Potrebbe essere un nuovo spot pubblicitario e invece è la cruda realtà.
All’alba del 2015 Milano si è svegliata con la diffusione di un annuncio di una conferenza, che si terrà il prossimo 17 gennaio, dal titolo Difendere la famiglia per difendere la comunità.
Ospiti d’eccezione sono il solito Mario Adinolfi, che della battaglia contro i gay ha fatto ormai il proprio mantra politico privilegiato, Costanza Miriano, autrice di “Sposati e sii sottomessa” per la quale la sottomissione della moglie al marito (biblicamente intesa), condizione fisiologica per raggiungere la felicità, deve essere “libera, spontanea e gioiosa“, e Massimo Introvigne, noto sociologo di fama internazionale che però, a leggere il suo lungo curriculum, verrebbe da pensare che si occupi troppo di discriminazione dei cristiani e troppo poco di discriminazione tra i cristiani.
Tra gli sponsor dell’evento spicca, oltre ad Alleanza cattolica, alla fondazione Tempi, anche una non troppo nota (e per fortuna) associazione dal nome Obiettivo Chaire, che sul proprio sito tra l’altro fa proprie le teorie di origine statunitense di “accompagnamento delle persone omosessuali… che vogliono uscire dall’omosessualità“.
Considerato che:
– Adinolfi sistematicamente sostiene l’esistenza di una minacciosa lobby gay che, assetata di potere e devota alla promiscuità sessuale, intende assumere il controllo del mondo indottrinando i bambini all’omosessualità;
– Miriano immagina un mondo in cui il massimo problema delle mogli che lavorano è che non possono occuparsi delle faccende domestiche;
– le teorie di cui Obiettivo Chaire si è appropriata, chiamate “teorie riparative“, intendono l’omosessualità non come la definisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dunque “una variante naturale del comportamento umano”, bensì una patologia da curare massivamente con la psicoterapia, magari non del tutto volontaria ma imposta dai genitori e dalla famiglia;
– queste teorie non solo rispondono a logiche da tempo rifiutate dalla comunità psichiatrica di tutti i Paesi occidentali, inclusa l’Italia, ma neppure funzionano ed anzi sono state rigettate persino in Cina, dove proprio qualche giorno fa un tribunale ha condannato una clinica per aver prescritto teorie riparative;
– negli Stati Uniti, dove queste teorie sono nate, i gruppi di ex-gay, cioè i gay asseritamente convertiti(si) all’eterosessualità, si accompagnano con associazioni di cristiani fondamentalisti e revisionisti filonazisti, le quali sostengono pubblicamente (e per iscritto) che Adolf Hitler era un noto escort a Vienna, che nei campi di concentramento i gay non sono mai entrati (alla peggio erano nemici politici) e che quindi il nazismo non era altro che un gigantesco complotto omosessuale devoto allo sterminio di un popolo colpevole di aver scritto il Levitico;
ebbene, considerato che tutti questi signori, nessuno escluso, si autoproclamano portatori e difensori della fede cristiana contro l’assalto dei gay brutti e cattivi, il tutto abilmente mascherato da “difesa della famiglia”, viene da domandarsi: perché questo convegno porta il logo di Expo 2015? Perché il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni è indicato come colui che chiuderà i lavori?
Perché enti di cui tutti noi, inclusi i cittadini omosessuali italiani, paghiamo gli stipendi sponsorizzano un convegno che diffonde tesi profondamente discriminatorie, dichiaratamente false e socialmente pericolose? Perché il governo di una Regione approva un incontro in cui si fa a pezzi la Costituzione e il principio di uguaglianza?
Expo 2015 non dovrebbe essere sinonimo di apertura, diversità e universalità? Andranno a parlare di famiglia “naturale” alle delegazioni dell’Arabia Saudita, della Cina e della Svezia?