Il 7 gennaio 2005 morirono 17 persone nello scontro tra un treno passeggeri e un convoglio che trasportava materiale in ferro. Alla fine del processo erano stati assolti 10 imputati tra cui Mauro Moretti e Elia. I colleghi: "Una delle tante stragi senza colpevole, ma oggi non potrebbe accadere. Purtroppo sono servite le vittime e tante lotte per avere più sicurezza"
Per la giustizia italiana la morte di quelle 17 persone fu dovuta solo all’errore umano di un macchinista e un capotreno che però non hanno mai potuto difendersi, perché anche loro quella mattina a Crevalcore (in provincia di Bologna) hanno perso la vita. A 10 anni dal disastro ferroviario un centinaio di persone si sono riunite per ricordare quella mattina di nebbia fittissima del 7 gennaio 2005 quando un treno passeggeri che da Verona andava a Bologna, andò a schiantarsi, a oltre 100 chilometri orari, contro un treno merci che su quel tratto, a binario unico, andava in direzione opposta. L’impatto fu devastante e la scena che i primi soccorritori videro era apocalittica. La prima carrozza del treno passeggeri fu completamente sventrata dall’altro convoglio, che trasportava putrelle di ferro.
Il processo si è concluso nel maggio 2009. Mauro Moretti, all’epoca dei fatti amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (che poi diventerà ad di Ferrovie e oggi lo è di Finmeccanica) e gli altri due dirigenti nazionali Michele Mario Elia (oggi ad di Ferrovie dello stato) e Giancarlo Paganelli furono assolti, per non avere commesso il fatto, dalla accusa di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime. Il pubblico ministero Enrico Cieri aveva chiesto l’archiviazione, ma il gip Rita Zaccariello respinse la richiesta e ordinò per tutti l’imputazione coatta. Durante il processo, celebrato con rito abbreviato, il giudice Andrea Scarpa assolse tutti, accogliendo la richiesta dello stesso pm. Oltre ai tre dirigenti di Rfi e Ferrovie caddero le accuse anche nei confronti di 7 dirigenti locali di Rete Ferroviaria. Per Scarpa l’incidente fu causato solo dall’errore umano di due ferrovieri, Vincenzo De Biase e Paolo Cinti.
A Crevalcore per la commemorazione erano presenti anche alcuni familiari delle vittime della strage di Viareggio dove nel giugno 2009 33 persone morirono dopo l’esplosione di un vagone cisterna carico di gas. Tra gli imputati del processo – ancora in corso – ci sono anche Moretti e Elia. “Siamo qui – hanno spiegato – perché quella di Crevalcore di maggio 2009 è una sentenza esemplare: tutto il procedimento aveva dimostrato le gravissime omissioni, le rimozioni, le evidenze, ma il giudice stabilisce che il disastro è da attribuirsi all’errore umano del macchinista Vincenzo De Biase e assolve tutti gli imputati, pugnalando al cuore i familiari di tutte le vittime. Ma non può negare che le responsabilità vanno estese al sistema ferroviario in tutto il suo complesso”.