Cronaca

Genova, in paese maxi bolletta per acqua. “Ma nessuno ha mai stipulato contratto”

Gli abitanti di Propata, in Val Trebbia, si sono visti addebitare 170mila euro di arretrati da Mediterranea delle Acque, la società che gestisce il servizio idrico. Avvocato Alberto Ponetti: "Non si capisce a quale titolo l'azienda reclami i pagamenti". Dagli anni Cinquanta, infatti, nel piccolo borgo l'acqua potabile non si è mai pagata

Bevi, se riesci, e paga. Anche gli arretrati. Questo potrebbe essere stato lo slogan di accompagnamento della raffica di bollette dell’acqua recapitate a un centinaio o poco più di residenti del comune di Propata (entroterra genovese, nel territorio del Parco dell’Antola) che si sono visti chiedere il pagamento da parte di Mediterranea delle Acque, la società che gestisce il servizio idrico, anche di qualche migliaio di euro di arretrati. Il debito complessivo ammonta a 170mila euro. La gente del borgo, a mille metri sul livello del mare, in Val Trebbia, ha accolto con incredulità le bollette recapitate nel 2012 a valere sui consumi effettuati dal 2006 al 2012. A Propata infatti l’acqua potabile non si è mai pagata, fin dalla fine degli anni Cinquanta, quando venne ricavato il lago artificiale del Brugneto, capace di contenere 25 milioni di metri cubi d’acqua, che rifornisce gli acquedotti di Genova e anche di parte della provincia di Piacenza.

Centoventidue dei 165 residenti di Propata si sono rivolti quindi ad un legale, l’avvocato genovese Alberto Ponetti, che ha instaurato un procedimento d’urgenza ex articolo 700 presso la sesta sezione del tribunale civile di Genova, presieduta dalla dottoressa Veglia, che lunedì 12 gennaio esaminerà la causa. Dice l’avvocato Ponetti a ilfattoquotidiano.it: “Non esiste alcun contratto di somministrazione d’acqua firmato dagli abitanti di Propata e quindi non si capisce a quale titolo Mediterranea delle Acque reclami i pagamenti. Inoltre le bollette sono state inviate tutte insieme – sottolinea il legale – mentre il regolamento del servizio idrico prevede che siano scadenzate in date prefissate. Qualcuno ha pagato, si tratta in genere di villeggianti che arrivano in paese d’estate e che evidentemente non hanno voluto affrontare disagi di una vertenza di fronte al giudice civile. Ma la maggior parte dei residenti non ha ceduto. Si badi però che nessuno di costoro si rifiuta di pagare l’acqua. Tutti chiedono che la fornitura venga normata attraverso un contratto, come prevede la legge; che si paghi soltanto l’acqua effettivamente consumata da ciascun utente e che la qualità dell’acqua corrisponda agli standard previsti dai regolamenti. Dai rubinetti delle case di Propata infatti l’acqua scorre quasi sempre sporca di terriccio, tant’è vero – conclude Ponetti – che la gente per gli usi alimentari si serve dell’acqua minerale”.

Un bel paradosso. Propata affonda nell’acqua che scorre generosa dai monti della Val Trebbia e corre verso il Brugneto, dove viene depurata e distribuita alle città. A Propata viceversa l’acqua arriva per così dire “nature” e quindi la pretesa di Mediterranea delle Acque di farla pagare incontra ulteriori resistenze. “Prima ci forniscano acqua depurata e perfettamente potabile”, rimarcano gli abitanti. “Poi parleremo di bollette”.

I debiti sono di diversa entità. Si va da qualche centinaio di euro ai 20mila euro che si è visto richiedere Roberto Fraguglia, dipendente di Banca Intesa e sindacalista dei bancari. Al Secolo XIX, Fraguglia ha dichiarato che la cifra abnorme deriva dalla grande quantità d’acqua che andava dispersa a causa di tubature vecchie e piene di falle, come hanno appurato gli stessi tecnici dell’azienda di servizio.

Nel frattempo, villeggianti a parte, nessuno in paese ha messo mano al portafoglio. Il comitato per l’acqua dovrà valutare la proposta transattiva inoltrata qualche mese fa da Mediterranea delle Acque, che ha acconsentito a sospendere l’incasso delle bollette. L’avvocato Cesare Bruzzone, che tutela gli interessi dell’azienda del servizio idrico, rivendica la correttezza del comportamento tenuto e conferma l’esistenza della proposta di transazione (“molto articolata, trattandosi di situazioni singole diverse l’una dall’altra”) che non ha ancora avuto riscontro da parte degli abitanti del piccolo borgo.

Il tempo stringe e se l’accordo non si troverà, la palla passerà al giudice che dovrà assumere provvedimenti di tipo cautelare. Il primo – richiesto dai ricorrenti – il blocco dei pagamenti. In attesa che la vertenza venga decisa nel merito.