A partire dalla caduta del muro di Berlino, per troppo tempo si sono sprecate le analisi trionfalistiche sul nuovo ordine globale che sarebbe nato dalle ceneri di quella che era stata chiamata la “Guerra fredda”. C’è chi, come Francis Fukuyama, parlò persino di “fine della storia”, convinto che ormai il liberalismo politico ed economico avesse definitivamente trionfato e che l’Islam sarebbe inevitabilmente decaduto e ricompreso all’interno di un mondo occidentale rimasto orfano del nemico.
Nessuno aveva previsto quello che invece sta oggi sotto gli occhi di tutti. Non c’è nessun nuovo ordine globale e nessuna pace sulla terra. Esistono, al contrario, focolai di guerra disseminati un po’ su tutto il pianeta. Per cercare di spiegare l’attuale situazione dobbiamo fare un passo indietro.
L’epoca moderna è stata definita come l’epoca della statualità, della costruzione di un ordine internazionale fondato sulle libere relazioni tra Stati che si riconoscevano reciprocamente come sovrani. Questo ordine è stato il risultato della fine delle guerre di religione che, nel corso del XVI secolo, avevano spezzato l’unità del cristianesimo e segnato così la fine dell’universalismo della res publica christiana medievale. Si trattò, allora, di un conflitto religioso intercristiano, che poté essere superato con l’ affermazione del principio di sovranità interna ed esterna dello Stato, la separazione tra fede privata e religione pubblica ed il riconoscimento della comune radice cristiana di tutte le religioni europee (il principio hobbesiano Gesù è il Cristo, su cui tanto protestanti che cattolici non potevano che convenire), il cui corollario sarà il criterio cuius regio eius religio definito con la pace di Westfalia.
Se lo Stato moderno nasce dunque da un processo di secolarizzazione, non si deve dimenticare come tale processo abbia potuto compiersi solo attraverso il riconoscimento e la definizione di una comune tradizione religiosa. Novalis coglierà bene il punto quando, sul finire del Settecento, scriverà Christenheit Oder Europa, per indicare che gli Stati nazionali dovevano formarsi ma che il cristianesimo sarebbe dovuto rimanere il valore spirituale unificante.
C’è un altro punto, essenziale. L’ordine internazionale moderno riuscì a neutralizzare le guerre di religione non dichiarando, utopicamente, l’illegittimità di ogni guerra, bensì attraverso una limitazione e circoscrizione della guerra al solo conflitto tra Stati. Come scrive Schmitt, il criterio della “guerra giusta” sarà allora sostituita «dal criterio dello justus hostis, definendo legittima ogni guerra interstatale condotta tra sovrani dotati di eguali diritti. Mediante questa formalizzazione giuridica si rese possibile una razionalizzazione e una sostanziale umanizzazione, cioè una limitazione effettiva della guerra, che sarebbe durata per più di due secoli».
Il primo principio di questa limitazione era la non criminalizzazione dell’avversario. Per citare ancora Schmitt, diremo che «in confronto alla brutalità delle guerre di religione e di fazione, le quali sono per propria natura guerre di annientamento in cui i nemici si affrontano l’uno con l’altro come criminali e pirati», nella guerra europea moderna si distingue sempre il nemico dal criminale: «Il concetto di nemico può ora assumere una forma giuridica. Il nemico cessa di costituire qualcosa “che deve essere annientato”. Aliud est hostis, aliud rebellis. Diventa così possibile anche stipulare un trattato di pace con il vinto».
Oggi tutto è cambiato. La crisi della statualità ha fatto sì che la guerra non sia più una guerra tra Stati da effettuarsi nel rispetto di regole. La guerra attuale è sempre per sua natura irregolare: non più guerra tra Stati ma una guerra civile planetaria che si sposta nei luoghi dove può più facilmente attecchire. Iraq, Afghanistan, Libia, guerre per la spartizione di risorse, guerre per il controllo di insediamenti petroliferi. E, ora, il “califfato”, lo Stato islamico. Con esso, siamo di fronte ad un fenomeno apparentemente vecchio ma in realtà nuovo: la guerra mossa da impulso religioso. La spiegazione terroristica non spiega niente. Il tentativo di farne il nemico assoluto ci si può facilmente rivoltare contro. Bisogna piuttosto riflettere su una cosa. All’Islam è mancato quel processo di secolarizzazione del cristianesimo che ha prodotto la nascita della Stati. Così, mentre il cristianesimo poteva diventare marxianamente l’oppio dei popoli, per l’Islam la religione è rimasta la dinamite dei popoli musulmani. E questa differenza è essenziale: non siamo di fronte allo scontro tra Stati sovrani, da una parte, e “terroristi” dall’altra, come sostengono politici e media occidentali. Questo è un punto di vista eurocentrico e superato (poiché non solo non esistono più gli Stati sovrani nel senso “classico” del termine, ma neppure la guerra regolare a partire dalla quale è possibile individuare il “terrorismo”). Siamo, piuttosto, di fronte alla nuova definizione di una serie di guerre di religione, di cui avevamo perso il ricordo, convinti che il nostro modello di diritto internazionale formatosi nel XVI secolo sarebbe durato in eterno e si sarebbe trasformato facilmente in ordine mondiale. Forse la storia ci sta impartendo una nuova e vecchia lezione? Forse un nuovo ordine internazionale non può che nascere, ogni volta, dalle guerre di religione? Hegel avrebbe detto: Hier ist die Rose, hier tanze.
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Paolo Becchi
Docente universitario
Mondo - 7 Gennaio 2015
Parigi, non è che l’inizio del nuovo disordine globale
A partire dalla caduta del muro di Berlino, per troppo tempo si sono sprecate le analisi trionfalistiche sul nuovo ordine globale che sarebbe nato dalle ceneri di quella che era stata chiamata la “Guerra fredda”. C’è chi, come Francis Fukuyama, parlò persino di “fine della storia”, convinto che ormai il liberalismo politico ed economico avesse definitivamente trionfato e che l’Islam sarebbe inevitabilmente decaduto e ricompreso all’interno di un mondo occidentale rimasto orfano del nemico.
Nessuno aveva previsto quello che invece sta oggi sotto gli occhi di tutti. Non c’è nessun nuovo ordine globale e nessuna pace sulla terra. Esistono, al contrario, focolai di guerra disseminati un po’ su tutto il pianeta. Per cercare di spiegare l’attuale situazione dobbiamo fare un passo indietro.
L’epoca moderna è stata definita come l’epoca della statualità, della costruzione di un ordine internazionale fondato sulle libere relazioni tra Stati che si riconoscevano reciprocamente come sovrani. Questo ordine è stato il risultato della fine delle guerre di religione che, nel corso del XVI secolo, avevano spezzato l’unità del cristianesimo e segnato così la fine dell’universalismo della res publica christiana medievale. Si trattò, allora, di un conflitto religioso intercristiano, che poté essere superato con l’ affermazione del principio di sovranità interna ed esterna dello Stato, la separazione tra fede privata e religione pubblica ed il riconoscimento della comune radice cristiana di tutte le religioni europee (il principio hobbesiano Gesù è il Cristo, su cui tanto protestanti che cattolici non potevano che convenire), il cui corollario sarà il criterio cuius regio eius religio definito con la pace di Westfalia.
Se lo Stato moderno nasce dunque da un processo di secolarizzazione, non si deve dimenticare come tale processo abbia potuto compiersi solo attraverso il riconoscimento e la definizione di una comune tradizione religiosa. Novalis coglierà bene il punto quando, sul finire del Settecento, scriverà Christenheit Oder Europa, per indicare che gli Stati nazionali dovevano formarsi ma che il cristianesimo sarebbe dovuto rimanere il valore spirituale unificante.
C’è un altro punto, essenziale. L’ordine internazionale moderno riuscì a neutralizzare le guerre di religione non dichiarando, utopicamente, l’illegittimità di ogni guerra, bensì attraverso una limitazione e circoscrizione della guerra al solo conflitto tra Stati. Come scrive Schmitt, il criterio della “guerra giusta” sarà allora sostituita «dal criterio dello justus hostis, definendo legittima ogni guerra interstatale condotta tra sovrani dotati di eguali diritti. Mediante questa formalizzazione giuridica si rese possibile una razionalizzazione e una sostanziale umanizzazione, cioè una limitazione effettiva della guerra, che sarebbe durata per più di due secoli».
Il primo principio di questa limitazione era la non criminalizzazione dell’avversario. Per citare ancora Schmitt, diremo che «in confronto alla brutalità delle guerre di religione e di fazione, le quali sono per propria natura guerre di annientamento in cui i nemici si affrontano l’uno con l’altro come criminali e pirati», nella guerra europea moderna si distingue sempre il nemico dal criminale: «Il concetto di nemico può ora assumere una forma giuridica. Il nemico cessa di costituire qualcosa “che deve essere annientato”. Aliud est hostis, aliud rebellis. Diventa così possibile anche stipulare un trattato di pace con il vinto».
Oggi tutto è cambiato. La crisi della statualità ha fatto sì che la guerra non sia più una guerra tra Stati da effettuarsi nel rispetto di regole. La guerra attuale è sempre per sua natura irregolare: non più guerra tra Stati ma una guerra civile planetaria che si sposta nei luoghi dove può più facilmente attecchire. Iraq, Afghanistan, Libia, guerre per la spartizione di risorse, guerre per il controllo di insediamenti petroliferi. E, ora, il “califfato”, lo Stato islamico. Con esso, siamo di fronte ad un fenomeno apparentemente vecchio ma in realtà nuovo: la guerra mossa da impulso religioso. La spiegazione terroristica non spiega niente. Il tentativo di farne il nemico assoluto ci si può facilmente rivoltare contro. Bisogna piuttosto riflettere su una cosa. All’Islam è mancato quel processo di secolarizzazione del cristianesimo che ha prodotto la nascita della Stati. Così, mentre il cristianesimo poteva diventare marxianamente l’oppio dei popoli, per l’Islam la religione è rimasta la dinamite dei popoli musulmani. E questa differenza è essenziale: non siamo di fronte allo scontro tra Stati sovrani, da una parte, e “terroristi” dall’altra, come sostengono politici e media occidentali. Questo è un punto di vista eurocentrico e superato (poiché non solo non esistono più gli Stati sovrani nel senso “classico” del termine, ma neppure la guerra regolare a partire dalla quale è possibile individuare il “terrorismo”). Siamo, piuttosto, di fronte alla nuova definizione di una serie di guerre di religione, di cui avevamo perso il ricordo, convinti che il nostro modello di diritto internazionale formatosi nel XVI secolo sarebbe durato in eterno e si sarebbe trasformato facilmente in ordine mondiale. Forse la storia ci sta impartendo una nuova e vecchia lezione? Forse un nuovo ordine internazionale non può che nascere, ogni volta, dalle guerre di religione? Hegel avrebbe detto: Hier ist die Rose, hier tanze.
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Roma, 24 dic. (Adnkronos) - SuperEnalotto, centrato oggi 24 dicembre un '5+1' a Veglie in provincia di Lecce che vince 627.284,27 euro. Alla prossima estrazione il jackpot a disposizione del '6' sarà di 49.9 milioni di euro.
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è una colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
La combinazione vincente di oggi è 6-18-27-30-52-56. Numero Jolly: 83. Superstar: 80.
Palermo, 24 dic. (Adnkronos) - Il gip di Palermo Maria Cristina Sala ha convalidato il provvedimento di fermo e ha disposto gli arresti in carcere per Francesco Lupo, 30 anni, l'uomo accusato di avere sparato a un operaio della Reset davanti al cimitero dei Rotoli a Palermo. La vittima è ancora ricoverata in ospedale con la prognosi riservata.
Roma, 24 dic (Adnkronos) - "La visita di oggi al carcere di Regina Coeli ha confermato l’insostenibile stato di degrado in cui versa il nostro sistema penitenziario. L’istituto, che comprende sezioni fatiscenti e sovraffollate, è solo l’emblema di un problema che il Governo Meloni continua colpevolmente a ignorare”. Lo dichiarano gli esponenti di Italia Viva Maria Elena Boschi, Roberto Giachetti e Luciano Nobili che oggi si sono recati in visita nell’istituto penitenziario romano.
"Chi varca le porte di un carcere, che sia un detenuto o un operatore penitenziario, entra in un luogo dove la dignità umana è costantemente calpestata. Celle sovraffollate, spazi inadeguati e condizioni di lavoro inaccettabili sono il frutto dell’immobilismo di un Governo che rifiuta di affrontare con serietà e responsabilità le gravi emergenze del sistema carcerario", proseguono.
"Il 26 dicembre Papa Francesco aprirà simbolicamente la “Porta della Speranza” a Rebibbia. Un gesto potente - sottolineano - che richiama l’attenzione sull’urgenza di restituire umanità e dignità a chi vive in carcere. Ci auguriamo che questo Governo si lasci finalmente “illuminare” da quel faro acceso dal Pontefice, rompendo il silenzio e l’indifferenza che lo hanno caratterizzato fino ad ora”.
(Adnkronos) - "Se il grado di civiltà di un Paese si misura osservando lo stato delle sue carceri, l’Italia, sotto il Governo Meloni, sta fallendo questa prova fondamentale. Serve un cambio di rotta immediato, con interventi concreti per garantire condizioni dignitose non solo a chi è privato della libertà, ma anche a chi, ogni giorno, lavora tra mille difficoltà. Noi continueremo a batterci affinché il nostro sistema carcerario diventi finalmente all’altezza di una Repubblica che si definisce democratica e civile. Il tempo delle scuse è finito: è ora di agire”, concludono gli esponenti di Iv.
Mosca, 24 dic. (Adnkronos) - Vasyl Nechet, capo, nominato dai russi, del consiglio di occupazione della città di Berdiansk, nell'oblast di Zaporizhia, è rimasto ferito dopo l'esplosione della sua auto. Lo ha riferito Suspilne, citando Mykola Matvienko, capo ad interim dell'amministrazione militare della città di Berdiansk. La causa dell'esplosione non è nota. L'auto di Nechet è esplosa in un cortile fuori da una casa. A seguito dell'esplosione, Nechet è stato ricoverato in ospedale, secondo il canale Telegram del movimento di resistenza femminile Zla Mavka. Le sue attuali condizioni non sono note.
La Russia ha occupato Berdiansk dall'inizio del 2022. La città si trova sul Mar d'Azov e funge da snodo di trasporto chiave per le autorità occupanti.
Mosca, 24 dic. (Adnkronos) - Il gruppo Nord ha colpito le formazioni di 14 brigate ucraine nella regione di confine di Kursk. Lo ha riferito il Ministero della Difesa russo, precisando che, "durante le operazioni offensive, le unità del gruppo di truppe Nord hanno sconfitto formazioni di una brigata meccanizzata pesante, cinque meccanizzate, tre brigate d'assalto aereo, una brigata marina e quattro brigate di difesa territoriale delle forze armate ucraine".
Inoltre - afferma ancora la nota ministeriale - i combattenti russi hanno respinto quattro contrattacchi da parte di gruppi d’assalto delle forze armate ucraine. L'aviazione e l'artiglieria hanno colpito il personale e l'equipaggiamento nemico nelle aree di nove insediamenti nella regione di Kursk e tre nella regione di Sumy. L'esercito russo continua a sconfiggere le formazioni delle forze armate ucraine che hanno invaso il territorio della regione di Kursk, ha sottolineato il Ministero della Difesa.
Roma, 24 dic (Adnkronos) - "I centri storici delle nostre città sono un patrimonio inestimabile, fatto di botteghe artigiane e non solo, che portano avanti tradizioni millenarie. Mestieri ed arti che si tramandano di padre in figlio e che rappresentano un fiore all'occhiello del nostro Paese. Forza Italia è sempre stata al fianco dei negozianti in questa battaglia grazie anche all'impegno e al sostegno di Maria Spena. Finalmente si dà loro pieno riconoscimento anche attraverso sostegni specifici, per far sì che tradizioni, mestieri ed arti non vadano dispersi, ma siamo promossi e rilanciati". Lo dice Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia.
Mosca, 24 dic. (Adnkronos) - Mosca non sta chiudendo il suo confine con l'Estonia, né ha sottoposto i cittadini russi in possesso di passaporti Ue a un controllo più rigoroso all'ingresso. Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, aggiungendo che "i valichi di frontiera russi vicino al confine estone funzionano normalmente".
"L'Estonia sta diffondendo informazioni completamente inventate ai suoi cittadini, che stanno attualmente pianificando di visitare la Russia, tramite social e mass media, sostenendo che la Russia sta chiudendo i suoi confini. Anche le affermazioni secondo cui le guardie di frontiera russe stanno sottoponendo i russi con passaporti Ue a un controllo più rigoroso sono false", ha affermato la Zakharova in una dichiarazione pubblicata sul sito web del Ministero degli Esteri russo in risposta a un'inchiesta dei media.