Musica

Pino Daniele, 40 anni di musica: dal jazz con James Senese al duetto con Clapton

Il cantante napoletano è riuscito a conciliare la tradizione italiana con suggestioni di respiro internazionale. Dagli anni '70 a oggi, una vita dedicata a note e sperimentazioni

di Domenico Naso

Dagli anni Settanta a oggi Pino Daniele, morto nella notte a 59 anni, ha attraversato quattro decadi di storia musicale italiana, riuscendo come pochi altri a conciliare la tradizione napoletana con suggestioni di respiro internazionale, dal blues americano alle sonorità arabeggianti del Mediterraneo. Dopo le prime esperienze, la svolta arriva nel 1976, con l’ingresso di Pino Daniele nei Napoli Centrale, la band rock-jazz fondata da James Senese. Ma già l’anno successivo, nel 1977, l’album di esordio da solista “Terra mia”, primo grande successo discografico che contiene, tra gli altri, il brano “Napule è”, un inno tutt’altro che banale e stereotipato alla sua città. In “Terra mia”, Pino Daniele ha collaborato con i musicisti più virtuosi di quel periodo fecondo della musica partenopea come James Senese, Enzo Avitabile e Tullio De Piscopo. La conferma è datata 1979, con il disco Pino Daniele e un’altra hit che resterà nella storia della musica: “Je so’ pazzo”. L’anno dopo tocca all’LP Nero a metà, con brani come “Quanno chiove” e “A me me piace o blues”.

Gli anni ottanta sono quelli della consacrazione definitiva, a cominciare dal 1980, quando Daniele apre il concerto milanese di Bob Marley. Negli anni Novanta, a partire dall’album “Che Dio ti benedica” (1993), Pino Daniele continua con la sua tradizione blues riuscendo a contaminarla con sonorità mediterranee, creando un sound fusion inconfondibile, che sarà per sempre un tratto distintivo della sua carriera musicale. Nel frattempo si fortifica il rapporto di amicizia con l’attore Massimo Troisi, per il quale Daniele firma la colonna sonora del film “Pensavo fosse amore e invece era una calesse” (“Quando”, la canzone principale del film, diventa un classico).

“Non calpestare i fiori del deserto” (1995) è un altro grandissimo successo commerciale e di critica (il più venduto disco dell’anno con 800mila copie), mentre nel 1997 tocca a “Dimmi cosa succede sulla Terra”, album ricco di influenze mediterranee che può contare su grandi duetti con artisti del calibro di Giorgia, Noa e Raiz e che vende circa 900mila copie. Dal 2001 a oggi, Pino Daniele pubblica altri sette dischi, tutti di successo, confermando una carriera esaltante sia dal punto di vista commerciale che critico.
Artista generoso e amante delle contaminazioni, Daniele ha dato vita a decine di duetti e collaborazioni memorabili, spaziando in ogni genere senza paura di perdere la propria spiccata personalità musicale. Circa dieci anni fa aveva dato vita, con Fiorella Mannoia, Francesco De Gregori e Ron, a una tournée di grande successo, mentre nel 2011 si è esibito in concerto a Cava de’ Tirreni con Eric Clapton.

Pino Daniele è stato forse l’artista italiano dal respiro più internazionale di sempre, con una continua voglia di sperimentare, di unire l’alto e il basso, il local e il global.
Non sono mancate, nel corso degli anni, alcune forti prese di posizioni politiche. Famoso, ad esempio, il giudizio che il cantante napoletano aveva dato di Umberto Bossi nel 2008, quando il “Senatur” aveva visitato Napoli (“E’ un uomo di m…”) ed è stato querelato, mentre già nei primi anni novanta la Lega l’aveva definita “Una vergogna” nel pezzo “‘O scarrafone”. Giudizi che negli ultimi anni si erano ammorbiditi (“Non penso più che la Lega sia una vergogna. Ormai lo sono tutti”), ma senza scalfire lo spirito fortemente meridionalista del cantante napoletano.

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