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Charlie Hebdo: come fermare la barbarie

Il massacro di Parigi segna indubbiamente una nuova tappa dell’escalation del fascismo terrorista islamico organizzato attorno a gruppi come Isis e Al Qaeda. Le persone uccise, fra le quali voglio ricordare Wolinski, un grande disegnatore che ho sempre apprezzato, vanno ricordate e onorate senza se e senza ma come martiri della libertà d’espressione. In questo senso ritengo sbagliato l’editoriale del Financial Times che critica le vittime per la loro presunta “stupidità editoriale”.

Ma onorare le vittime non basta. Bisogna tenere ben presente che siamo di fronte a un tentativo senza precedenti di rilanciare la profezia che si autorealizza della “guerra fra civiltà”, idea politicamente folle e scientificamente molto approssimativa, partorita a suo tempo da Samuel Huntington per produrre nuovi nemici dopo la fine temporanea della guerra fredda fra Est ed Ovest.

Il mostro terrorista e fondamentalista ha radici e motivazioni precise. Esso nasce con l’appoggio dei servizi segreti statunitensi in funzione antisovietica in Afghanistan, prende nuovo vigore con l’attacco all’Iraq nel 2003 e si sviluppa ulteriormente con le fallimentari operazioni contro Gheddafi e contro Assad. Gli assassini di Parigi, come altri quindicimila cittadini dell’Occidente, secondo le stime di Obama, avevano compiuto proprio in Siria il proprio tirocinio ideologico e militare. La Francia, oramai da tempo in prima fila nell’alimentazione del mostro, anche attraverso aiuti militari e finanziari diretti e indiretti, paga la miopia dei propri governanti che hanno fatto dell’esportazione della guerra e dell’intervento armato una delle proprie linee strategiche fallimentari.

Indubbiamente il massacro di Parigi spalanca enormi spazi alla destra islamofoba, che dà oggi fiato alle trombe della reazione isterica e indifferenziata contro le moschee e gli islamici in quanto tali, attingendo alimento anche a libri come quello di Houellebecq sulla presunta prossima islamizzazione dell’Europa.

Salvini, Gasparri ed altri vogliono lucrare il proprio dividendo politico approfittando di questo massacro. Si preparano indubbiamente tempi bui. Ma il vero pericolo che ha di fronte l’Europa non è certo l’islamizzazione paventata da Houellebecq, ma bensì lo svuotamento dei suoi principi fondativi, democrazia e diritti umani, di fronte a governanti che non sono altro che i cinici rappresentanti del capitale e che spargono miseria e disoccupazione in un continente ancora ricco di risorse ma che, in preda ai cosiddetti mercati, le sta perdendo ogni giorno di più.

Dobbiamo quindi onorare le vittime rilanciando, contro questi suoi indegni governanti, quello che è il patrimonio storico e culturale vero dell’Europa, oggi minacciato sia dai fascisti islamici che da quelli autoctoni. Non bisogna del resto dimenticare che una delle peggiori stragi degli ultimi anni in Europa è quella di cui si è reso responsabile il nazista norvegese Breivik, uccidendo 77 giovani colpevoli secondo lui di volere una società multietnica.

Quello della fusione tra le culture secondo principi universali di uguaglianza e diritti sia individuali che collettivi deve invece restare il faro dell’Europa. Portando avanti il disegno di integrazione dei migranti e di accoglienza dei rifugiati che costituisce il suo cammino obbligato.

Rilanciare valori di questo genere contro il fondamentalismo di ogni tipo e il cieco dominio dei “mercati” è, fra l’altro, l’unico modo di sconfiggere il terrorismo fondamentalista islamico. Non è certo un caso che quest’ultimo sia stato fermato a Kobane dai combattenti curdi che, sia pure male armati e attaccati alle spalle dal regime autoritario islamico di Erdogan, sono riusciti a infliggere una storica sconfitta all’Isis inalberando proprio le bandiere della democrazia multietnica, dell’uguaglianza sociale e della parità di genere. Un esempio da seguire ovunque per fermare il mostro del terrorismo, che si nutre di razzismo, paure e paranoie di ogni genere.

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