Sempre più attori sentono il bisogno di mettersi alla prova dietro la macchina da presa. Clint Eastwood ha realizzato film da premio Oscar come Million Dollar Baby e Gran Torino, seguito da Ben Stiller con I Sogni Segreti di Walter Mitty, il giovane James Franco con il discusso The Child of God e Ben Affleck applaudito per Argo.
Recentemente ha accettato la sfida Russell Crowe con The Water Diviner (Il Rabdomante), nelle sale italiane dall’8 gennaio 2015. Il suo debutto alla regia è ispirato al romanzo dell’autore e sceneggiatore australiano Andrew Anastasios, che ha raccontato questa storia in seguito al ritrovamento di una lettera di Cyril Hughes, un colonnello della Commissione Imperial War Graves, incaricato di ripristinare l’ordine nel campo abbandonato di Gallipoli, negli anni successivi alla fine della Prima Guerra Mondiale. “Un vecchio è riuscito ad arrivare qui dall’Australia, per cercare la tomba di suo figlio” recitava la missiva.
Così l’ex Gladiatore ha voluto portare sul grande schermo un’avventura epica che racconta il viaggio di Joshua Connor, un agricoltore australiano alla ricerca dei suoi tre figli, partiti anni prima per la guerra e dichiarati dispersi durante la sanguinosa battaglia di Gallipoli, in Turchia. Ha percorso 9.000 miglia per scoprire la verità e riportare a casa i suoi ragazzi, mantenendo la promessa fatta alla moglie deceduta a causa dell’enorme dolore.
The Water Diviner è una storia di vita, amore e perdono, in cui i personaggi giocano un ruolo fondamentale portando la narrazione sul piano prettamente emotivo. Infatti i dialoghi e le relazioni alimentano il forte sentimento di questo film, che di rado lascia spazio all’azione e ad un ritmo più dinamico. Rispetto ai suoi colleghi, però, Crowe regista non convince pienamente. Mescola in un unico film troppi generi diversi in modo confuso e sconnesso, minando le basi di una struttura narrativa lineare. Se all’inizio sembra di assistere ad un dramma familiare intorno al mondo, un momento dopo si viene catapultati in un film di guerra tra i territori dell’Australia, Turchia e Grecia, fino ad inquadrature tra luci soffuse e sguardi complici che tingono la storia di rosa.
“Il cuore è il luogo dove infuriano le più grandi battaglie” recita Anastasios nelle pagine del suo romanzo, e Crowe sembra aver dato troppa importanza a queste parole, poiché il suo film interiorizza molto tutto quello che accade. Il suo registro stilistico pesa sul ritmo e sull’effetto finale del film, che risulta poco incisivo e coinvolgente. Tuttavia la fotografia origina inquadrature suggestive e poetiche dei vari luoghi della storia, all’interno dei quali Russell Crowe, Yilmaz Erdogan, Olga Kurylenko, Jai Courtney, Ryan Corr e il resto del cast sono a loro agio.
Il trailer de The Water Diviner