I tre attentatori hanno abbandonato l'auto vicino a Porte de Pantin nella zona nord est della città. L'aggressione è avvenuta intorno alle ore 11 e i terroristi avevano in un primo momento sbagliato indirizzo
Ore 12 circa: Porte de Pantin. La fuga dei tre terroristi autori dell’attentato alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo comincia dal nord est di Parigi. Dopo una corsa a 200 km all’ora per le vie della capitale francese, si perdono le tracce degli aggressori. Le forze dell’ordine, 3mila agenti in campo, in serata hanno localizzato tre persone di 34, 32 e 18 anni e originari di Gennevilliers (banlieue di Parigi). Nel pomeriggio sono stati perquisiti due appartamenti, uno a Gennevilliers in (Hauts-de-Seine) e l’altro a Pantin (Seine-Saint-Denis). La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta per omicidio e infrazione della legge sulle armi. Agli aggressori è contestato anche il reato di associazione per terrorismo.
Questa è la ricostruzione dei fatti secondo le prime testimonianze raccolte e le informazioni raccolte sul posto. I tre terroristi sono arrivati a bordo di una automobile C3 verso le 11.30 in rue Nicola Appert. In un primo momento hanno sbagliato indirizzo e si sono fermati al numero 6 per poi spostarsi nella sede della redazione al civico 10. Sul posto hanno chiesto agli uomini della manutenzione dove si trovavano i locali e hanno ucciso una prima persona. Poi sono saliti al secondo piano. I giornalisti e vignettisti erano riuniti per la riunione di redazione. Entrati nella stanza hanno chiesto: “Dov’è Charb?“, cercando il direttore del settimanale. Secondo le Figaro, i cadaveri sarebbero stati trovati gli uni sugli altri. Da testimonianze ancora non confermate sul posto, gli attentatori avrebbero chiesto il nome ai giornalisti in redazione e avrebbero scelto di uccidere solo gli uomini. Gli aggressori hanno ucciso qui 10 persone: otto componenti della redazione, un ospite esterno e un poliziotto incaricato della protezione del direttore Charb (anche lui tra le vittime).
Ad aprire il portone all’ingresso digitando il codice è stata la disegnatrice Corinne Rey detta Coco che abita nell’edificio. “Sono andata a prendere mia figlia all’asilo”, ha raccontato raggiunta al telefono mentre si trovava ancora sul luogo della sparatoria, “e arrivando davanti alla porta della sede del giornale due uomini incappucciati e armati ci hanno brutalmente minacciato. Volevano entrare, salire. Ho digitato il codice. E’ durata cinque minuti. Mi ero rifugiata sotto una scrivania, parlavano perfettamente francese e dicevano di essere di al-Qaeda“.
All’uscita dall’edificio, sono saliti su una Citroen nera gridando “Allah è grande, abbiamo vendicato il profeta” e durante la fuga si sono scontrati per tre volte con pattuglie della polizia. La terza volta, come si vede in un video girato dall’alto, due degli attentatori si sono scontrati con una pattuglia di polizia poco distante dalla redazione e hanno ucciso un agente (Ahmed, 42 anni). Hanno poi abbandonato l’auto in Rue de Meaux vicino alla porte de Pantin, nel diciannovesimo arrondissement. Lì hanno cambiato auto e le forze dell’ordine hanno perso le loro tracce. Un’altra vettura grigia è stata invece trovata nell’area della redazione: secondo un testimone, i tre terroristi sono arrivati a 200 chilometri all’ora a bordo dell’auto grigia e hanno investito un ciclista. Il primo ministro Manuel Valls ha innalzato il piano antiterrorismo al livello più alto per tutta la regione parigina. “Tutti i mezzi dello Stato sono all’opera per trovare i tre criminali”, ha commentato il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve. “I francesi saranno informati continuamente dell’evoluzione dell’inchiesta”.
L’assalto dei tre terroristi, secondo alcune fonti della polizia francese, dimostra un forte livello di organizzazione. “Il modo in cui hanno agito dimostra che hanno avuto un addestramento avanzato di tipo militare. Lo si vede chiaramente dal modo in cui tengono le armi, da come avanzano in modo calmo e freddo. Hanno di certo ricevuto una formazione di tipo militare”, afferma una fonte. Un altro ex poliziotto sottolinea “il loro sangue freddo: sono stati addestrati in Siria, Iraq o altrove, forse persino in Francia. Ciò che è certo è che sono stati addestrati”.
foto dal profilo Twitter Turcan Marie
ha collaborato Luisa Nannipieri