A dicembre la variazione dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa - beni alimentari, per la cura della casa e della persona - è stata negativa. Unione Nazionale Consumatori: "Crollo dei prezzi normale se scendono i consumi". Nell'Eurozona inflazione a -0,2%, ma per la Commissione è "una caduta temporanea"
Il tasso d’inflazione medio nel 2014 è stato dello 0,2%, in netta frenata rispetto al 2013, quando era all’1,2%. E, secondo le stime dell’Istat, a dicembre il cosiddetto “carrello della spesa” – il paniere dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona – in Italia è sceso a -0,2%, varcando la soglia della deflazione, anche se a livello tecnico è necessario che il calo si protragga per due trimestri perché si possa effettivamente dire che il Paese è in deflazione.
La discesa del livello complessivo dei prezzi è la più marcata dal 1959, quando il calo era stato dello o,4% rispetto all’anno precedente. Cinquantacinque anni fa però la Penisola, a differenza del periodo attuale, era in una fase di crescita economica. In particolare, sui numeri relativi al 2014 ha pesato il rallentamento dei carburanti, mentre non sono mancati rincari per i servizi relativi all’abitazione, che comprendono tra l’altro spese condominiali, canone d’affitto, tasse sui rifiuti.
Per l’Unione Nazionale Consumatori la discesa dell’inflazione ha consentito, in termini di diminuzione del costo della vita, un risparmio su base annua pari a 329 euro per una famiglia di tre persone, 287 per i nuclei di 2 componenti e 341 per quelli di 4 persone. “Non ci si deve preoccupare per il fatto che i prezzi nel 2014 hanno finalmente seguito l’andamento della domanda – ha dichiarato il segretario Massimiliano Dona. – Se i consumi crollano, i prezzi devono necessariamente scendere. Inoltre le famiglie non hanno smesso di acquistare perché si aspettano un’ulteriore riduzione dei prezzi, ma perché hanno finito i soldi e non riescono ad arrivare a fine mese. Insomma, il tasso è il più basso da oltre mezzo secolo perché l’Italia sta attraversando la più grave crisi dal dopoguerra”.
Il rischio deflazione cresce anche nel complesso della zona euro: secondo le stime diffuse da Eurostat a dicembre il tasso di inflazione è atteso a -0,2%, in calo rispetto all’incremento dello 0,3% registrato a novembre. Per trovare un altro dato in negativo bisogna risalire al 2009. La contrazione, secondo l’ufficio di statistica, è dovuta alla flessione dell’energia (-6,3% rispetto a +2,6% di novembre), mentre sono rimasti sostanzialmente stabili cibo, alcol e tabacco (+0% rispetto a +0,5%) e i beni industriali non energetici (0% rispetto a -0,1% del mese precedente). L’unico incremento dei prezzi è attesto nei servizi, stabili a +1,2%. La Commissione Ue ha comunque fatto sapere che “non vede rischi di deflazione sull’eurozona”. La bassa inflazione, ha detto una portavoce di Bruxelles rispondendo alle domande dei giornalisti, “continuerà nel breve termine, ma ci aspettiamo che possa riprendersi con il rafforzarsi dell’attività economica”. E comunque “c’è differenza tra la deflazione e una temporanea caduta in negativo dei prezzi”.
In questo quadro, la riunione del Consiglio direttivo del prossimo 22 gennaio viene vista come decisiva per il lancio di un programma massiccio di acquisto di titoli di Stato, anticipato più volte dal numero uno della Bce Mario Draghi.