Il decreto Milleproroghe conferma anche per il 2015 l'attuale tassazione per chi, oltre a coltivare il terreno, produce elettricità o energia termica da biogas, biomassa o fotovoltaico. Confagricoltura e Associazione italiana energie agroforestali chiedono però la stabilizzazione per dare certezze al settore
Il nuovo anno si è aperto con buone notizie per chi ha impianti per la produzione di energia da scarti agricoli e di cogenerazione. Partiamo dai primi. Il decreto Milleproroghe, approvato in Consiglio dei ministri il 24 dicembre e ora alla Camera per la conversione in legge, conferma anche per il 2015 l’attuale tassazione per gli operatori che producono elettricità o energia termica da biogas, biomassa o fotovoltaico e al tempo stesso esercitano attività agricola. A giovarsi dello slittamento sono i proprietari di impianti di piccola taglia, quelli cioè che meglio si integrano con le caratteristiche di un’impresa agricola: si tratta di mini centrali a biogas o biomasse della potenza di 300 kW e di impianti fotovoltaici da circa 200 kW. In base ai contenuti del decreto, il ricavato dalla vendita di questa energia elettrica continuerà ad essere considerato integralmente reddito agrario. Motivo per cui si applicherà solo una franchigia: in pratica i titolari verranno tassati come se vendessero per esempio solo cereali. Deve trattarsi comunque di imprenditori che svolgono anche attività agricola. La norma quindi non si applica a una multinazionale che realizza un impianto di biogas ma non ha nulla a che vedere con il mondo agricolo.
Il settore tira quindi un sospiro di sollievo, anche se i problemi sono solo rimandati. Infatti senza ulteriori proroghe o provvedimenti strutturali tra un anno gli operatori si ritroveranno a fare i conti con una stangata: gli impianti di piccola taglia non saranno più considerati come reddito agrario calcolato catastalmente, così come previsto dal dl Irpef 66/2014, ma a loro si applicherà la stessa tariffa applicata a quelli grandi, su una base imponibile pari al 25% della vendita fatturata di energia. Secondo l’Associazione italiana energie agroforestali (Aiel) il settore più colpito sarebbe quello del biogas agricolo e zootecnico (800-1.000 MW installati). In misura minore riguarderebbe le mini reti di teleriscaldamento e i piccoli impianti di cogenerazione termica-elettrica degli imprenditori agricoli alimentati a cippato (legno a scaglie). In futuro, poi, gli effetti si faranno sentire anche per gli agricoltori che produrranno biometano.
L’Aiel accoglie quindi “molto positivamente” la proroga, anche se vorrebbe qualcosa di più strutturale: “Nel prossimo futuro è necessario che questo riconoscimento venga reso stabile e non soggetto alla roulette del Milleproroghe di anno in anno”, dice il presidente Marino Berton. Sulla stessa linea anche Confagricoltura: “Ora occorrerà intervenire in fase di conversione in legge del decreto per stabilizzare il regime di tassazione. Occorre dare certezze a un settore che solo nel biogas ha investito circa 4 miliardi di euro negli ultimi quattro anni, creando oltre 10mila posti di lavoro”, è la posizione della confederazione.
Quanto invece ai proprietari di impianti di cogenerazione (ossia che producono contemporaneamente energia elettrica e calore), nel Milleproroghe c’è l’ennesimo slittamento dell’attuale tassazione. Fino al 31 dicembre 2015 si continuerà ad applicare la metodologia di calcolo stabilita dalla delibera 16/98. Cioè anche per loro continueranno a valere le aliquote agevolate previste per la produzione di energia elettrica. Non calcolate però su tutto il quantitativo di combustibile utilizzato ma solo su una percentuale. Per conoscere il quantitativo di combustibile gravato dall’una e dall’altra tipologia di accisa, la legge 44/2012 aveva stabilito che, fino al 31 dicembre 2012, occorreva fare riferimento ai parametri di una delibera dell’Autorità per l’Energia. Poi il ministero dello Sviluppo economico avrebbe dovuto emanare un decreto per definire i nuovi coefficienti. Il provvedimento si è però perso per strada e si continua ad andare avanti a colpi di proroghe.
Anche in questo caso il settore vorrebbe qualcosa di più organico, magari una disciplina ad hoc. Siamo di fronte a “un provvedimento che se da un lato consente di continuare a operare, è insoddisfacente perché rimanda ancora una volta la soluzione normativa che la cogenerazione merita e si aspetta ormai da anni: una disciplina specifica che valorizzi questa tecnologia definita dalla Ue come sistema alternativo ad alta efficienza”, sostiene Carlo Belvedere, segretario generale Ascomac Cogena, Associazione italiana per la promozione della cogenerazione.