Un nuovo elemento si aggiunge agli atti del procedimento che riguarda la morte di Riccardo Magherini, il quarantenne deceduto durante un fermo dei Carabinieri in Borgo San Frediano, a Firenze, la notte tra il 2 ed il 3 marzo scorso. Alla vigilia dell’udienza preliminare prevista per oggi (dopo la richiesta di rinvio a giudizio), i legali della famiglia hanno consegnato all’autorità giudiziaria un bossolo, a salve, calibro 21. Il luogo del ritrovamento è significativo: sul Lungarno Vespucci, a 10 minuti di camminata dal luogo del fermo, molto vicino alle telecamere della sede della Direzione Investigativa Antimafia, a poche centinaia di metri dal punto nel quale, spiegano i familiari: “Alcuni testimoni riferiscono di averlo visto avere una colluttazione”. 

Ma un dettaglio di tutta la ricostruzione di quella notte fiorentina, scuote la famiglia: “Riccardo ripete continuamente alle persone che incontra che qualcuno vuole sparargli” spiega il fratello di Riccardo, Andrea Magherini, aggiungendo che “Riccardo in quei momenti di terrore chiedeva aiuto, magari c’era qualcosa di vero, e non era solo ‘allucinazione da stupefacenti’ come volevano far credere fin dall’inizio”.

Il bossolo viene trovato pochi giorni dopo il decesso di Magherini. I parenti stretti si erano recati sul Lungarno Vespucci insieme ad una persona che aveva – in quella zona – trovato il cellulare di Riccardo. Arrivati sul posto, in quello stesso punto, i familiari trovano il bossolo, che consegnano all’avvocato che allora li assisteva. “Pochi giorni dopo comunicammo il ritrovamento all’autorità giudiziaria – spiega Andrea- poi leggendo nelle indagini che Riccardo diceva che gli avevano sparato, è stata nostra premura farci riconsegnare dall’avvocato il bossolo che era custodito nella sua cassaforte”. I familiari sono convinti che lo stato di “delirium exciting”, termine usato dai tossicologi della Procura – e collegato alla presenza di stupefacenti nel corpo di Magherini – possa essere il frutto di una reale sensazione di pericolo provata dal giovane quarantenne. Per appurare tutto ciò, a poche ore dall’udienza preliminare, hanno nominato come consulente uno dei massimi esperti di “delirium exciting sindrome”: Steven B. Karch, tossicologo forense americano, citato anche nelle perizie della Procura.

A seguito del ritrovamento del bossolo, i Magherini tornano a gran voce a chiedere i filmati delle telecamere della Dia che potrebbero aver ripreso la scena: “Vogliamo i filmati delle telecamere che hanno ripreso quella notte”. Nel dicembre scorso si era infatti sviluppato un controverso dibattito sulla questione, a suon di interrogazioni parlamentari e documenti dell’autorità giudiziaria. Il legale della famiglia aveva sollecitato la Procura perché acquisisse le immagini e questa gli rispondeva che non erano utili ai fini dell’indagine, perché le telecamere erano troppo lontane dal luogo di parcheggio dell’auto di Magherini.

Ma il 19 dicembre il senatore Andrea Augello (Ncd), riceve risposta ad un’interrogazione parlamentare sul tema, dal ministero dell’Interno, che spiega: “I dispositivi erano funzionanti. Per quanto concerne questa amministrazione nessuno ha chiesto copia delle immagini registrate”. Augello non ha dubbi, e dichiara: “Sono ancora disponibili, ma nessuno le ha richieste”. Un documento della Polizia Giudiziaria però, lo smentirebbe, spiegando che i filmati furono chiesti dalla Procura “per le vie brevi” dopo il 10 marzo, ma senza successo: i video sono sovrascritti dopo 7 giorni dalla registrazione. Nonostante questo, i familiari di Magherini non si arrendono, e la pensano come Augello: “I filmati ci sono. E poi non crediamo si debbano richiedere ‘per le vie brevi’. Abbiamo diritto di averli. Vogliamo solamente la verità”.

L’udienza è aggiornata al prossimo 3 febbraio. Al gup Fabio Frangini sono stati portati altri documenti medico-legali sia da parte del pm Luigi Bocciolini sia da parte del difensore dei quattro carabinieri accusati di omicidio colposo, l’avvocato Francesco Maresca. Tra i punti principali del udienza preliminare ci sarà proprio il confronto tra diverse tesi medico-scientifiche. All’udienza si sono costituite le parti civili fra cui il padre Guido, il fratello Andrea, la moglie e il figlio, anche una delle nonne e altri parenti.

Aggiornato da redazione web alle 13.42

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