Se in una legge venisse scritto che io non sono penalmente perseguibile per attuazione dei programmi ministeriali, comincerei a farmi delle domande del tipo: i programmi ministeriali prevedono che io insegni ai miei studenti a fare le rapine a meno armata? Prevedono che io impartisca punizioni corporali o che li istighi al suicidio se non imparano?
Questo mi sono chiesto quando ho letto il testo definitivo del decreto legge 1/2005 il quale prevede all’articolo 2 che “le condotte poste in essere in attuazione del Piano di cui al periodo precedente non possono dare luogo a responsabilità penale o amministrativa del commissario straordinario e dei soggetti da questo funzionalmente delegati, in quanto costituiscono adempimento delle migliori regole preventive in materia ambientale, di tutela della salute e dell’incolumità pubblica e di sicurezza sul lavoro”.
Cose da non credere!
Ma se il Commissario attua un piano che applica nell’Ilva le “migliori regole preventive in materia ambientale, di tutela della salute e dell’incolumità pubblica e di sicurezza sul lavoro” dovrebbe essere premiato con una medaglia! Perché allora metterlo al riparo dai tuoni e dai fulmini della magistratura con una immunità penale?
Per capire meglio questo paradosso faccio un copia e incolla di una email scottante che non ha ottenuto risposta. Chi ha un po’ di perspicacia capirà al volo.
Il 4 dicembre 2014 PeaceLink ha scritto alla Asl di Taranto e all’Arpa Puglia un messaggio scomodissimo che tocca molto da vicino la questione dell’immunità penale del Commissario Ilva. Ovviamente riguarda Taranto, i cui cittadini vivono nella più totale assenza di informazioni sull’effetto attuale dell’inquinamento industriale. Dopo la perizia epidemiologica del Tribunale attualmente nessuno sa se i fumi provenienti dall’area industriale siano vapori innocui o se stiano mietendo vittime. Eccolo il messaggio scomodo a cui nessuno ha risposto, nonostante sia stato mandato in copia a tutti i giornalisti.
“Chiediamo ad Asl e ad Arpa se attualmente c’è un rischio per la salute e se va comunicato alla popolazione.
Chiediamo se allo stato attuale delle emissioni inquinanti la stima dei periti del Tribunale (eccesso di mortalità di 30 casi/anno) sia stata azzerata e se non vi sia più rischio sanitario che determini un eccesso di mortalità correlato alle emissioni industriali.
Nel caso permanga un eccesso attuale di mortalità per le emissioni, chiediamo se lo studio consegnato alla magistratura nel 2012 sia stato da voi nel frattempo aggiornato e se avete quantificato l’eccesso di mortalità causato attualmente dall’inquinamento industriale.
Chiediamo se, in caso di non aggiornamento dei dati sanitari ed epidemiologici a Taranto, riteniate, in virtù del principio di precauzione, di considerare ancora valido l’allarme sanitario connesso alle stime di eccesso di mortalità calcolate dagli esperti nominati dal Tribunale di Taranto”.
L’email, come ho già detto, non ha mai ricevuto risposta, nonostante successive sollecitazioni.
L’email è giunta in copia anche alla Procura della Repubblica.
Ogni ulteriore commento è superfluo.
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