Dopo la denuncia delle presunte minacce al primo cittadino di San Lazzaro (Bologna) per aver fermato la costruzione delle cooperative, la Procura ha aperto una seconda indagine sulla compravendita dell'area su cui avrebbero dovuto sorgere gli edifici
È diventata una vera e propria maxi-inchiesta sulla mancata costruzione della new town a San Lazzaro di Savena quella portata avanti dalla procura della Repubblica di Bologna. Il procuratore aggiunto Valter Giovannini e il sostituto Rossella Poggioli hanno infatti unificato due indagini entrambe contro ignoti: una è quella recente sulle presunte minacce alla giovane sindaco del Pd, Isabella Conti (eletta appena a maggio 2014) che nel pomeriggio è stata ricevuto dal presidente della Regione Stefano Bonaccini e ha ricevuto la solidarietà dello stesso Matteo Renzi che le ha telefonato. L’altra è quella relativa alla vendita dei terreni di campagna su cui sarebbe dovuta essere costruita la cittadella, nella frazione di Idice, con 53 nuovi edifici, alcuni alti sino a 9 piani, per un totale di 580 alloggi. Una indagine, la prima, nata oltre un anno fa da un esposto del consigliere comunale d’opposizione Massimo Bertuzzi che nel settembre 2013 presentò ai pm tutti i suoi dubbi su come quei lotti, ancora agricoli, furono venduti a un prezzo, a suo dire, troppo alto. Tra gli acquirenti c’erano anche le più grandi coop rosse di costruzione emiliane: Coop Costruzioni e Cesi.
I pm vogliono ora capire se quella mega operazione immobiliare, con coinvolte anche molte altre aziende del settore immobiliare, fosse viziata o meno da irregolarità: la transazione, avvenuta a fine 2007, è infatti di poco precedente alla delibera del consiglio comunale a maggioranza Pd (sindaco era allora Marco Macciantelli) che a maggio 2008 ha trasformato i terreni da agricoli a edificabili. “O si tratta di un incauto acquisto, oppure qualcuno aveva la sfera di cristallo per sapere che presto quelle zone sarebbero diventate edificabili”, spiegò Bertuzzi a ilfattoquotidiano.it. Nell’esposto alla magistratura il consigliere spiegava cosa gli risultasse strano: “Risulta di difficile comprensione – scriveva Bertuzzi – come e per quali motivi un terreno privo di qualsiasi diritto edificatorio e classificato, nei piani urbanistici vigenti, come agricolo e quindi senza possibilità alcuna di vedersi attribuita alcuna potenzialità, possa essere stato acquistato a un prezzo corrispondente a circa cinque volte il valore di mercato”. La cifra versata infatti, circa 235 mila euro per ettaro, sarebbe stata cinque volte superiore a quella prevista dal mercato per le aree rurali, corrispondente invece a 38 mila euro per ettaro.
La procura lavora nel massimo riserbo. Anche perché la situazione è delicata. “Questo continuo susseguirsi di indiscrezioni rischia di compromettere una serena ricostruzione dei fatti”, è la stringata comunicazione del procuratore aggiunto Giovannini. Di certo i magistrati stanno lavorando per capire di più sulle pressioni che hanno portato il primo cittadino di San Lazzaro ad avere sotto casa la vigilanza delle forze dell’ordine. “Ma questa cosa vuole fare? Ha intenzione di farsi mettere sotto con la macchina?”, sarebbero state le parole di un professionista, conosciuto nel mondo Pd, alla fine della scorsa estate, quando già la amministratrice aveva fatto capire di non volere andare avanti col progetto Idice e che tanto era stato voluto dal suo partito e dal suo predecessore Macciantelli. Parole dette, forse a mo’ di battuta a una dipendente del Comune, la quale poi ha riportato tutto al sindaco Isabella Conti. Da qui la denuncia ai Carabinieri da parte della amministratrice. I pm, che in questi giorni sentiranno tutti i protagonisti della vicenda (compreso l’uomo che avrebbe pronunciato quelle parole) stanno vagliando anche sms, mail e altri messaggi velati nei quali si fa accenno a possibili cause milionarie, a eventuali danni erariali che Conti avrebbe dovuto pagare di tasca sua se avesse continuato nella sua idea di fermare la costruzione del nuovo quartiere residenziale. Messaggi spediti da persone vicine al Partito democratico che sarebbero arrivati sia al primo cittadino, ma anche ad alcuni consiglieri comunali: a marzo infatti il consiglio dovrà ratificare definitivamente la scelta di fare decadere il progetto.