La manleva che il decreto del 24 dicembre ha concesso al nuovo commissario straordinario si estende anche al futuro acquirente o affittuario. L'avvocato penalista: "Sarà sufficiente che rispettino le prescrizioni del piano di tutela ambientale per l'attuazione dell'Aia"
Una manleva anche per i futuri soci privati. A prevederla è il decreto salva–Ilva licenziato dal Consiglio dei ministri il 24 dicembre e pubblicato tre giorni fa in Gazzetta ufficiale. Come anticipato da ilfattoquotidiano.it, infatti, il comma 10 dell’articolo 2 estende anche all’acquirente o affittuario che subentrerà allo Stato dopo la fase di nazionalizzazione del siderurgico la sostanziale immunità penale e amministrativa concessa al commissario della procedura di amministrazione straordinaria destinata a partire nelle prossime settimane. A confermarlo a ilfattoquotidiano.it è l’avvocato Markus Wiget, specializzato in diritto penale d’impresa: “Quell’articolo dispone che anche le società che compreranno o prenderanno in affitto l’Ilva siano tenute esenti da sanzioni a patto che rispettino le prescrizioni del piano di tutela ambientale per l’attuazione dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale)“. Fino a quando? Semplice: “Fino alla data di cessazione del commissariamento ovvero a diversa data fissata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”, si legge nel testo del decreto.
La concessione fatta a colui che verrà scelto come commissario straordinario, molto probabilmente lo stesso attuale commissario Piero Gnudi, varrà dunque pure per i privati che subentreranno dopo la fase di nazionalizzazione, la cui durata peraltro non è specificata dal decreto. E per un tempo ancora indefinito. D’altronde, diversamente vi sarebbe una diversità di trattamento e l’Ilva probabilmente non la comprerebbe nessuno”, è il commento di Wiget. “Si tratta di una norma scritta ad hoc per il siderurgico di Taranto, ma è simile come matrice legislativa a quella prevista in materia penale fallimentare per gli accordi di ristrutturazione e rifinanziamento nei casi di crisi d’impresa”.
Il risultato, comunque, è che gli indiani di Arcelor Mittal – dati ancora in pole position per l’acquisizione dopo che a novembre avevano presentato una manifestazione di interesse non vincolante in tandem con il gruppo Marcegaglia – o i potenziali altri acquirenti, come i cremonesi di Arvedi, potranno diventare azionisti di maggioranza della più grande acciaieria d’Europa senza temere conseguenze civili o penali nel caso in cui qualcosa non vada per il verso giusto durante la loro gestione.
In questo quadro, l’ufficio di presidenza della commissione Industria e Ambiente al Senato ha deciso giovedì mattina di avviare un ciclo di audizioni sul nuovo decreto. I gruppi avranno tempo fino a venerdì per presentare i nomi delle persone che vogliono ascoltare in merito al provvedimento. A quanto si apprende, potrebbero essere sentiti Gnudi, Andrea Guerra – consigliere del presidente del Consiglio sulla strategia per business e impresa – e alcuni rappresentanti della Cassa depositi e prestiti, visto che Fintecna girerà all’Ilva circa 150 milioni come liquidazione delle obbligazioni frutto della privatizzazione dell’Ilva portata a termine nel 1995. In più sfileranno davanti ai senatori anche i privati che hanno già manifestato interesse nell’acquisto del gruppo: Arcelor-Mittal, Arvedi e Riva Fire spa, che fa capo a Claudio Riva, non coinvolto nei procedimenti giudiziari che hanno portato all’estromissione della famiglia dalla gestione dell’Ilva. I senatori delle due commissioni hanno chiesto di audire anche Federacciai, Ippazio Stefàno, sindaco di Taranto, Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale di Taranto, Francesco Greco, procuratore aggiunto di Milan, e Francesco Sebastio, procuratore capo del capoluogo.
Intanto la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha votato a favore dei presupposti di costituzionalità del decreto. Contrari i senatori del Movimento 5 stelle. E’ probabile che il testo subirà probabilmente modifiche solo durante il passaggio a Palazzo Madama.