Un esempio? Il quinto movimento del quartetto per archi numero 13 in si bemolle maggiore denominato "Cavatina", l’Opus 130, un pezzo emozionante di cui lo stesso geniale compositore tedesco diceva sempre lo faceva piangere
La musica del cuore. Una frase all’apparenza, ma che potrebbe avere un fondamento scientifico o quasi. E se Ludwig Van Beethoven nel comporre alcuni dei più grandi capolavori musicali di tutti i tempi stesse letteralmente seguendo il suo muscolo cardiaco? La suggestiva ipotesi è avanzata in uno studio pubblicato sulla rivista Perspectives in Biology and Medicine e che ha coinvolto un team di ricercatori dell’Università del Michigan e di quella di Washington, che include un cardiologo, uno storico della medicina e un musicologo.
I ritmi presenti in alcune delle più famose opere del geniale autore tedesco potrebbero essere stati ispirati dal battito del suo cuore spiegano gli studiosi, al punto che è possibile rilevare in alcune anche un “andamento irregolare” che rifletterebbe proprio quello del cuore del compositore, che soffriva di aritmia cardiaca, una patologia che porta il cuore a battere molto veloce o molto lento, con un ritmo per l’appunto irregolare”. La musica di Beethoven è sia metaforicamente che fisicamente accorata” spiega il co-autore dello studio, Joel Howell, professore di Medicina Interna dell’Università del Michigan.
“Quando il cuore batte in modo irregolare a causa di alcune malattie cardiache, lo fa in alcuni schemi prevedibili – aggiunge – crediamo di aver riscontrato alcuni di quegli stessi modelli nella sua musica”. Un esempio? Il quinto movimento del quartetto per archi numero 13 in si bemolle maggiore denominato “Cavatina“, l’Opus 130, un pezzo emozionante di cui lo stesso Beethoven diceva sempre lo faceva piangere. Nel mezzo del quartetto, la chiave cambia improvvisamente in do bemolle maggiore, portando a un ritmo squilibrato che evoca forte emozione disorientamento e una sensazione che è stata anche descritta come una “mancanza di respiro“.