari delle rapite, ha riferito una portavoce dei genitori, Bukola Shonibare, ha incontrato il mese scorso funzionari di Un Women (Ente dell’Onu per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile), il capo della missione dell’Onu in Nigeria e funzionari dell’ufficio dell’Onu nell’Africa occidentale. Il gruppo si è rivolto inoltre all’Unicef. “Se il governo non è in grado di agire, chiediamo all’Onu di intervenire e aiutarci, e se loro rifiuteranno, semplicemente non sapremo cosa fare”, ha detto a Reuters il reverendo Enoch Mark, le cui due figlie sono state rapite. A otto mesi dal sequestro, avvenuto nella città di Chibok, nello Stato nordorientale di Borno, i genitori delle studentesse non sanno ancora quali azioni abbia adottato il governo nigeriano per ritrovare le ragazze.
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