La decisione del gip del tribunale di Civitavecchia. A causa di alcuni furti a novembre, nei fiumi della zona era finito del cherosene che aveva causato danni ambientali, provocando la moria di pesci, uccelli e mammiferi acquatici
L’oleodotto Eni Civitavecchia-Fiumicino, a novembre scorso oggetto di alcuni furti che ha procurato danni ambientali per lo sversamento di cherosene, è stato messo sotto sequestro dal gip del Tribunale di Civitavecchia, Massimo Marasca, “finché non saranno installati adeguati sistemi di controllo atti ad impedire ulteriori reati”. Nel decreto di sequestro si legge che erano stati circa 30mila i litri di carburante fuoriusciti dall’oleodotto.
Il sequestro è stato effettuato dai carabinieri del Noe al termine dell’indagine avviata dal procuratore di Civitavecchia, Gianfranco Amendola. Il procedimento al momento è contro ignoti. I prelievi e gli accertamenti tecnici (in alto, nella foto dell’Ansa), effettuati tra gli altri anche dall’Arpa Lazio, hanno evidenziato sversamenti di cherosene per 6 chilometri, come confermato dall’Eni, su terreni ed acque superficiali lungo il Rio Palidoro e il Rio Tre Cannelle, nei pressi del comune di Fiumicino, con conseguente moria di pesci, uccelli e mammiferi acquatici.
Dopo il danno ecologico che si era creato nei fiumi, il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, ne aveva disposto il divieto di utilizzo dell’acqua oltre a proibire la caccia nei boschi circostanti. Proprio il sindaco ha commentato positivamente la decisione del gip di Civitavecchia: “Una scelta giusta e di garanzia per l’ambiente e la salute pubblica. Nel procedimento giudiziario – ha annunciato – ci costituiremo come parte civile in quanto parte lesa. Abbiamo ancora negli occhi le immagini del disastro ambientale a Maccarese, Torrimpietra, Palidoro. La decisione è volta alla salvaguardia non solo del nostro territorio. La condotta oggetto dei tentativi di furto è lunga una settantina di chilometri e oltre Fiumicino attraversa altri cinque comuni: Civitavecchia, Cerveteri, Santa Marinella, Ladispoli e Roma”.
È un’occasione per ribadire che ci sono stati danni ingenti alla flora e alla fauna, oltre alla salute dei cittadini, in un territorio a forte vocazione agricola e turistica”, ha commentato Riccardo Di Giuseppe, responsabile delle Oasi Wwf di Fregene e Maccarese.
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